ANDARE IN PROFONDITÀ/4: quello che le donne vedono: l’unzione di Betania
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Mancano pochi giorni prima di Pasqua, Gesù torna alla casa dei suoi amici per avere sostegno per i giorni a seguire e Maria compie il gesto più grande dell’amore, lei è quella che ha capito meglio: esagera nella quantità e nella qualità del profumo che diventa simbolo della gratuità, libertà e bellezza dell’amore e della fede. Maria è tutta coinvolta, sa rischiare e non si preoccupa di “conservare” e diventa immagine della vera testimonianza della Chiesa che riempie del “profumo di Cristo”.
Marta compie un percorso in ascesa fino a raggiungere e professare la più grande affermazione di fede e, nel brano indicato, Giovanni annota che Marta, ancora una volta, “stava servendo” ma non si lamenta e continua a servire Gesù che è il “Servo” e tutti gli altri commensali. Completa, con Maria, la dedizione contemplativa e amorosa nei confronti di Gesù e dei fratelli, con il cuore della carità.
Sono donne che vedono uno dei discepoli che tratta cose apparentemente giuste ma solo perché vuole tradire, vuole prendere da sé e per sé, anzi strumentalizza i poveri per potersi giustificare, non è capace di ricevere il dono dell’amicizia di Gesù.
Sono donne che vedono i poveri perché saranno il sacramento più certo dell’incontro con Gesù, la cura del povero decide del destino ultimo di ogni uomo che si distingue tra chi ha prestato aiuto e chi no, tra chi ha accolto e chi ha respinto (vedi Mt 25). I poveri sono la garanzia della presenza di Gesù in mezzo a noi.
Sono donne che vedono la folla di molti Giudei che accorre verso la casa di Betania per vedere Gesù ma soprattutto Lazzaro, risuscitato dai morti. Una folla curiosa, che vuole conoscere perché ha bisogno di concretezza per poter credere in Gesù. Una folla che vuole vedere, magari anche “toccare” per aver fede.
Sono donne che vedono i capi dei sacerdoti che rifiutano l’amicizia e l’amore, che vogliono rimanere ciechi e preferiscono prendere decisioni sulle spalle degli altri o molto spesso negare ciò che è evidente. Il più delle volte la verità è scomoda.
Sono donne che vedono in Lazzaro, il fratello fragile, liberato dalla morte e ri-chiamato alla vita, anche lui protagonista della forte amicizia con Gesù e soprattutto accumunato alla stessa sorte che vivrà Gesù.
L’amore sovrabbonda non dove si fanno molte cose, ma dove si dà tutto di sé, secondo l’insegnamento di Gesù.
PER ANDARE IN PROFONDITÀ: Giovanni 12,1-11
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Maria Grazia Tacchi
Ausiliaria Diocesana in Caritas diocesana
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