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n 12: I documenti del Concilio Vaticano II

PROPOSIZIONE 12: I DOCUMENTI DEL CONCILIO VATICANO II
 
I padri sinodali riconoscono che l’insegnamento del Vaticano II è uno strumento vitale per trasmettere la fede nel contesto della nuova evangelizzazione. Allo stesso tempo, ritengono che i documenti del Concilio devono essere letti ed interpretati correttamente. Pertanto, vogliono manifestare la loro adesione al pensiero del nostro Santo Padre, papa Benedetto XVI, che ha indicato il principio ermeneutico della riforma nella continuità per essere in grado di scoprire in questi testi lo spirito autentico del Concilio. “C’è l’ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino … Ma ovunque questa interpretazione è stata l’orientamento che ha guidato la recezione del Concilio, è cresciuta una nuova vita e sono maturati frutti nuovi” (Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2005). In questo modo, sarà possibile rispondere alla necessità di rinnovamento richiesto dal mondo moderno e, allo stesso tempo, preservare fedelmente la natura della Chiesa e della sua missione.
 
Il Concilio Vaticano II e la Nuova Evangelizzazione sono temi ricorrenti nel Magistero sia di Papa Paolo VI, del Beato Giovanni Paolo II e anche di Benedetto XVI. Quest’ultimo, nell’indire l’Anno della Fede, ha auspicato che tale evento possa essere un’occasione propizia per comprendere che i testi lasciati in eredità dai Padri conciliari, in sintonia con i suoi predecessori. I documenti del Concilio Vaticano II sono una guida sicura per affrontare il tema della trasmissione della fede nella nuova evangelizzazione, in una Chiesa attenta alle sfide del mondo attuale, ma saldamente ancorata nella sua viva Tradizione, della quale fa parte appunto lo stesso Vaticano II.
Nell’ultimo incontro con il clero Romano lo scorso 15 febbraio, Papa Benedetto ha parlato della sua esperienza diretta al Concilio Vaticano II, affermando:
“… c’era il Concilio dei Padri – il vero Concilio -, ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio dei media, non quello dei Padri. E mentre il Concilio dei Padri si realizzava all’interno della fede, era un Concilio della fede che cerca l’intellectus, che cerca di comprendersi e cerca di comprendere i segni di Dio in quel momento, che cerca di rispondere alla sfida di Dio in quel momento e di trovare nella Parola di Dio la parola per oggi e domani, mentre tutto il Concilio – come ho detto – si muoveva all’interno della fede, come fides qaerens intellectum, il Concilio dei giornalisti non si è realizzato, naturalmente, all’interno della fede, ma all’interno delle categorie dei media di oggi, cioè fuori dalla fede, con un’ermeneutica diversa. Era un’ermeneutica politica: per i media, il Concilio era una lotta politica, una lotta di potere tra diverse correnti nella Chiesa. Era ovvio che i media prendessero posizione per quella parte che a loro appariva quella più confacente con il loro mondo. C’erano quelli che cercavano la decentralizzazione della Chiesa, il potere per i Vescovi e poi, tramite la parola “Popolo di Dio”, il potere del popolo, dei laici. C’era questa triplice questione: il potere del Papa, poi trasferito al potere dei Vescovi e al potere di tutti, sovranità popolare. Naturalmente, per loro era questa la parte da provare, da promulgare, da favorire. E così anche per la liturgia: non interessava la liturgia come atto della fede, ma come una cosa dove si fanno cose comprensibili, una cosa di attività della comunità, una cosa profana … Queste traduzioni, banalizzazioni dell’idea del Concilio, sono state virulente nella prassi dell’applicazione della Riforma liturgica; esse erano nate in una visione del Concilio al di fuori della sua propria chiave, della fede. E così, anche nella questione della Scrittura: la Scrittura è un libro, storico, da trattare storicamente e nient’altro e così via.
Sappiamo come questo Concilio dei media fosse accessibile a tutti. Quindi, questo era quello dominante, più efficiente, ed ha creato tante calamità, tanti problemi, realmente tante miserie: seminari chiusi, conventi chiusi, liturgia banalizzata … e il vero Concilio ha avuto difficoltà a concretizzarsi, a realizzarsi; il Concilio virtuale era più forte del Concilio reale. Ma la forza reale del Concilio era presente e, man mano, si realizza sempre più e diventa la vera forza che poi è anche vera riforma, vero rinnovamento della Chiesa. Mi sembra che, 50 anni dopo il Concilio, vediamo come questo Concilio virtuale si rompa, si perda, e appare il vero Concilio con tutta la sua forza spirituale. Ed è nostro compito, proprio in questo Anno della Fede, cominciando da questo Anno della Fede, lavorare perché il vero Concilio, con la sua forza dello Spirito Santo, si realizzi e sia realmente rinnovata la Chiesa. Speriamo che il Signore ci aiuti. Io, ritirato con la mia preghiera, sarò sempre vicino con voi, e insieme andiamo avanti con il Signore, nella certezza: Vince il Signore! Grazie!”
L’intero intervento di Papa Benedetto XVI può essere scaricato dal sito vatican.va
 
Come non ricordare che “l’ermeneutica politica” si è di nuovo ripresentata nei giorni della Sede Vacante e fino al Conclave dello scorso mese di Marzo, con i media che quotidianamente indicavano tra i cardinali, lotte, contrapposizioni, liste di papabili tendenti a “curiali o no” a seconda dei gusti, il tutto come una scalata al potere per diventare papa? 
Subito, 2 giorni dopo l’elezione (16.03.2013), è arrivata puntuale l’esortazione di Papa Francesco all’udienza ai giornalisti di tutto il mondo chiedendo di evitare un’ottica “politica” sulla comunità dei credenti (cfr Avvenire, 17 marzo 2013).
 
 M.Grazia Rasia
 

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