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IL TESSUTO DELLA MISERICORDIA

tessutoMi piace far scivolare le dita tra morbidi e colorati tessuti per costruire cose utili e belle con le mie mani: è un’attività che mi dà una grande soddisfazione e permette alla mia fantasia quel galoppo che serve per pensare alla trasformazione della materia prima in oggetti interessanti e utili per altri.
Sono convinta che anche questo è un movimento di cura e attenzione per le persone che ci vivono accanto e che incontriamo.
La fantasia è capace di sorprenderci sempre e così mi è capitato di pensare alla straordinaria bellezza di un tessuto di misericordia e quasi di sentirlo, sotto al tocco delicato delle mie mani in cerca di bellezza e senso della vita.
Misericordia, Grazia e Tenerezza come trama e ordito, oro, rosso, blu e verde come colori (i colori dei 4 pilastri della vita cristiana. Oro l’Eucarestia, presenza di Dio nel pane spezzato. Rosso la carità, l’attenzione amorosa agli altri. Blu la preghiera che sempre mischia cielo e terra. Verde il dono della Parola che guida i nostri passi).
Il Creatore, il grande “Artigiano” della misericordia e della bellezza, non smette mai d’intrecciare meravigliosi tessuti per noi, per il senso della nostra vita.
La domanda che subito mi è nata dal cuore è stata: “Quali fili servono per tessere una stoffa così oggi?” Quali fili che possano incontrare, sorprendere e appassionare gli uomini e le donne di oggi, di ogni età, religione, condizione…ecc.?
Mi è venuta incontro una frase di Papa Francesco che subito ho fatta mia perché traduce un mio “cavallo di battaglia”: disarmare le parole, per disarmare le menti, per disarmare la terra.
Credo che oggi più che mai dobbiamo fare attenzione alle parole che usiamo.
Ci lamentiamo della fragilità dei nostri ragazzi, ma ci siamo mai ascoltati quando ci rivolgiamo a loro?
Dalle finestre di casa mia, per un curioso gioco di linee foniche, sono costretta ad ascoltare parole che i genitori rivolgono ai propri figli, all’uscita da scuola, a volte veramente inascoltabili. Mi chiedo come possano sopravvivere nella serenità quei bimbi investiti da tanta violenza, come possano crescere nell’autostima e nella consapevolezza di essere persone amate e preziose.
Di conseguenza, mi chiedo: “come possiamo noi -innamorati del Vangelo, consapevoli di portare dentro di noi il profumo di Gesù da effondere- aiutare la gente a sviluppare un linguaggio di benedizione?”
Quando ne parlo con i bambini, mi rimandano sempre che il dono dell’amicizia può essere importante per muovere i cuori e fare la differenza.
L’amicizia è un dono che include e non separa, aiuta a far capire che gli atteggiamenti negativi fanno male e chiudono in sé stessi, mentre noi siamo fatti per condividere.
E allora cosa aspettiamo?
Lasciamoci educare a un linguaggio che benedice, trova cioè il bello e il buono della Creazione in ciascuno. Facciamo nostri quei “fili” necessari del rispetto, della tenerezza, dell’amore, della forza di camminare nel mondo, sapendo che già i nostri piedi si appoggiano e godono della grandezza e profondità della Gerusalemme celeste.
Io sono convinta che ciò può davvero cambiare il mondo.
Almeno possiamo provarci e diventare anche noi tessitori di misericordia. 
Che ne dite?
Nuccia Marnati

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