UN LIBRO IN VALIGIA/4: La crepa e la luce
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LA CREPA E LA LUCE. Sulla strada del perdono. La mia storia, di Gemma Calabresi Milite
Un dono. Così ho avvertito la lettura di questo libro in cui Gemma Capra, vedova Calabresi, racconta la sua storia, in particolare il cammino vissuto dall’omicidio del marito, cinquant’anni fa.
Un evento come quello all’origine di questo racconto non fa immaginare anzitutto pace e perdono. Eppure la domanda “Perdona?” – scrive l’autrice – è spesso fatta “a una madre, un figlio, una moglie che avevano appena perso qualcuno. Il microfono davanti alla bocca, la telecamera a spiare lo sguardo. Il pubblico a casa diviso tra il sì e il no. A chiedersi: E io che cosa farei?”. E conclude: “Ho sempre trovato sbagliata la domanda, ma non ho mai giudicato la risposta, qualunque essa fosse”.
Tuttavia la vicenda nella quale siamo introdotti, pagina dopo pagina, ci mostra il percorso attraverso cui la giovane Gemma Calabresi, rimasta vedova a 25 anni, con due bambini piccoli e un terzo in arrivo, è riuscita a crescere i suoi figli lontano dal rancore e dalla rabbia per arrivare gradualmente a scegliere e percorrere con grande decisione la via del perdono. Un cammino spesso tortuoso e faticoso, riletto e offerto in un racconto che restituisce tutto lo spessore del dolore vissuto e la forza delle emozioni che hanno costellato la sua vicenda, e insieme una grande pace.
Da dove viene tanta pace?
Dai segni di cui è disseminata la sua esperienza e che l’autrice ha colto man mano, nel complesso lavoro di rielaborazione della memoria, e che raccoglie donandoli al lettore come testimonianza di un cammino possibile.
Personalmente li ho accolti anche come indicazione di uno sguardo che si può decidere di coltivare perché ognuno possa ritrovare nella sua vita il filo rosso dell’accompagnamento paterno che Dio non lascia mancare a nessuno e che toglie il fiato dallo stupore quando se ne prende coscienza. Allora vicende terribili possono essere illuminate da una luce inimmaginabile, permettendo percorsi ed esiti che nessuno si aspetterebbe. Questo il dono di una donna “normale” e che tale rimane fino all’ultima pagina, mentre racconta come qualcosa di grande prende forma nelle andate e nei ritorni della sua quotidianità.
Un testo che si legge con grande facilità per una storia impegnativa. Un racconto di grazia possibile per tutti che può dare ristoro profondo in questa torrida estate.
Susanna Poggioni
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