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La Parola nella bocca

Parola1L’inizio del libro del Deuteronomio ci porta al cuore del nostro tema: «E queste sono le parole». Un intero libro è così dedicato a trasmettere la Parola di Dio nelle parole degli uomini, attraverso la mediazione di Mosè. Tra i numerosi versetti di questo libro uno è particolarmente curioso: «La Parola è molto vicina a te, nella tua bocca e nel tuo cuore, per farla» (Dt 30,14).

 

Il cuore nell’antropologia biblica non è l’organo del sentimento (che abita nelle viscere), ma è il luogo della ragione e della volontà: con il cuore si pensa (Sal 19,15; 139,23; Dan 2,30...)! Dal cuore, poi, si passa all’esterno attraverso la bocca, che «parla dalla pienezza del cuore» (Mt 12,34) e infine attraverso l’azione (mano, piede).

In un altro e famosissimo passo del libro del Deuteronomio, troviamo esattamente questa successione: «E siano queste parole, che io oggi ti ordino sul tuo cuore; e le inculcherai ai tuoi figli e le dirai loro quando siedi in casa tua e quando cammini per la strada e quando ti coricherai e quando ti alzerai» (Dt 6,6-7). In questo versetto la parola prima è sul cuore, come scritta sulla tavoletta che gli scolari portavano al collo per prendere appunti, poi è detta e ripetuta, «inculcata» nei figli e vissuta in ogni momento della vita: la polarità tra sedere e camminare, coricarsi e alzarsi intende abbracciare tutta l’esistenza.

La stranezza del versetto Dt 30,14, pertanto, sta nella successione: dalla bocca si passa al cuore. È possibile, allora, trovarsi la Parola sulle labbra e non averla ancora nel cuore?
Sì, è possibile! Anzi, questo versetto ci invita a porre attenzione a quanto diciamo. A volte capita, infatti, che in quanto diciamo agli altri ci siano parole che non abbiamo pensato e che, però, sentiamo molto vere per noi: conviene annotarle e ritornarci, per scoprire se quelle non siano Parole poste nella nostra bocca che devono passare al cuore. A volte, poi, dire ad altri aiuta a comprendere meglio. Chi insegna lo sperimenta ogni giorno.
Un altro invito di questo versetto, poi, è quello di scegliere che parole mettere nella nostra bocca: possiamo lasciare le solite parole «stanche» (come direbbe Qoelet 1,8) oppure scegliere un versetto della Parola di Dio da ripetere tutto il giorno in una ruminatio continua. Possiamo provare anche a scegliere un versetto che «non ci piace», che proprio non ci va giù e ripeterlo fino ad accorgerci che ci è così familiare che desideriamo davvero «farlo».

© 2013 Laura Invernizzi. Tutti i diritti riservati.
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