R-estate GIOVANI!
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Estate è sinonimo di libertà, riposo e, comunque, di tempo in cui si interrompe, pur brevemente, il ritmo degli impegni ordinari, per fare il pieno di vita. E, sarà perché tutti nella nostra cultura, abbiamo l’esperienza iniziale dell’estate come tempo alternativo alla scuola, prima che al lavoro, non ci è difficile associare l’estate agli anni verdi della vita, alla gioventù. Per questo, come l’anno scorso, proponiamo nel sito, in occasione del tempo estivo, uno strumento per la preghiera, stavolta a partire da alcuni brani della Parola di Dio che contengono un riferimento ai giovani. L’intento, in realtà, è quello di entrare espressamente in sintonia con l’impegno della Chiesa per il prossimo Sinodo sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», nel cui documento preparatorio, leggiamo che La Bibbia presenta numerosi racconti di vocazione e di risposta dei giovani [che]alla luce della fede prendono gradualmente coscienza del progetto di amore appassionato di Dio per ciascuno... Noi pensiamo, d’altro canto, che lasciarsi interpellare dalle figure giovanili della Parola di Dio sia già un modo attivo e fecondo di partecipare al Sinodo.
Uscire 8. Uscire per andare
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I quattro vangeli sono concordi nel raccontare che il primo giorno dopo il sabato delle donne si sono recate al sepolcro di Gesù, per «vedere il sepolcro» (Mt 28,1), «per ungere Gesù» (Mc 16,1), portando «gli aromi che avevano preparato» (Lc 24,1), o per motivi non espressi (Gv 20,1). Quello che è certo è che donne sole, senza compagnia maschile, andarono sulla soglia tra vita e morte. Come le levatrici dell'Esodo (Es 1,19), però, esse furono precedute dall'evento: l'uscita divina precede sempre (Es 11,4), la tomba è vuota.
La risurrezione, che fa di Gesù il primogenito di coloro che risuscitano dai morti (Col 1,18), rilancia quindi il cammino delle donne su nuove strade, aperte quanto il mondo, affidando loro il compito di annunciare ancora la vita che viene dalla morte definitivamente (Mt 28,10; Gv 20,17) e indirizzando i loro passi verso una quotidianità (Mt 28,10) in cui il Signore Risorto «precede» i suoi (Mc 16,7). Una comunità, che voglia rispondere oggi alla chiamata ad uscire, essere sciolta ed andare, non potrà mancare di essere fedele a queste sue origini: dovrà essere capace di stare sulla soglia, avrà bisogno di occhi per vedere ancora l'uscita preveniente del Signore, dovrà rendere viva e fattiva la memoria della sua nascita senza dimenticare mai che mani femminili l'hanno accompagnata.
(da L. Invernizzi, «Esci e cammina! Appunti di viaggio per esseri di nascita», Servitium III 2013(2014) 17-24, 23-24)
Uscire 7. Scioglietelo e lasciate che vada
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Come saranno rientrate queste pagine nella catechesi del Viandante misterioso sulla via di Emmaus (Lc 24,27)? Questa volta non è difficile immaginare, perché Gesù aveva la consapevolezza di essere abbracciato tra due uscite, quella dal Padre (Gv 13,3) e quella «che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme» (Lc 9,31). In più, poco prima della sua passione Egli introdusse i suoi discepoli al mistero dell’uscita dalla morte come nascita, chiamandone fuori Lazzaro (Gv 11,43), perché potesse di nuovo andare come uomo libero e responsabile. Anche Gesù, quindi, è esperto di uscite e di scioglimenti insperati.
Uscire 6. Passi nuovi in canto e danza: l'uscita delle donne
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Anche le donne partecipano in prima persona e collaborano all'impresa divina salutando l'evento con esultanza. Lo studio accurato della sintassi narrativa di Es 15,19-20 permette di affermare che il narratore biblico racconta in sequenza due eventi (i due canti) quasi contemporanei, ma che, anche se di lei si parla dopo, fu una donna, Miriam, ad intonare il canto che coinvolse poi tutto Israele, donne e uomini, nella lode del Signore. Anche al di là del Mare, allora, le donne collaborano con le uscite divine. Lo specifico contributo della mano di Miriam con il suo tamburello (Es 15,20) è quello di far uscire dal teatro della lotta e sancirne la fine . Il suono del suo tamburello segna il ritmo dell'uscita dal letto del mare e del nuovo cammino, mentre l'invito al canto (Es 15,21) chiama tutto il popolo e i lettori alla celebrazione della salvezza.
Uscire 5. Il passaggio del mare: una nascita
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I primi tentativi di uscita di Mosè (Es 2,11-15), uomo dei due mondi, con doppio passaporto e sempre un po' straniero (Es 2,22), furono segnati dal fallimento. Ebreo allevato nel palazzo del faraone, divenuto ormai grande, osò uscire per vedere i suoi fratelli, ma alla fine si trovò in esilio volontario, ramingo e fuggiasco come Caino, dopo aver ucciso ed essere stato rifiutato come possibile liberatore. L'uscita di scena di Mosè non ne fa l'uomo ideale per collaborare col Dio delle uscite, che per primo «uscirà nella notte» (Es 11,4) attraverso l'Egitto e che veglierà tutta la notte «per far uscire gli Israeliti dall'Egitto» (Es 12,42). Eppure, proprio a Mosè è detto: «Fa' uscire il mio popolo» (Es 3,10). E così, dopo l'uscita di Dio (Es 11,4), sarà Mosè ad uscire (Es 11,8) con enfasi, poi sarà la volta dell'uscita del popolo (Es 12) incorniciata dai riti pasquali, dalla fretta e dallo spavento della notte mortale.
Nonostante alcuni esegeti dissentano con forza, sostenendo che l'Egitto non può essere grembo che dà vita, è innegabile che la descrizione dell'uscita dall'Egitto sottenda un immaginario di nascita.
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La Bibbia delle donne
Nel contenitore pomeridiano di TV2000 è stato di recente inserita nello spazio religioso del mercoledì (14.35-15.00) una rubrica intitolata: «La Bibbia delle donne». Si sarebbe anche potuta intitolare «Le donne della Bibbia» ha detto la conduttrice durante la prima puntata. In ogni puntata, infatti, viene presentata una figura femminile, attingendo tanto dall'Antico quanto dal Nuovo Testamento. Alla lettura di alcuni testi affidata alla voce di un'attrice, viene alternato il commento di una biblista o di una teologa, per un dialogo serrato, di voci tutte femminili, attorno ad una Parola che sprigiona la sua ricchezza.
CARLO MARIA MARTINI E GLI ANNI DI PIOMBO
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