n.30: Teologia

PROPOSIZIONE 30: TEOLOGIA
La teologia, in quanto scienza della fede, ha una sua importanza per la nuova evangelizzazione.
I sacerdoti, gli insegnanti e i catechisti devono essere formati in istituzioni di educazione superiore. La Chiesa apprezza ed incoraggia la ricerca e l’insegnamento della teologia. La teologia scientifica ha il suo proprio luogo nell’università, dove deve fare un dialogo tra la fede e le altre discipline e il mondo secolare. I teologi sono chiamati a compiere questo servizio come parte della missione salvifica della Chiesa. E’ necessario che loro pensino e sentano la Chiesa (sentime cum Ecclesia). Il Sinodo propone che la nuova evangelizzazione sia considerata una dimensione integrale della missione di ogni facoltà teologica e che un dipartimento di Studi sulla nuova evangelizzazione venga istituito nelle università cattoliche.

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica (n.94): “Grazie all’assistenza dello Spirito Santo, l’intelligenza tanto delle realtà quanto delle parole del deposito della fede può progredire nella vita della Chiesa:
- “con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali le mediano in cuor loro” (DV, 8); in particolare “la ricerca teologica … prosegue nella conoscenza profonda della verità rivelata” (GS, 62 e 7; DV 23 e 24, Unitatis Reintegratio, 4).
- “Con la profonda intelligenza che” i credenti “provano delle cose spirituali” (DV, 8); “Divina eloquia cun legente crescunt – le parole divine crescono insieme con chi le legge” (S.Gregorio Magno, Homilia in Ezechielem, 1,7,8).
- “Con la predicazione di coloro i quali, con la successione episcopale, hanno ricevuto un carisma certo di verità” (DV, 8).
La Teologia si organizza come scienza della fede alla luce di un duplice principio metodologico: l’auditus fidei e l’intellectus fidei. Con il primo, essa entra in possesso dei contenuti della Rivelazione così come sono stati esplicitati progressivamente nella Sacra Tradizione, nella Sacra Scrittura e nel Magistero vivo della Chiesa (cfr Dei Verbum, 10). Con il secondo, la Teologia vuole rispondere alle esigenze proprie del pensiero mediante la riflessione speculativa. Il lavoro teologico nella Chiesa è in primo luogo al servizio dell’annuncio della fede e della catechesi (cfr Catechesi tradendae, n. 30; Donum veritatis, n. 7), quindi a servizio della evangelizzazione.
L’invito che i padri sinodali manifestano ai teologi in questa proposizione al sentire cum Ecclesia, è molto importante. Infatti, a volte, pare si sia creata una frattura tra Teologia e Dottrina, e ancor più, tra Teologia e Spiritualità. Si sente la necessità che lo studio non sia tutto accademico ma alimenti la spiritualità (vedi Veglia Incontro internazionale Sacerdoti, Benedetto XVI con i sacerdoti, 10 giugno 2010). Occorre usare la ragione grande che è aperta alla grandezza di Dio. E’ necessario avere il coraggio di andare oltre il positivismo e andare alla questione delle radici dell’Essere, avere l’umiltà di non sottomettersi ad esempio a tutte le ipotesi del momento, ma vivere della grande fede della Chiesa di tutti i tempi.
Ancora, è indispensabile pensare che la Sacra Scrittura non è un Libro isolato: è vivente nella comunità, vivente della Chiesa, che è lo stesso soggetto in tutti i secoli e garantisce la presenza della Parola di Dio. Il Signore Risorto ci ha dato la Chiesa come soggetto vivo, con la struttura dei Vescovi in comunione con il Papa, e tale realtà garantisce la testimonianza della verità permanente.
Dobbiamo avere fiducia del Magistero permanente della comunione dei Vescovi con il Papa e nella vita della Chiesa perché è presente l’azione dello Spirito Santo che illumina e guida e, anche, dobbiamo essere critici. Il criterio della fede è il criterio con il quale vedere anche i teologi e le teologie.
Il Beato Giovanni Paolo II ci ha donato un criterio assolutamente sicuro nel Catechismo della Chiesa Cattolica: qui vediamo la sintesi della nostra fede e troviamo il criterio per vedere dove va una teologia accettabile o non accettabile.
E’ inteso che anche per i teologi vale la sollecitazione della santità e della testimonianza di vita personale (vedi proposizione 29)! Essere teologo significa vivere veramente della Parola di Dio, nutrendosi nella meditazione, vivere la fede della Chiesa e aiutare perché la Fede sia presente nel nostro oggi. Non ci sono “correnti” o “maggioranze” contro la “maggioranza dei Santi”: la vera maggioranza sono i Santi nella Chiesa e ai Santi ci si deve orientare come esempi all’unico Modello da seguire che ci ha svelato il volto del Padre: Cristo Gesù!
Pur ribadendo l’importanza della formazione e dello studio teologico (ci mancherebbe!), riporto una frase di Soren Kierkegard che mi ha sempre molto impressionata: “Ecco il grande rischio del cristianesimo: che i professori di Dio prendano il sopravvento sui testimoni di Dio!”.

Maria Grazia RAsia

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