n. 7: La nuova evangelizzazione come una permanente dimensione missionaria della chiesa
Proposizione 7: LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE COME UNA PERMANENTE DIMENSIONE MISSIONARIA DELLA CHIESA
Si propone che la Chiesa proclami la permanente dimensione missionaria globale della sua missione con lo scopo di incoraggiare tutte le Chiese particolari ad evangelizzare. L’evangelizzazione può essere compresa sotto tre aspetti. In primo luogo, l’evangelizzazione ad gentes è l’annuncio del Vangelo a coloro che non conoscono Gesù Cristo. In secondo luogo, essa anche include la continua crescita della fede che è la vita ordinaria della Chiesa. Infine, la nuova evangelizzazione si rivolge soprattutto a coloro che si sono allontanati dalla Chiesa. In questo modo, tutte le Chiese particolari saranno incoraggiate a valorizzare ed integrare tutti i loro vari agenti e capacità. Allo stesso tempo, ogni Chiesa particolare deve avere la libertà di evangelizzare secondo le proprie caratteristiche e tradizioni, sempre in unità con la sua Conferenza episcopale o con il Sinodo della Chiesa cattolica orientale. Tale missione globale risponderà all’azione dello Spirito Santo, come in una nuova Pentecoste, attraverso una chiamata lanciata dal Pontefice romano, invitando tutti i fedeli a visitare tutte le famiglie e a portare la vita di Cristo in tutte le situazione umane.
Innanzitutto, si può tranquillamente affermare, che la Nuova Evangelizzazione nello scenario attuale del mondo e anche della nostra società italiana, ci permette di imparare che la missione non è più un movimento nord-sud o ovest-est, occorre infatti svincolarsi il prima possibile sia dai confini geografici sia dalla mentalità di ritenere l’Italia ancora una nazione cristiana. Oggi la missione si trova in tutti e cinque i continenti! Quasi quotidianamente, nelle nostre parrocchie, ci troviamo di fronte a persone che non conoscono Gesù Cristo, ad altre che vivono un cammino di crescita della fede, e altre ancora che si sono allontanate dalla Chiesa e chiedono di “ricominciare” a vivere l’esperienza credente. Per questo è necessario saper riconoscere i settori e gli ambienti estranei alla fede ed anche svincolarsi da certi confini “costruiti nella nostra testa” per avere le energie di porre la questione di Dio in tutti quei processi di incontro, mescolamento di razze, culture e religioni (meticciato come lo chiama e insegna il nostro Arcivescovo Scola), ricostruzione dei tessuti sociali che sono in atto in ognuno dei nostri contesti locali. Non a caso, la Conferenza Episcopale Italiana, tenendo come bussola gli insegnamenti magisteriali del Beato Giovanni Paolo II soprattutto nel contesto del Grande Giubileo del 2000, ha colto tali sfide per l’annuncio del Vangelo e ha proposto tre Note Pastorali proprio come risposta propositiva evangelizzante rispetto a:
- chi desidera conoscere Gesù Cristo e diventare cristiano: la Nota Pastorale CEI/1 Iniziazione Cristiana. Orientamenti per il catecumenato degli adulti. Nota pastorale, Roma 1997.
- Chi deve essere iniziato alla fede in Gesù: la Nota Pastorale CEI/2 L’iniziazione cristiana. Orientamenti per l’iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni, Roma 1999.
- Chi vuol riprendere un cammino di fede dopo un abbandono, tappe importanti nella vita personale (fidanzamento, richiesta del Battesimo per un figlio, ecc.) o per chi voglia completare l’iniziazione cristiana in età adulta (vedi le richieste di Cresime per adulti, ecc.): la Nota Pastorale CEI/3 L’Iniziazione cristiana. Orientamenti per il risveglio della fede e il completamento dell’iniziazione cristiana in età adulta, Roma 2003.
Se vogliamo davvero comunicare il Vangelo in un mondo che cambia è necessario guardare la nostra realtà con occhi nuovi (Ap 3,18), trovare il coraggio per “mettere da parte i nostri schemi pastorali”, certamente utili anni fa in un contesto sociale e culturale ancora cristiano, rinnovando la prassi catechistica per un annuncio efficace del Vangelo e ridare così slancio alle nostre comunità cristiane. Qui sta lo strumento riconosciuto e privilegiato dai Vescovi italiani che da anni continuano a sollecitarci richiamandoci a una conversione pastorale, riconoscibile nei vari “cantieri aperti” non solo a livello diocesano ma anche nazionale.
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