Testimonianze di vita donata/2: CHICCA
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Traguardi che aprono nuovi sentieri da percorrere: testimonianza di Chicca, in servizio pastorale nella scuola dell'infanzia e nel carcere di San Vittore.
Mi sono fermata un attimo davanti al traguardo del mio venticinquesimo di consacrazione e ho pensato che non riesco, in realtà, ad attribuire una data d'inizio all'avventura della sequela e della mia relazione con il Signore Gesù. Mi sembra di poter dire che è iniziata ancor prima che io ne fossi pienamente consapevole, all'inizio nella mia famiglia e poi in luoghi diversi con incontri e condivisione di tratti di cammino con altre persone, per le quali e con le quali benedire e ringraziare il Signore innalzando un canto di gioia, un alleluia.
In questi venticinque anni da Ausiliaria Diocesana ho sperimentato partenze e arrivi in parrocchie e ho incontrato molte persone: la promessa di Dio di un centuplo incalcolabile come le stelle del cielo, che ti fanno alzare lo sguardo, piccole luci che hanno illuminato i giorni. Ogni partenza ha chiesto un lasciare, un "morire", ed ogni arrivo ha rappresentato una "risurrezione" una vita che è rinnovata dalla potenza mite del Signore. Faccio memoria grata delle diverse realtà parrocchiali che mi hanno accolta, delle persone che sono diventate compagni, amici, sorelle e fratelli, madri e padri nella fede e che mi hanno mostrato e indicato il Signore Gesù. Per ciascuna di loro e per tutte non mi resta che benedire e ringraziare il Signore innalzando un canto di gioia, un alleluia.
In questi venticinque anni da Ausiliaria Diocesana ho sperimentato partenze e arrivi in parrocchie e ho incontrato molte persone: la promessa di Dio di un centuplo incalcolabile come le stelle del cielo, che ti fanno alzare lo sguardo, piccole luci che hanno illuminato i giorni. Ogni partenza ha chiesto un lasciare, un "morire", ed ogni arrivo ha rappresentato una "risurrezione" una vita che è rinnovata dalla potenza mite del Signore. Faccio memoria grata delle diverse realtà parrocchiali che mi hanno accolta, delle persone che sono diventate compagni, amici, sorelle e fratelli, madri e padri nella fede e che mi hanno mostrato e indicato il Signore Gesù. Per ciascuna di loro e per tutte non mi resta che benedire e ringraziare il Signore innalzando un canto di gioia, un alleluia.
E poi la ricchezza che viene dai piccoli (da sempre insegno nella Scuola dell'Infanzia) che sono diventati grandi maestri dai quali ho imparato a notare e guardare "ciò che è minuscolo come una formica" e l'arte dello stupore! Con i loro occhi e la loro semplicità sono entrata nella Parola di Dio: leggere insieme brani della Scrittura è per me una scuola, perché loro colgono significati a me invisibili. Là dove penso di dover arrivare per fare qualcosa e aiutare a crescere (un po' come le donne che vanno al sepolcro prima dell'alba) scopro che la vita è già presente in germoglio e cresce, seminata da un Altro: io devo solo lasciarmi coinvolgere e partecipare alla danza della resurrezione. "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11,25). E l'alleluia si canta in coro con questi grandi maestri!
Il Vangelo, il servizio a questa Chiesa diocesana mi ha condotto anche a varcare le porte del carcere di S. Vittore, luogo inaspettato che si è fatto scuola di vita e di fede. Qui, ogni volta che entro, mi ritrovo immersa nel mistero della passione di Gesù: corpi, volti, storie sfigurati dal male; così come mi ritrovo ad essere testimone di Risurrezione, davanti a pietre rotolate via: vite che riprendono a vivere, corpi volti storie che si lasciano avvolgere e modellare da un di più di Grazia: "come l'argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani" (Ger 18,5). Dal carcere esco avendo raccolto un annuncio di Pasqua che mi sento chiamata a portare fuori: "la morte è sconfitta, per tutti c'è speranza, per tutti c'è vita!" Qui ho imparato a vedere, a credere nella briciola di bene che è in ognuno e che mi fa benedire e ringraziare il Signore innalzando un canto di gioia, un alleluia.
"Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete" (Mc 16,7). Ed è proprio vero! Ogni luogo è stato, per me, come una piccola regione fatta a volte di piccoli monti: di un cammino che conosce la fatica della salita, la tenacia di tessere relazioni (con chiunque: credenti e non), momenti in cui sembra venir meno la forza della fede di essere davanti ad una pietra che chiude, per poi essere portata in alto, sino a giungere a vette che aprono a contemplare la bellezza dell'opera di Dio in questa storia che diventa per tutti luogo di salvezza. La regione è fatta poi anche di pianura: dove il cammino sembra più spedito, dove si vive l'entusiasmo, lo stupore dell'essere insieme piccoli semi del Regno di Dio. Ogni luogo è stato una Galilea e in esso ho trovato una Parola per me, che era lì ad aspettarmi perché io la potessi ascoltare e raccogliere come nutrimento per la mia fede. Ed è ancora benedizione, ringraziamento canto di gioia, un alleluia.
Ma in questi venticinque anni ci sono anche stati momenti in cui tutta la mia fragilità e debolezza è emersa, momenti nei quali anch'io ho seminato incomprensione, ho provocato ferite per le quali non mi resta che chiedere perdono e sperare che in esse il Signore abbia versato una misura "sovrabbondante di grazia" (Rm 5,20) per fasciare e guarire. E anche questo mi conduce al mistero della Passione e della Risurrezione del Signore Gesù. Confido nella misericordia del Signore che tutto avvolge, e a Lui chiedo di benedire le persone ferite. Il perdono sciolga un canto di ringraziamento e di gioia in tutti, un alleluia.
E ora non mi resta che scegliere ancora e rinnovare le parole del salmo: "Mi abbandono alla fedeltà di Dio, ora e per sempre" (Sal 51,10b).
Il Vangelo, il servizio a questa Chiesa diocesana mi ha condotto anche a varcare le porte del carcere di S. Vittore, luogo inaspettato che si è fatto scuola di vita e di fede. Qui, ogni volta che entro, mi ritrovo immersa nel mistero della passione di Gesù: corpi, volti, storie sfigurati dal male; così come mi ritrovo ad essere testimone di Risurrezione, davanti a pietre rotolate via: vite che riprendono a vivere, corpi volti storie che si lasciano avvolgere e modellare da un di più di Grazia: "come l'argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani" (Ger 18,5). Dal carcere esco avendo raccolto un annuncio di Pasqua che mi sento chiamata a portare fuori: "la morte è sconfitta, per tutti c'è speranza, per tutti c'è vita!" Qui ho imparato a vedere, a credere nella briciola di bene che è in ognuno e che mi fa benedire e ringraziare il Signore innalzando un canto di gioia, un alleluia.
"Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete" (Mc 16,7). Ed è proprio vero! Ogni luogo è stato, per me, come una piccola regione fatta a volte di piccoli monti: di un cammino che conosce la fatica della salita, la tenacia di tessere relazioni (con chiunque: credenti e non), momenti in cui sembra venir meno la forza della fede di essere davanti ad una pietra che chiude, per poi essere portata in alto, sino a giungere a vette che aprono a contemplare la bellezza dell'opera di Dio in questa storia che diventa per tutti luogo di salvezza. La regione è fatta poi anche di pianura: dove il cammino sembra più spedito, dove si vive l'entusiasmo, lo stupore dell'essere insieme piccoli semi del Regno di Dio. Ogni luogo è stato una Galilea e in esso ho trovato una Parola per me, che era lì ad aspettarmi perché io la potessi ascoltare e raccogliere come nutrimento per la mia fede. Ed è ancora benedizione, ringraziamento canto di gioia, un alleluia.
Ma in questi venticinque anni ci sono anche stati momenti in cui tutta la mia fragilità e debolezza è emersa, momenti nei quali anch'io ho seminato incomprensione, ho provocato ferite per le quali non mi resta che chiedere perdono e sperare che in esse il Signore abbia versato una misura "sovrabbondante di grazia" (Rm 5,20) per fasciare e guarire. E anche questo mi conduce al mistero della Passione e della Risurrezione del Signore Gesù. Confido nella misericordia del Signore che tutto avvolge, e a Lui chiedo di benedire le persone ferite. Il perdono sciolga un canto di ringraziamento e di gioia in tutti, un alleluia.
E ora non mi resta che scegliere ancora e rinnovare le parole del salmo: "Mi abbandono alla fedeltà di Dio, ora e per sempre" (Sal 51,10b).
Chicca Sacchetti
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