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Testimonianze di vita donata/4: SONIA

IMG 20200919 WA0007Durante i mesi di lockdown tante iniziative e attività si sono improvvisamente interrotte, in osservanza alle indicazioni delle Autorità sanitarie e civili per contenere la pandemia del COVID-19.
Anche il percorso di gruppo, in preparazione al venticinquesimo di consacrazione si è fermato come incontri di gruppo e per me anche come cammino di riflessione personale perché le esperienze drammatiche vissute in Parrocchia in quei mesi mi hanno completamente assorbita nel rispondere a questa emergenza.
E così… quale occasione più favorevole di quella di una due giorni a Ravenna a settembre per riprendere il percorso che si è arrestato bruscamente?
Nella visita ai tesori dell’antica città imperiale abbiamo programmato di ritagliarci uno spazio di tempo per un incontro con la Parola, “spezzata” per noi da Madre Anastasia di Gesù, del Monastero carmelitano di S. Stefano degli Ulivi, sito in pieno centro a Ravenna.
La lectio propostaci ha avuto come protagonista il profeta Elia, descritto nelle sue vicissitudini nel primo libro dei Re al capitolo 19.
Tra i profeti, Elia viene descritto come un infaticabile difensore del nome di Dio, un appassionato, un credente pieno di zelo per il Signore - così lui stesso si definisce - che non teme le conseguenze delle sue invettive contro gli idolatri sovrani del Regno del Nord, re Acab e consorte.
Penso agli inizi della mia consacrazione: la generosità, l’entusiasmo giovanile, una idealità sincera, ma ancora troppo umana e piena di sé che solo con il passare degli anni ha fatto i conti con la realtà, con le sfide del nostro tempo, con la mia fragilità e il mio peccato.

La fuga nel deserto per le minacce della regina Gezabele mi rimanda, poi, a quella dimensione umana che accomuna tutti, ovvero la paura. Essa assume forme e intensità diverse a seconda delle stagioni e delle circostanze della vita: a volte la paura è un semplice timore che passa in fretta, altre volte diventa panico che paralizza o che annulla ogni possibilità di cammino.
Come nel brano biblico insieme alla paura e quindi alla fuga, voglio anche ricordare la presenza dell’angelo che porta conforto materiale e spirituale al profeta. Quanti angeli (sacerdoti, suore, consorelle, familiari, amici laici) hanno affiancato i miei giorni tristi e bui con una buona parola, una presenza costante e incoraggiante, un esempio di vita! ….Forse non li ricordo tutti, ma posso dire che sono stati numerosi e a tutti sono grata per avermi sostenuto nei vari momenti di difficoltà.
“Elia entrò nella caverna per passarvi la notte…” (1 Re 19,9) e poi il Signore ad Elia “Esci e fermanti sul monte, alla presenza del Signore”( 1 Re 19,11). Come ci veniva spiegato da Madre Anastasia, la caverna richiama l’interiorità, l’incontro intimo con il Signore, Principio e Fondamento di ogni consacrazione e direi di ogni autentica vita cristiana.
Tutta la nostra vita, tutti i nostri giorni possono essere paragonati alla Storia di un’anima che si apre a questo incontro con la Grazia, mentre vive di aridità, di resistenze, ma anche di slanci, di generosità, di luce, di verità.
Quanti motivi di ringraziamento al mio Istituto per le numerose opportunità - ritiri, esercizi spirituali, incontri di formazione - ma anche le occasioni personali - letture, incontri, preghiera - in cui il mio rapporto con il Signore è cresciuto e si è consolidato nel tempo!
Da ultimo, la missione “Su, ritorna sui tuoi passi, va’ ….poi ungerai”(1 Re 19,15). Da notare che poco prima il profeta Elia aveva ribadito la sua fede in Dio, il suo zelo a fronte di un popolo infedele e idolatra che cerca di ucciderlo. Nel Nuovo Testamento, anche Paolo ad un certo punto della sua vita viene confortato dal Signore, durante la notte: “Non avere paura, ma continua a parlare e non tacere perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città” (Atti 18,9-10).
Capita ad un certo punto della propria esistenza che, insuccessi, fatiche pastorali, incomprensioni ci facciano perdere l’entusiasmo o addirittura ci persuadano che è tempo di ritirarci perché abbiamo sbagliato tutto. Proprio in quel momento il Signore ci dà occhi nuovi per vedere quello che noi non riusciamo a vedere perché ingabbiati in un’unica prospettiva: la nostra. E’ il momento in cui la Grazia del Signore si fa sentire con più forza e il cammino riprende con una rinnovata fedeltà: la nostra, perché quella del Signore è da sempre e per sempre.
I due giorni a Ravenna mi hanno fatto respirare, dunque, un’aria salubre non solo per le proprietà del mare Adriatico, ma anche perché la Parola di Dio, come è successo al profeta Elia, mi ha nutrito, mi ha incoraggiato a continuare a camminare nel e per il Signore. Sono grata a Lui anche per la fraternità e la testimonianza di fede che ho condiviso con le mie compagne di noviziato e di Professione Religiosa e per la presenza della Sorella Maggiore che ci ha accompagnato in questo percorso e in questo viaggio a Ravenna.

Sonia Sartore

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