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Dopo 25 anni... MARIALUISA

galbyMaria Luisa, qual è la parola che sintetizza la tua vita?
Forse la parola che ancora oggi fa da sintesi alla mia vita è "Servizio", quel servizio che si rispecchia in modo sublime nell'icona biblica della lavanda dei piedi. Questa pericope evangelica è uno dei testi biblici che hanno da sempre connotato il mio desiderio di amare il Signore e di donarmi ai fratelli sull'esempio che Lui ci ha dato.
Un servizio umile e concreto, fatto nel silenzio e nel nascondimento; un servizio fatto di opere e non solo di parole, che testimonia l'amore e l'Amore con l'A maiuscola, un amore che profuma di "spreco" come il profumo di nardo con il quale Maria di Betania ha unto i piedi di Gesù.
Un servizio gratuito che diventa stile di vita ad immagine del Maestro, dimentica di me stessa per amare tutti fino alla fine come Lui ha fatto.
Sperimento sempre in pienezza questo amore quando, in ginocchio, lavo i piedi e taglio le unghie a mio papà che non riesce più a farlo da solo. Sì, perché sono proprio i piccoli gesti quotidiani di servizio che, se vissuti con amore, mi fanno comprendere il senso e la bellezza della mia consacrazione e donazione oblativa a tutti. E questi gesti sono proprio le piccole realtà quotidiane della mia vita pastorale e comunitaria, il mio inginocchiarmi, il mio lavorare e sorridere, tutto ciò che mi accompagna dal mattino alla sera e che assumono un grande orizzonte perché sono fatte con gioia, coraggio, entusiasmo e passione.

Infine la consapevolezza di essere sempre a servizio degli altri fa crescere in me l'atteggiamento interiore della "piccolezza" e dell'umiltà secondo l'invito di Gesù: "Chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo, e chi governa come colui che serve" (Lc 22, 26) e secondo il suo esempio: "Io sto in mezzo a voi come Colui che serve" (Lc 22, 27).

In questo anno giubilare mi piace, alla fine, riportare la frase di Papa Francesco nella quale ci suggerisce che "essere misericordiosi come il Padre significa seguire Gesù sulla via del servizio".
Chi è l'ausiliaria diocesana?
• È una donna, sì, innanzitutto una donna che si è lasciata incontrare da Gesù come Maria di Magdala al sepolcro, lo ha riconosciuto come vivo e presente nella sua esistenza e ha deciso di seguirlo nella via dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza a servizio di questa porzione di Chiesa che è la Chiesa diocesana di Milano.
• È una donna che, con semplicità, cerca di amare appassionatamente Gesù come l'Unico Bene, cerca di lasciarsi plasmare da Lui per prendere la sua forma, cerca di assumere il suo stile e i suoi sentimenti per amare ogni uomo e donna e fare scoprire, a ciascuno, la gioia che si sperimenta nel sentirsi amati con tanta tenerezza.
• È una donna che vive la sua prossimità, il suo prendersi cura di ogni fratello e sorella con il cuore di Gesù, un cuore che si fa vicino ad ogni uomo con la dedizione e la cura del Buon Pastore, di Gesù, il pastore bello, il pastore buono, Colui che offre se stesso per le pecore che il Padre affida alle sue cure e con lo stile del buon samaritano che si fa carico di ogni ferita, sofferenza, disagio...
• È una donna che desidera camminare accanto a ogni singola persona come sorella, madre e amica di ogni uomo e donna, e vivere quasi "nascosta" in mezzo alla gente, appassionata del quotidiano: pregando, lavorando, soffrendo e gioendo come tutti. Questo per testimoniare che Gesù Risorto vive "in mezzo" alla storia concreta di ciascuno, vive "con" l'uomo.
• È una donna che vive con altre donne in piccole comunità fraterne collocate, normalmente, all'interno delle parrocchie e "vicina di casa" di quegli uomini e donne con cui condivide la vita quotidiana e il cammino di fede, cercando di vivere una "santità seminata in mezzo alla gente perché questa storia sia per tutti luogo di salvezza e di santità" (Statuto).

A una giovane che si interroga sul suo futuro, che cosa dici della vita consacrata?
Le direi che se ha veramente incontrato Gesù, non può più essere uguale a prima. La vocazione, infatti, è sempre un dono di "grazia" che il Signore ci offre e che cambia la vita. L'incontro con Lui rende nuove tutte le cose e fa nascere nel cuore il desiderio appassionato di raccontare a tutti, come Maria di Magdala, "Ho visto il Signore!".
Scegliere la vita consacrata è fare una scelta "coraggiosa", è decidere di donare tutta la vita per Gesù e a servizio dei fratelli, di sporcarsi le mani con la vita quotidiana, con i problemi della gente, di percorrere con coraggio le periferie geografiche ed esistenziali con la sana inquietudine per Lui e il desiderio struggente di portarlo a tutti, soprattutto ai più deboli, poveri, fragili, ...
Vale la pena di una scelta così! Perché è la scommessa vincente per il proprio fu-turo, è la scommessa per una felicità autentica, è la scommessa che, alla fine anche di un sentiero impervio di montagna, c'è una meta meravigliosa, c'è il Signore che ci aspetta per riempirci il cuore di gioia.
Maria Luisa Galbiati è a Seggiano 

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