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Gli albori del quarto Vangelo (Gv 2,1-11) sono un invito alla festa, e che festa! Nozze, gioia, abbondanza. Perché l'amore vero non sopporta "i cuoricini", ma esige il superlativo! Gesù sceglie proprio un banchetto nuziale per inaugurare il suo ministero pubblico. Non un'aula accademica, non una sinagoga solenne, ma una casa in festa, dove si ride, si canta, si danza, si beve il vino della letizia. Il Vangelo comincia con la vita, con la celebrazione di un amore - umanissimo - che si dona. E prima di lui spicca - non la sposa - ma una donna segnata da un'unione senza dubbio tormentata.
E quel vino? Oh, non è solo una questione di quantità, ma di qualità! Una mancanza preludio dell'eccedenza. Non un'ebbrezza fugace, ma una degustazione da intenditori, una rivelazione del gusto, un sorso di pienezza che abbonda. Quel segno non è solo l'inizio di sette, è il primo battito di un cuore che pulsa fino al compimento, fino all'"ora", in cui l'Amore si fa definitivo, senza misura, senza difese: "sino alla fine". Dove il vino è Lui. E qui Gesù rivelerà il segno per essere riconosciuti discepoli suoi: "se avrete amore" (Gv 13,35).
Al banchetto c'è lei, la donna tutta definita dalla relazione con il Figlio: la "madre".
Maria, donna del discernimento, dell'anticipo, della premura. Donna del bisogno e della fiducia. Lei, grembo riempito dalla Grazia, vede la mancanza, intercede, invita all'azione, la presenta a Gesù perché si riveli, e diviene voce di un comando dolcissimo: "Fate quello che vi dirà". Una parola che sembra umile, ma è potente: orienta la storia, indirizza i cuori, apre alla trasformazione. Un imperativo ineludibile! Perché nel Vangelo l'amore non è un consiglio ma un ordine imprescindibile.
Maria non è solo presenza discreta, è icona di una Chiesa che intercede, che osserva con occhi profondi, che sa cogliere il segno e indicarlo agli altri. A Cana non fa un discorso sulla fede: la vive. Non spiega la speranza: la suscita. Non chiede garanzie: si abbandona.
Ecco il segreto di Cana: riempire il vuoto di bene, trasformare la privazione in pienezza, aprire il cuore all'imprevedibile di Dio. Perché Lui, il Dio delle sorprese, non delude mai.
Riempi di bene e spera. Non è forse vero che sarà Lui a sorprendere?
Silvia Meroni