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La fuga delle quarantenni

fugaARMANDO MATTEO, La fuga delle quarantenni. Il difficile rapporto delle donne con la Chiesa, Rubbettino Editore, 2012, pp. 105.

«Ma dove sono finite le quarantenni? Perché, negli spazi e nei tempi ecclesiali, se ne vedono sempre meno? E soprattutto: quali sono le cause di questa inedita assenza, distanza, blocco di relazione, forse rottura, forse incrinatura di un rapporto non più facile e diretto? E ancora: chi sono le quarantenni di oggi e chi sono le donne ventenni e trentenni che, già incredule, le seguono a un tiro di schioppo? È, insomma, l’immaginario femminile diffuso negli ambienti ecclesiali – in particolare in quelli clericali – all’altezza della situazione delle donne di oggi?» (13). Sono le domande impegnative che guidano il lavoro di Armando Matteo sul tema ancora aperto del rapporto tra le donne e la fede cattolica, soprattutto con l’istituzione ecclesiale italiana. Un tema certo complesso per un breve saggio, che deve selezionare dati e contenuti, a volte non riuscendo a svilupparli appieno. Nonostante ciò, l’approccio è articolato, non unilaterale, in grado di offrire alcuni dati di cambiamenti sociali che non possono più essere ignorati e delle piste su cui riflettere. Il punto di partenza è la costatazione, facilmente rilevabile per chi frequenta gli ambienti ecclesiali, di un calo di presenza delle donne, dai quaranta in giù; costatazione che viene poi supportata da alcuni dati statistici. Questi mostrano esserci un vero e proprio sbalzo nel rapporto con la fede e la Chiesa nei nati dopo il 1981, che già si annunciava nei nati dopo il 1970; e tra questi non si assiste più a una differenza di genere. Se prima, cioè, le donne erano coloro che garantivano, in un’alleanza sicura anche se tacita con l’istituzione ecclesiale, la trasmissione della fede alle nuove generazioni, oggi non è più così.

Armando Matteo pone, dunque, nella questione femminile uno snodo centrale sia per l’immagine pubblica della Chiesa, sempre più «maschile se non addirittura episcopale» (11) sia soprattutto per la trasmissione della fede. Per la chiesa, affrontare il rapporto con le donne, in particolare quelle giovani, significa procedere nell’attuazione del volto di Chiesa delineato dal Vaticano II. Due, dunque, le parole chiave e i temi fondamentali che la Chiesa deve e può affrontare nella questione femminile, per cui ne va della sua stessa credibilità e fedeltà al Vangelo e, quindi, della sua sopravvivenza: il modo di gestire il potere e la missione di annunciare ancora oggi il Vangelo. Dove il primo è funzionale alla seconda. Con un rapido excursus storico, l’autore mostra come il rapporto della Chiesa con le donne sia sempre stato ambivalente e lo è ancora oggi: da una parte la Chiesa ha assunto mentalità maschiliste, dall’altra ha promosso – e promuove ancora oggi soprattutto nei paesi in via di sviluppo – l’emancipazione della donna, il suo riscatto sociale – si può pensare alle tante figure femminili, ai monasteri e istituti di vita apostolica, importanti sia nella riflessione teologica, sia nell’impegno sociale e ecclesiale –. Se, però, l’avanzare della modernità e della secolarizzazione ha coinvolto in un primo tempo l’universo maschile, così da favorire una «femminilizzazione della Chiesa» (44) e un’apertura alle donne degli spazi ecclesiali e delle facoltà teologiche, in epoca post-conciliare si è assistito a un deciso cambio di tendenza. A partire dagli anni ’70 è la donna stessa a pensarsi diversamente, a chiedere un ruolo diverso nella società, a vivere diversamente la propria sessualità e la vita famigliare. Cambiamenti nei quali, Armando Matteo mostra in modo disincantato sia gli aspetti positivi sia gli inganni e i compiti ancora aperti dei movimenti femministi: è innegabile, infatti, quanto ancora oggi l’immaginario collettivo, fortemente sostenuto dai mass media propugni la donna come oggetto e la donna stessa spesso utilizzi il proprio corpo come mezzo di affermazione e di potere. E, ancora, la fatica a conciliare l’esperienza lavorativa con quella familiare e materna in particolare. Chiesa e donne si sono ingannate entrambe sul nodo cruciale del potere. Da una parte, la Chiesa ha reagito alla modernità preoccupandosi maggiormente di salvaguardare la propria posizione e influenza sociale, la propria immagine pubblica, rafforzando un legame nefasto tra sacro e maschile – non cogliendo, invece, che la sfida della modernità si giocava sul piano della trasmissione della fede –. Dall’altra parte, l’inganno delle donne nell’associare emancipazione a esercizio del potere. Ecco che, su questo, la fede ha ancora qualcosa da dire, perché essa è denuncia di un esercizio del potere disumanizzante, che semplicemente crea scontri, divisioni e svalutazione dell’altro: «E non sarebbe il vero potere della fede propriamente quello di aiutare uomini e donne a discernere, in mezzo a quell’ambivalenza che pure ne segna l’essere al mondo, ciò che può condurli ad una felice destinazione reciproca da ciò che invece li aggioga a un perpetuo scontro?» (69). Per la Chiesa, cogliere oggi la situazione delle donne e farsi loro  compagna di viaggio è un modo per realizzare quel volto conciliare che vede una Chiesa attenta ai segni dei tempi. Segni che invocano l’instaurarsi di un’umanità nuova dove la differenza non è scontro, una società egualitaria non più governata dalle logiche di dominio: «La Chiesa ha da giocare da parte sua quella cartina di tornasole di un umano compiuto offerto dalla rivelazione evangelica, nella quale il potere della libertà è sempre libertà dal potere, in vista di un mondo segnato dal comandamento dell’amore» (85). L’autore fa sue le parole del gesuita Moingt: «si tratta, prima di tutto, di rinnovare il terreno delle comunità cristiane, di instaurarvi libertà, alterità, uguaglianza, corresponsabilità, cogestione, di lasciarvi penetrare le preoccupazioni del mondo esterno […] Dentro una tale atmosfera rinnovata la condivisione del potere si presenterà sotto una nuova luce […] sciogliendo il rapporto tra potere, sesso maschile e sacro» (79). Il saggio si conclude con cinque proposte concrete, che uniscono la capacità riflessiva dell’autore con la sua attenzione pastorale. Infine, la nota bibliografica fornisce utili spunti per chi volesse inoltrarsi in questo tema così attuale e così affascinante, soprattutto perché ci riguarda tutti da vicino: a partire dal desidero di essere uomini e donne compiuti, singolarmente e insieme, fino alla quotidiana e spicciola vita ecclesiale segnata spesso in modo tacito dalle contraddizioni e dai desideri messi in luce dal nostro saggio.

Cristina Viganò

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