Diocesane nella Chiesa di oggi. Un confronto tra esperienze e identità
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Tra le Diocesane del nord Italia, già da una decina d’anni abbiamo avviato un cammino di conoscenza e di confronto, intuendo la presenza di tratti comuni nelle nostre vocazioni. Con questo primo convegno plenario da un lato raccogliamo il frutto di questo cammino e dall’altro intendiamo lasciarci interpellare dal processo di riforma della Chiesa - che Papa Francesco, riprendendo l’eredità del Concilio ha voluto.
Ricchi i contenuti delle relazioni e dei tavoli di confronto sul nostro comune profilo ecclesiale: come e con tutti i cristiani, siamo inserite nel Corpo di Cristo al servizio del Regno di Dio; la nostra identità vocazionale ed ecclesiale delle Diocesane è radicata nel battesimo. Quattro, invece, sono le connotazioni specifiche della nostra vocazione di Diocesane: diocesanità, pastoralità, dedicazione stabile (vissuta nella forma dei consigli evangelici) nella e per la Chiesa locale. Sono infatti la presenza nella Chiesa locale, il vissuto ministeriale nelle singole comunità e il riconoscimento di questo con rito pubblico nella particolare consacrazione (nelle mani del vescovo, destinata al servizio della sua carità pastorale), a qualificare la nostra identità. Un altro tratto comune che abbiamo trovato nelle nostre esperienze è la scelta di appartenenza comunitaria, seppur vissuta con differenti modalità: l’identità delle Diocesane non è solo “singolare” ma è riferita all’appartenenza ad un “corpo”: l’identità di ciascuna non si definisce isolatamente ma nella compartecipazione a una comune vocazione e missione.
Il nostro agire ministeriale non si configura solo come agire nella chiesa, ma si inserisce nei processi costitutivi di Chiesa: non abbiamo progetti nostri da portare avanti in autonomia, né opere o strutture nostre. Siamo presenti, su mandato del vescovo, nei luoghi ordinari della vita della Chiesa locale, negli organismi di consultazione e nelle strutture di elaborazione dei progetti pastorali. Là dove di fatto il nostro ministero viene accolto e riconosciuto, esso mostra effettivamente la possibilità per le donne di essere corresponsabili nell’edificazione della Chiesa.
Il bilancio del convegno è certamente positivo. Il confronto rinfranca le intuizioni e permette di articolare le nostre esperienze particolari in un più ampio orizzonte, intuendo come la nostra esperienza possa essere ricchezza per tutta la Chiesa, nel tempo presente. La nostra speranza è che il nostro modo di essere e di servire la Chiesa contribuisca ad una “forma di Chiesa” più comunionale, in cui tutti siano coinvolti e siano corresponsabili, uomini e donne in reciprocità, nella costruzione della comunità.
Laura Invernizzi – ausiliaria diocesana
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