n. 24: Dottrina sociale della Chiesa

PROPOSIZIONE 24: DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
Per promuovere una Nuova Evangelizzazione nella società, maggiore attenzione deve essere data alla Dottrina Sociale della Chiesa, comprendendo che si tratta di un annuncio e di una testimonianza di fede, un mezzo insostituibile di educazione alla fede (cfr Caritas in Veritate n. 15).
Questa adesione alla Dottrina Sociale della Chiesa deve permeare il contenuto di catechesi, educazione cristiana, formazione dei seminaristi e dei religiosi, la formazione permanente di vescovi e sacerdoti e in modo particolare la formazione dei laici.
Il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa è una risorsa preziosa nella realizzazione di questa formazione permanente.

Non sorprende la sottolineatura dei padri sinodali circa l’urgenza a una formazione sulla Dottrina Sociale della Chiesa che riguarda un po’ tutti gli stati di vita nella comunità ecclesiale: in effetti è un tema di annuncio trascurato, e il richiamo ad essa è importante proprio perché la Nuova Evangelizzazione è rivolta all’uomo di oggi, quindi alla società e alla cultura contemporanea.
Ci sono delle “resistenze” rispetto a questo insegnamento della Chiesa: personalmente penso che ci si trovi più in accordo riguardo al Mistero della Santissima Trinità che non attorno ai temi della Dottrina Sociale della Chiesa! E se vogliamo essere ancora più onesti, dovremmo ricordare le “pungenti” parola del nostro Arcivescovo Scola, quando nell’omelia della celebrazione dello scorso 2 Febbraio in S. Ambrogio, ha ricordato ai consacrati presenti “che spesso anche noi guardiamo il Catechismo della Chiesa Cattolica con supponenza!”… Verissimo! Purtroppo, a volte, riteniamo questi strumenti fondamentali dell’insegnamento della Chiesa per l’annuncio evangelico sorpassati o superflui perché “noi sappiamo cosa dire e fare …” (sigh!), cioè ci basiamo sulla nostra personale esperienza (umana, spirituale e pastorale), non ritenendo che il tesoro bimillenario della comunità ecclesiale e il lavoro cui lo Spirito Santo indica ai Pastori che ci guidano, attualizzando l’oggi del Vangelo, sia importante.
Eppure non dobbiamo dimenticare che, proprio perché cattolici, gli insegnamenti del Magistero non sono affatto secondari nel modo di vivere la fede cristiana, l’appartenenza stessa alla comunità cristiana e il modo di intendere tutta la vita stessa!.
Approfondiamo meglio: sottovalutare, per esempio, la Dottrina Sociale della Chiesa significa sottovalutare la virtù teologale della Carità. A riguardo, ricordiamo le parole di Papa Benedetto XVI nella Lettera Enciclica Caritas in veritate del 2009: “La carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa. Ogni responsabilità e impegno delineati da tale dottrina sono attinti alla carità che, secondo l’insegnamento di Gesù, è la sintesi di tutta la Legge (cfr Mt 22,36-40). Essa dà vera sostanza alla relazione personale con Dio e con il prossimo; è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici. (…)
Sono consapevole degli sviamenti e degli svuotamenti di senso a cui la carità è andata e va incontro, con il conseguente rischio di fraintenderla, di estrometterla dal vissuto etico e, in ogni caso, di impedirne la corretta valorizzazione. In ambito sociale, giuridico, culturale, politico, economico, ossia nei contesti più esposti a tale pericolo, ne viene dichiarata facilmente l’irrilevanza a interpretare e a dirigere le responsabilità morali. Di qui il bisogno di coniugare la carità con la verità non solo nella direzione,segnata da S. Paolo, della “veritas in caritate” (Ef 4,15), ma anche in quella, inversa e complementare, della “caritas in veritate”. La verità va cercata, trovata ed espressa nell’”economia”della carità, ma la carità a sua volta va compresa, avvalorata e praticata nella luce della verità …
Nell’attuale contesto sociale e culturale, in cui è diffusa la tendenza a relativizzare il vero, vivere la carità nella verità porta a comprendere che l’adesione ai valori del Cristianesimo è elemento non solo utile, ma indispensabile per la costruzione di una buona società e di un vero sviluppo umano integrale. Un Cristianesimo di carità senza verità può venire facilmente scambiato per una riserva di buoni sentimenti,m utili per la convivenza sociale, ma marginali. In questo modo non ci sarebbe più un vero e proprio posto per Dio nel mondo …
L’amore nella verità – caritas in veritate – è una grande sfida per la Chiesa in un mondo in progressiva e pervasiva globalizzazione. Il rischio del nostro tempo è che all’interdipendenza di fatto tra gli uomini e i popoli non corrisponda l’interazione etica delle coscienze e delle intelligenze, dalla quale possa emergere come risultato uno sviluppo veramente umano. Solo con la carità, illuminata dalla luce della ragione e della fede (ndr proposizione 17) è possibile conseguire obiettivi di sviluppo dotati di una valenza più umana e umanizzante. (…) La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende “minimamente d’intromettersi nella politica degli Stati”. Ha però una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza”.

Maria Grazia Rasia

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