n. 47: Formazione per evangelizzatori
PROPOSIZIONE 47: FORMAZIONE PER GLI EVANGELIZZATORI
Questo Sinodo ritiene che sia necessario istituire dei centri di formazione per la nuova evangelizzazione, dove i laici imparino a parlare della persona di Cristo in maniera persuasiva, adatta al nostro tempo e a gruppi specifici di persone (giovani, agnostici, anziani, ecc.).
Il cristocentrismo trinitario (cfr Direttorio Generale per la Catechesi, 98-100) è il criterio più essenziale e fondamentale per la presentazione del messaggio del Vangelo nei tre momenti dell'evangelizzazione, sia per la proclamazione iniziale, la catechesi o la formazione continuata (cfr DGC, 60-72). Tutto l'insegnamento e le risorse devono essere valutate in questa luce.
Durante il Sinodo è emersa la necessità di istituire centri di formazione per la nuova evangelizzazione, dove i laici imparino a parlare della persona di Cristo in maniera persuasiva, adatta al nostro tempo e alle persone di oggi.
Il medesimo auspicio per una formazione adeguata per i laici lo sollecitava anche il Beato Giovanni Paolo II nella Catechesi Tradendae al n. 71: "... A tutti coloro che lavorano generosamente al servizio del Vangelo ed ai quali ho qui espresso il mio vivo incoraggiamento, io vorrei rammentare una consegna che era cara al mio venerato Predecessore Paolo VI: "In quanto evangelizzatori, noi dobbiamo offrire (...) l'immagine (...) di persone mature nella fede, capaci di ritrovarsi insieme al di sopra delle tensioni concrete, grazie alla ricerca comune, sincera e disinteressata della verità. Sì, la sorte dell'evangelizzazione è certamente legata alla testimonianza di unità data dalla Chiesa. E' questo un motivo di responsabilità, ma anche di conforto (EN n. 77)".
Ritengo che questo invito vada esteso e sollecitato con maggiore incisività e concretezza oltre che ai laici, alle persone di vita consacrata, ai presbiteri, diaconi e ai vescovi, in quanto tutti sono evangelizzatori secondo la vocazione ricevuta.
Tuttavia (non penso sia una mia personale impressione) si deve constatare, con qualche disagio, come almeno nell'ultimo decennio, sul tema della formazione vi sia una specie di scollamento tra le varie "categorie" di persone che compongono la comunità cristiana, non solo riguardo alla "quantità" (rispetto a chi si pone il problema di "quale corso faccio?) ma soprattutto alla qualità della formazione stessa.
Il "grado" qualitativo dovrebbe essere valutato osservando come la proposta formativa nel campo nella Evangelizzazione segua il soffio dello Spirito Santo che indica il "passo" alla Chiesa formulando gli Orientamenti Pastorali necessari.
A seguito del Grande Giubileo del 2000, almeno per quanto riguarda la Conferenza Episcopale Italiana, si è avuta una accelerazione importante nel sollecitare a passare da una pastorale della conservazione a una pastorale missionaria in senso proprio. Basta leggere e fare propri i programmi pastorali decennali Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia (2000-2010) e gli attuali Educare alla vita buona del Vangelo (2010-2020).
Faccio degli esempi concreti nell'intento di spiegare il mio pensiero.
Non è difficile sentirsi obiettare durante un corso qualificato di formazione per catechisti, trattando temi di nuova evangelizzazione come l'iniziazione cristiana, il catecumenato, il primo annuncio rivolto a ragazzi e genitori, da sempre più persone e in diversi luoghi della nostra vasta Diocesi ambrosiana "Ma queste cose le avete dette ai preti?".
A volte viene da chiedersi come i presbiteri e diaconi siano stati "attrezzati" per lavorare nei cantieri pastorali che varie Diocesi italiane avevano aperto in anni recenti, legati a temi importanti della vita ecclesiale quali, la formazione dei preti giovani, la riforma liturgica, le unità pastorali, l'iniziazione cristiana e la pastorale giovanile.
In sintesi due sottolineature da considerare sul tema della formazione degli Evangelizzatori:
1. La formazione deve soprattutto operare una maturazione della persona: curare i contenuti della fede e lavorare perché la persona in formazione viva una tras-formazione, facendo maturare tutti i doni e carismi personali, che probabilmente un percorso formativo unicamente intellettuale non riuscirebbe a far emergere facendoli rimanere sopiti o nascosti, per il proprio bene e per il bene della Chiesa cui generosamente svolge il suo ministero.
2. Penso si sia compreso l'errore che rilevo ormai da parecchio tempo: quello di vedere uno "scollamento" qualitativo di formazione tra le varie "categorie" operanti nella chiesa, il non avere il medesimo passo e orizzonte, pur da punti di vista vocazionali differenti, ... e questo è dannoso per tutti! Mi auguro e spero che i responsabili della formazione dei diversi settori pastorali siano più attenti e qualitativamente più solleciti verso i percorsi cui spinge la Nuova Evangelizzazione.
Maria Grazia Rasia
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