I luoghi dell’incontro 4: il fiume
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Un episodio di salvezza nel luogo più fertile e ameno dell’Egitto!
La scena inizia in modo drammatico. La madre e la sorella obbediscono alla lettera all’ordine atroce del faraone gettando il bambino nel fiume. Tuttavia, primo colpo di scena, le due donne non permettono che gli ordini di morte di un tiranno possano porre limite al bene: nascono così speranza di vita, capacità di trovare strade nuove, alternative al corso della storia!
Dal libro dell’Esodo (1,22-2,1-10)
Allora il faraone diede quest’ordine a tutto il suo popolo: «Gettate nel Nilo ogni figlio maschio che nascerà, ma lasciate vivere ogni femmina».
Un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie una discendente di Levi. La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. Ma non potendo tenerlo nascosto più oltre, prese per lui un cestello di papiro, lo spalmò di bitume e di pece, vi adagiò il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo. La sorella del bambino si pose a osservare da lontano che cosa gli sarebbe accaduto.
Ora la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue ancelle passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Ella vide il cestello fra i giunchi e mandò la sua schiava a prenderlo. L’aprì e vide il bambino: ecco, il piccolo piangeva. Ne ebbe compassione e disse: «È un bambino degli Ebrei». La sorella del bambino disse allora alla figlia del faraone: «Devo andare a chiamarti una nutrice tra le donne ebree, perché allatti per te il bambino?». «Va’», rispose la figlia del faraone. La fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. La figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino e allattalo per me; io ti darò un salario». La donna prese il bambino e lo allattò. Quando il bambino fu cresciuto, lo condusse alla figlia del faraone. Egli fu per lei come un figlio e lo chiamò Mosè, dicendo: «Io l’ho tratto dalle acque!»
“La scena del fiume è drammatica e bella, dominata da presenze femminili intraprendenti, donne concrete e tempestive” (V. Gatti, Bibbia Piemme).
E’ tutto un gioco di intrighi e furbizie, in cui “il femminile” entra ed esce con estrema abilità dalla scena: la madre/nutrice, la sorella, la figlia del faraone, le ancelle, la schiava. In mezzo a queste presenze, ciò che rimane stabile è proprio l’ambientazione in cui tutta la vicenda si svolge: il fiume Nilo, con la fertilità che produce il suo prezioso limo. Diversi allora gli scenari, pur nella stabilità del luogo. Pare rieccheggiare l’antico adagio di Eraclito: «A chi discende nello stesso fiume sopraggiungono acque sempre nuove.».
In queste acque si possono commettere crimini, gettando neonati; qui si costruiscono culle, piccole barche spalmate con cura di bitume; ad un’arca - che nella costruzione ricorda il lavoro di Noè - si affidano le speranze non solo di una puerpera, ma dell’intero popolo di Dio; il fiume è ambiente di riposo e di passeggio per la principessa e la sua corte, ma anche luogo in cui cogliere un bisogno, avere compassione, compiere gesti di bene! Bellissimo poi immaginare la sorella del bambino che, di nascosto, scruta quanto sta accadendo, aspetta con pazienza, escogita un piano per intervenire al momento opportuno con la figlia del faraone!
Così Mosè, “tirato fuori dalle acque ostili”, potrà compiere la sua missione: sarà il primo salvato del suo popolo, grazie al coraggio e alla generosità di alcune donne. La loro audacia sul fiume, che ha reso fertile e ricco l’Egitto, porterà fecondità per l’intera umanità!
Riflettiamo su queste acque apparentemente ostili, rese feconde dall’intervento perspicace e generoso delle donne.
PER ANDARE IN PROFONDITÀ
1. “Vi adagiò il bambino e lo depose”: quanta cura e attenzione in questi gesti, quasi un anticipo di ciò che farà Maria di Nazareth nella grotta di Belemme! Questa donna non si perde d’animo e, pur di salvare il suo bambino, inventa strade nuove e rischiose. Sono capace di non scoraggiarmi di fronte a difficoltà e imprevisti? Riesco a trovare la strada migliore per vincere il male col bene?
2. Come la sorella di Mosè, coltivo le capacità – tipicamente femminili - di attendere e, insieme, di cogliere l’attimo giusto per agire verso il meglio?
3. Il tempo del riposo può offrire possibilità nuove per compiere gesti di generosità: come la figlia del faraone che scende al Nilo per fare il bagno, so scoprire e riconoscere queste occasioni ?
PER ALZARE LO SGUARDO
Signore, dammi la forza per rispondere al male col bene.
Come la madre di Noè, dammi la sapienza per trovare strade nuove che portano a salvezza.
Come la sorella, donami la pazienza per attendere il momento opportuno.
Come la figlia del faraone, dammi occhi per scorgere il bene.
Insegnami la gratitudine di chi sa di essere stato salvato dal tuo sguardo di provvidenza!
Aiutami a rimanere fedele al luogo di salvezza a cui mi mandi!
CARLO MARIA MARTINI E GLI ANNI DI PIOMBO
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