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QUARESIMA VI - Il buon Samaritano di Van Gogh

1890 Il buon samaritano 1"Per i discepoli di Cristo, aiutare la vita umana ferita significa andare incontro alle persone che sono nel bisogno, mettersi al loro fianco, farsi carico della loro fragilità e del loro dolore, perché possano risollevarsi. Quante famiglie sono vulnerabili a motivo della povertà, della malattia, della mancanza di un lavoro e di una casa! Quanti anziani patiscono il peso della sofferenza e della solitudine! Quanti giovani sono smarriti, minacciati dalle dipendenze e da altre schiavitù, e attendono di ritrovare fiducia nella vita! Queste persone, ferite nel corpo e nello spirito, sono icone di quell'uomo del Vangelo che, percorrendo la strada da Gerusalemme a Gerico, incappò nei briganti che lo derubarono e lo percossero" (Papa Francesco, 6 novembre 2015).

Sollecitati da queste parole di papa Francesco, ci poniamo davanti al dipinto di van Gogh e lasciamo che l' immagina dia voce a pensieri, emozioni e riflessioni.

Nel quadro di Van Gogh vediamo un uomo sofferente, spogliato, appesantito dal male, derubato: il male fa male perché ti spoglia di ciò che hai di più prezioso. Il male sfibra, indebolisce, fa cadere, rende cupo il cielo. Se tracciamo una diagonale dall'angolo in alto a sinistra verso il basso a destra, la tela è divisa in due triangoli. Predominano, nella parte superiore ondulata, i colori freddi, mentre in quella inferiore le ondulazioni sono più limitate ma i colori sono caldi e i tratti brevi. Questo vuol farci intuire che mentre il male raffredda, congela, inibisce, l'amore scalda, scioglie, genera. Vediamo ancora come il sacerdote e il levita si allontanano nella direzione opposta all'uomo ferito (il cavallo è rivolto verso l'altra parte) dando le spalle e più si allontanano più diventano piccoli. Non è solo una questione di distanza: diventa piccolo chi "passa oltre", chi non si fa carico delle ferite altrui. Al contrario il buon samaritano è imponente e occupa tutta la parte centrale del quadro. Chi non ama non diventa grande, non cresce, chi ama, invece, occupa uno spazio significativo sulla scena del mondo. Il buon samaritano, di conseguenza, è in primo piano, tutto teso nello sforzo di sollevare il pesante corpo: inarca la schiena, fa leva con la gamba, punta il piede a terra e solleva il povero. Prima di fare questo però possiamo notare che si è rimboccato le maniche per poter lavorare meglio; prima infatti ha soccorso il malcapitato e curato le sue ferite, perché questi porta sulla testa una vistosa benda. L'uomo non ha la forza di salire da solo sul cavallo e senza parlare cerca di aiutarsi aggrappandosi disperatamente a colui che lo sostiene in un abbraccio spasmodico e scomposto. L'impressione visiva è che il soccorritore, più che caricare lo sventurato sul cavallo, lo stia tirando giù, vale a dire se lo stia caricando sulle spalle. Quest'ultimo aspetto sembra voler trasmettere l'idea che per aiutare davvero il prossimo, è necessario addossarsene il dolore e le difficoltà. Il quadro di Van Gogh ci parla di misericordia con il corpo a corpo che c'è tra il buon samaritano e l'uomo ferito: emerge chiaramente che l'amore non è mai distanza, che l'amore è toccare la carne ferita. Il buon Samaritano ( Gesù?!) non calcola le sue cure, sa che l' amore è un investimento a fondo perso. Il buon samaritano ha visto e non è passato oltre perché i suoi occhi affondano le loro radici nel cuore, un cuore che si è lasciato provocare, toccare, commuovere dal bisogno del fratello. Sono ancora le parole di papa Francesco a suggerirci gli atteggiamenti da assumere per essere a nostra volta "buoni Samaritani": "Non cadiamo nell'indifferenza che umilia, nell'abitudinarietà che anestetizza l'animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiriamoli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell'amicizia e della fraternità. Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l'ipocrisia e l'egoismo" (Papa Francesco, Misericordiae Vultus)

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