Gaudet Mater Ecclesia!
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Sarà una festa! La festa della santità per questi due figli della Chiesa che l’hanno servita, l’hanno amata, hanno sofferto per Lei al fine di edificare il Regno di Dio.
Se fossi capace, vorrei quasi comporre un grande inno di lode, che intrecci il Te Deum ed il Magnificat per ringraziare l’opera dello Spirito Santo in questi due uomini, ed ammirarli per la libertà di cuore e di tutta la vita per cui hanno lasciato operare in loro l’azione di Dio!
Credendo nella comunione dei Santi il prossimo 27 aprile sarà festa qui, nella Chiesa terrena, ma anche nella Chiesa celeste: immaginate la festa di questi due nuovi santi attorniati da tanti altri che li hanno preceduti e conosciuti in vita. Penso a figure illustri come Pietro e Paolo, Ambrogio, Agostino, Benedetto, Caterina, Giovanni della Croce, Teresa d’Avila, Giuseppe Moscati, Pier Giorgio Frassati, fino ai giorni nostri Massimilano Kolbe, Edith Stein, Carlo Gnocchi, Gianna Beretta Molla, Madre Teresa di Calcutta, Pio da Pietralcina, … insieme ai 482 santi e 1338 beati proclamati dal solo Giovanni Paolo II.
Poi attendiamo i “prossimi”, anch’essi nel cuore del popolo di Dio, che saranno lì, anche loro, a far festa: come non pensare a Pio XII, a Paolo VI e a Giovanni Paolo I? Sì, perché è necessario riconoscere, che il XX secolo è stato il secolo in cui la Chiesa è stata guidata e sorretta da grandi papi che, in mezzo a moltissime e a volte, atroci difficoltà, si sono distinti proprio per la loro santità. Storia della Chiesa, storia di famiglia, storia di peccati e scandali ma anche e soprattutto risplendente di tanta santità che in questi tre millenni di cristianesimo ha irrigato il mondo e l’umanità.
Alla morte di Giovanni XXIII, molto chiesero che si procedesse a una rapida canonizzazione, dato che il popolo cristiano riconosceva già, quasi per istinto (sensus fidei), la sua santità. Lo hanno chiamato: il Papa della bontà, il Papa del Concilio, il Papa del sorriso, il Papa dell’ecumenismo, il Papa di tutti. La caratteristica che più risaltava nella sua personalità è senza dubbio la bontà, un uomo che viveva appieno le beatitudini evangeliche.
Così anche alla morte di Giovanni Paolo II, abbiamo tutti ancora vivi negli occhi, nel cuore, nella memoria e nelle orecchie, il giorno dei suoi funerali l’8 aprile 2005, il grido unanime della folla presente in piazza S. Pietro “Santo subito!”
Cosa accomuna Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II? Senza incertezze posso affermare il Concilio Vaticano II.
La parola d’ordine negli anni di Giovanni XXIII è stata indubbiamente “aggiornamento” ma senza avventure, secondo una formula da lui coniata, ripetuta poi da Paolo VI: “fedeltà e rinnovamento”.
Giovanni Paolo II, dal tratto del condottiero di folle oceaniche, che ha visitato in lungo e in largo ogni angolo della terra nei suoi quasi ventisette anni di pontificato, ha completato l’impianto del Concilio con la promulgazione del Codice di Diritto Canonico (1983) e il Catechismo della Chiesa Cattolica (1992), consolidando e rilanciandone gli insegnamenti con 14 Encicliche, 15 Esortazioni Apostoliche, 11 Costituzioni Apostoliche, 45 Lettere apostoliche, 2412 Discorsi, oltre alle Catechesi proposte nelle Udienze generali. Lo hanno chiamato: il Papa globe trotter, il Papa della Famiglia, il Papa dei Giovani (sarà proclamato patrono delle GMG), il Papa della pace, il Papa mariano, il Papa della sofferenza, il Papa “martire vivente” dopo l’attentato subito in piazza S. Pietro il 13 maggio 1981 … e altro ancora …
Questi due papi si conoscevano e si stimavano. Giovanni XXIII aveva voluto incontrare i vescovi polacchi, arrivati a Roma per il Concilio, ricordando la sua visita in Polonia del 1929 ha parlato loro del santuario della Madonna nera di Czestochowa, la visita a Cracovia con la Messa nella cattedrale di Wawel. Era presente il quarantaduenne vescovo Wojtyla. Giovanni Paolo II ha amato e stimato papa Roncalli da vescovo e da papa lo ha beatificato. Il 26 aprile 1981 ha visitato Sotto il Monte nel centenario della nascita di Papa Roncalli. Un aneddoto interessante di quella visita mi è stato raccontato da un padre del PIME che faceva un po’ da “cicerone” nei luoghi della casa natale di Giovanni XXIII: in quel giorno radioso e splendente, era presente a Sotto il Monte un triste e pericoloso personaggio, Alì Agca, il quale aveva progettato l’attentato al Papa proprio a Sotto il Monte durante la visita nei luoghi di papa Roncalli. I servizi segreti erano in massima allerta, sapevano che sarebbe accaduto qualche cosa di grave, ma non conoscevano il losco “personaggio”.
Ci ha pensato comunque la Provvidenza, e l’intercessione amica del Papa della bontà: durante la santa Messa un inspiegabile e improvviso violento temporale ha fatto fuggire tutta la gente lì convenuta, interrompendo la celebrazione ma facendo, per così dire, “saltare” l’attentato. Il Papa della Pacem in Terris non poteva accettare che proprio a casa sua si compisse un simile atto. In seguito sappiamo che sarà Maria a salvare Giovanni Paolo II il 13 maggio successivo. Tra santi ci si aiuta, è sempre stato così! Pensate a don Bosco con don Cafasso e il Cottolengo, a Francesco e Chiara, e perché no, appunto a Wojtyla e padre Pio fino a Roncalli.
Giovanni XXIII ha voluto rimettere in movimento la Chiesa, aprirne porte e finestre, verso il mondo con il Concilio per presentarla nella sua identità come Lumen Gentium. Indicando quale messaggio e lingua da diffondere con la Dei Verbum. Per indicare come pregare: Sacrosantum Concilium e infine quale atteggiamenti avere davanti all’umanità contemporanea con la Gaudium et Spes.
Con la guida di Giovanni Paolo II la Chiesa si è avvicinata al Terzo millennio e ha celebrato il Grande Giubileo del 2000, ha indetto l’Anno della Redenzione, l’Anno Mariano e l’Anno dell’Eucaristia, ha promosso il rinnovamento spirituale della Chiesa consolidando e sempre rilanciando gli insegnamenti del Vaticano II.
In questi due papi possiamo ammirare, con modalità e in tempi non troppo distanti, ma pur diversi, che cosa significa quando una persona tutta investita dalla presenza del Risorto, quale sia il livello che raggiunge l’umano, quando l’uomo apre le porte a Cristo. Giovanni Paolo II nel suo primo viaggio in Polonia (1979) in Piazza della Vittoria, affermò: “Cancellare Cristo dalla storia dell’uomo è un peccato contro l’uomo!” lui, testimone oculare, che aveva vissuto nelle tenebre dell’occupazione da parte dei tedeschi, prima, e poi dei russi.
Così abbiamo imparato, e ci è sempre ripetuta e testimoniata, la bellezza della santità, che sa essere unica e nel medesimo tempo polifonica, riuscendo a riunire preghiera, servizio e sofferenza in una solo missione: ricostruire l’uomo, l’integralità della persona, con l’amore di Dio che da sempre si presenta come Dives in misericordia, perché “Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza” (Gn 1,27)! Sant’Ireneo di Lione affermava: “La gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo consiste nella visione di Dio” (Contro le eresie, libro IV,20, 5-7). Sarà una festa … per ammirare la vera Grande Bellezza!
Maria Grazia Rasia
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