Santità seminata in mezzo alla gente
In questi giorni il silenzio penetra nelle nostre case e diventa perfino assordante. Silenzio che diventa anche urlo, urlo silenzioso della "quarantena", dello "stare in casa". Mi sembra di essere inutile. Tanti in prima linea e io ...
Le giornate si susseguono tutte uguali, cerco di mantenere gli orari di tutti i giorni, di trovare modi diversi per continuare a vivere quella realtà che sento mia e che prendo dallo Statuto n. 8 "evangelizzare è la grazia e la vocazione a cui mi dedico, è la nostra identità più profonda". E non mi sento "speciale".
Credo con tutta me stessa l'importanza del "lascia correre" la Parola. Oggi è ciò che ci è rimasto (no alla celebrazione, no agli incontri, no ..., no ...), rimane la potenza della Parola che ha in sé la forza della Creazione: Dio disse e tutto fu.
Credo che questa forza si può tradurre anche in questi giorni. La potenza della Parola creatrice è presente anche su queste strade vuote e silenziosi delle nostre città, paesi, villaggi.
Di conseguenza mi impegno, usando dei mezzi tecnologici a disposizione, a fare in modo di arrivare ai bambini, agli adulti, agli amici con questa Parola creatrice che genera conforto, bellezza, forza ... perfino gioia.
Ma i giorni passano, i restringimenti aumentano (e già io mi ritengo fortunata: casa grande, senza uscire posso usare della Chiesa ogni ora del giorno e della notte, posso pure tenerla curata. Anche degli ambienti grandi interni e sterni dell'oratorio. Tante famiglie invece sono chiuse in ambienti veramente piccoli, soprattutto per dei bambini).
Tutte presenti 24 ore su 24, non siamo abituate. Di solito non abbiamo, per fortuna, tutto questo tempo insieme da condividere. Ma adesso sì.
Allora anche qui cerchiamo "traduzioni" concrete che ci permettono di sopravvivere: preghiera personale e comunitaria, anche più curata, preghiera di intercessione con le forme più diverse che la fantasia ci suggerisce. Si seguono con trepidazione le notizie insieme e nel commentarle trapelano le paure, le ansie di ciascuna. Sappiamo anche regalarci quelle perle che sono le lacrime che ciascuna non riesce a trattenere. Ci si cura reciprocamente, si mette la cura nel cibo, nella casa ... si condividono letture, lavori, ecc. Insomma credo proprio che possiamo dirci che mediamente siamo brave ad attrezzarci.
Ma 24 ore sono 24 mica poche.
C'è tutto il tempo per far uscire anche i lati peggiori, gli spigoli, la fatica della sopportazione, succede, e anche in questo camminiamo con la nostra gente.
Le ristrettezze e la mancanza della normale attività ci rende suscettibili, meno pazienti, e aumenta tempo e possibilità per "spararci" in faccia mancanze, desideri, delusioni, speranze ...
Risultato: è chiaro che il dono della vita di comunità (che dono è e dono rimane) non ci basta. Siamo chiamate a vivere una santità seminata in mezzo alla gente, e ora questo popolo che ha volti e storie precisi non c'è.
Questa Chiesa che è il Corpo di Gesù da ascoltare, accarezzare, consolare ... insomma amare con tutto che siamo non lo possiamo toccare, e quanto ci manca questo tocco.
E allora?
Mi affiora alla mente un'immagine che mi è cara e dal cuore mi nascono queste parole.
LA NOSTRA VITA CONSEGNATA A GESU'.
Maria guarda sempre più attraverso l'occhio del Figlio: l'amore fa vedere in un modo simile. Anch'io come Maria, vivo una storia singolare e irripetibile che è la storia della "mia" Chiesa.
Non posso considerare il mio destino staccato da quello del popolo. La mia vocazione è inserita nel popolo con la responsabilità del popolo.
Il desiderio di Maria è la salvezza d'Israele. Così è anche per me, sono chiamata ad avere un'anima popolare, capace di raccogliere speranze e dolori: il peso di una Chiesa.
Maria dall'anima popolare sembra dirci: "Prendi il tuo peso di Chiesa, porta la tua Chiesa".
Eccomi! Ci sono e credo di poter ascoltare anche il "ci siamo" di tutte.
Grazie, a tutte, del dono di una vocazione amata e vissuta, anche in questo tempo di fragilità estrema.
Una preghiera reciproca.
Nuccia Marnati, Ausiliaria Diocesana
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