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Donna, chi cerchi?: la fecondità

L'EMORROISSA (Mc 5,25-34)
 
LA FAMA DI GESU' E' UNA FORZA CHE SPINGE E CHE ATTIRA
Siamo al centro della predicazione e della missione di Gesù; il Signore dopo aver istituito i 12 (Mc 3,13) si muove intorno al lago di Tiberiade, per la Galilea facendo miracoli e predicando il Regno: guarisce molti malati (Mc 2,1-12; Mc 3,1-6), scaccia gli indemoniati ( Mc 5,1-18), insegna con le parabole (Mc 4,1-34), da ai suoi discepoli dei nuovi criteri per vivere e giudicare la realtà (Mc 2,13-14: la misericordia; Mc 2,18-28: il primato dell'uomo su ogni legge; Mc3,31-35 le sua vera parentale, la sua vera appartenenza).
Gesù si sta facendo conoscere ci sono quelli più vicini a Lui i discepoli che mentre lo conoscono sentono che la, loro vita non può rimanere la stessa dopo questo incontro e decidono di seguirlo, c'è chi beneficia di Lui per un momento e poi ritorna alle sue occupazioni – l'indemoniato-, c'è chi già lo teme come possibile alternativa al potere costituito (Mc 3,6), c'è chi non lo capisce e lo giudica un po' fuori (Mc 3,20) poi c'è la folla che si stringe intorno a Lui per trarne qualche beneficio spirituale o nel corpo (Mc 3,7-12): è fede, è necessità, è opportunismo?
quello che è certo è che il Signore sfrutta quegli incontri per dire chi è Lui e chi è il Padre suo. Quello che è certo è che le persone arrivano da Lui con una domanda e Lui è capace di prendere quella domanda e portarla ad un altro piano.

Di questo Gesù corre fama lungo tutta la regione perché il suo modo di parlare e di vivere sfida il male, attirandolo e non fuggendolo: i malati, i peccatori, i nemici vengono a lui e Lui parte proprio da lì per annunciare il Regno, quasi a dirci che non possiamo fare a meno di guardare al nostro male per incontrarlo: san Bernardo parlava di felix culpa.
Nell'episodio precedente a quello che preghiamo oggi Gesù attraversa il mare (quando Marco dice mare, intende male, perché per gli ebrei il mare nei suoi abissi sconosciuti e scuri rappresentava il male) e calma la tempesta: i suoi discepoli ancora paurosi sono testimoni di questa sua forza, di questa sua fermezza.
La fama corre per tutta la regione arriva alle orecchie di molti, soprattutto alle orecchie dei disperati di coloro che sanno cosa sia il male, di coloro che l'hanno visto negli occhi. Oggi siamo portati a nascondere il male, ce ne vergogniamo, magari giustamente perché colpevoli, magari perché non abbiamo più la forza di reagire. La notizia di Gesù richiama da questo nascondimento uno dei capi della sinagoga Giairo e una donna senza nome del popolo: le due storie sono intrecciate, sono due storie di dolore e di vita che vanno avanti da 12 anni: 12 anni per gli ebrei sono la completezza: sono le 12 tribù d'Israele, dopo 12 anni qualcosa di nuovo deve iniziare.
Gesù è circondato dalla folla ma incredibilmente chi vuole riesce sempre a raggiungerlo, c'è una qualche forza che spinge chi davvero vuole incontrarlo, è forza che nasce da dentro e spinge fuori, ma è forza fuori da sé che attrae inspiegabilmente: succede così a Giairo che appena vede Gesù si fa spazio tra la folla e lo raggiunge, succede così alla donna che alllungandosi verso di Lui riesce a sfiorarlo. C'è qualcosa che accomuna la donna e Giairo a Gesù, c'è un qualche legame originario che pare rotto ed invece vuole insistentemente rinsaldaldarsi, come quando all'apparire della primavera la vita rispunta indipendentemente dalle condizioni penose a cui può essere sottoposta.

La vita tende alla vita, la vita cerca la vita, la vita non rimane soffocata: c'è una vita che vuole riemergere in te, c'è un desiderio di vivacità, di gioia, di vita- appunto- che è chiamata ad uscire.
Chiedi al Signore la grazia di ascoltarla, di accoglierla e di vederla indirizzata.

 

COME SI TRATTIENE LA VITA?

Entriamo più profondamente nel testo e nel racconto di Marco.

Vi chiederei uno sforzo di immaginazione: immaginate tutta la concitazione che questo testo vuole trasmettere: è come se Marco accelerasse il testo, la donna, il suo problema, la sua storia sempre presente dentro di sé, a cui però non ha tempo di dare ascolto, la folla, le urla intorno, i discepoli che tengono Gesù come se fosse loro (cfr Mc 10,13) individua una via, scorge il suo mantello, si allunga verso quel lembo, ruba quel tocco: tutto si ferma.
Cosa succede intorno? Non lo sa, non le riguarda per il momento, cosa succede dentro? il flusso si fermò: il mondo si ferma per un istante per quella donna. Entrate nei suoi sentimenti, nelle sue paure.
Una donna che perdeva sangue per gli ebrei era una donna impura, era una donna emarginata, non poteva avvicinare nessuno, né venire a contatto con nulla di sacro (Lv15,25). Una donna impura, una donna condannata a poche relazioni. Aveva sofferto molto aveva cercato di liberarsi dal suo male, si era rivolta a molti, e capite bene l'imbarazzo, l'umiliazione ma anche la disperazione di vedere ogni volta svanire le sue speranze. Eppure continua a sperare eppure si attacca al lembo di quel mantello.
Ho provato ad entrare nei sentimenti di questa donna e scavare nel suo dolore. Arrivata in fondo ho trovato quel dolore, il peggiore che possiamo provare.
Non so trattenere la vita: la vita mi attraversa, mi passa dentro, ma poi se ne va, non so trattenere il sangue, la vita: la vita da me scappa, sono un segno di morte, io donna, io custode della vita, generatrice di vita, non so trattenere dentro di me la vita.
E guardate che capita anche a noi di non saper trattenere la vita: quando incontriamo situazioni a cui non sappiamo rispondere, quando ci dimentichiamo della vita degli altri, quando le esperienze dolorose, ma anche quelle gioiose degli altri ci attraversano e non sanno cambiare niente di noi, ma anche quando non riusciamo a trattenere il gusto di ciò che abbiamo fatto o di chi abbiamo incontrato: lì non sappiano trattenere la vita, lì la vita scorre inesorabilmente via, come l'acqua su una superficie impermeabile e non torna più. Altra cosa è una terra permeabile che sa lasciarsi attraversare e alimentare dall'acqua che le è donata: è una terra per la vita, è una terra orientata alla vita.


Una seconda traccia di preghiera: torna su quei dodici anni che la donna non osa raccontarsi, perché dentro di lei non hanno lasciato traccia, non hanno lasciato vita. La vita in quell'istante in cui tocca il mantello si ferma, a modo di riguardare le cose con calma.
Torna sulle tante cose che fai e che insegui, su quelle cose che riempiono la tua vita ma che forse non sempre ti danno vita. Allungati verso il Signore, verso il lembo del suo mantello per trovare un orientamento, un senso una vita che già desidera di nascere ma che ti spaventa trattenere dentro di te.

 

UN ITINERARIO DA COMPIERE

Torniamo alla donna che è ferma a quel "sentì nel suo corpo che era guarita dal male", a questo sentire che finalmente si può permettere. Intorno però la vita continua, nessuno si è accorto di niente, i discepoli non si sono accorti di questo gesto rubato e ancor meno la folla presa dalle sue cose. Eppure una voce, quella voce riporta la donna nella realtà esterna a lei.
"Chi ha toccato le mie vesti?": c'è chi si è accorto di questo tuo profondo cambiamento, c'è chi in questa guarigione è stato coinvolto.
I discepoli non capiscono "tu vedi la gente che si stringe intorno a te", chissà in quanti ti hanno toccato, c'è tanta gente tutta uguale, che tende le mani da tutte le parti.
No, c'è stato un tocco diverso, un tocco con una speranza e con una sofferenza diversa, un tocco che ha prodotto un cambiamento, un incontro che segna per la vita.
"Guardava attorno per vedere colei che aveva fatto questo": come la riconoscerà? sa che è una donna, l'ha riconosciuta dal suo tocco, era di spalle, ma una donna parla con gesti, alcun gesti sono da donna. Un uomo si sarebbe avvicinato da davanti, oppure l'avrebbe toccato sulla spalla, una donna si accontenta di un lembo, perché sa che la vita è già dentro di lei, è solo da risvegliare.
La donna è come ridestata dai suoi pensieri e riportata alla realtà. È impaurita e tremante: "mi ha scoperto, non c'è nessun altro qua intorno, oltre a me, siamo io e lui; sta certamente parlando di me perché io so cosa lui ha fatto per me. Questa Parola è rivolta me anche se qua ad ascoltarla siamo in tanti, quello sguardo sta cercando me; cosa vuole? Come farò a sdebitarmi, mi sono messa in un bel pasticcio questa volta".
I sentimenti di quella donna sono pieni di contrasti: esplode la gioia perché finalmente si sente guarita, ristabilita, riconsiderata degna di stima, al tempo stesso ha timore perché non sa come andranno le cose, non sa dove la condurrà quel gesto che ha osato fare e quell'uomo di cui ha sentito parlare, ma di cui solo ora ha compreso la potenza. La gioia, la pace, la serenità di quando ci sentiamo capite, ascoltate da qualcuno che capisce quanto è importante ciò che si muove dentro di noi; lo smarrimento, il timore, l'incertezza di quando non sappiamo come andrà a finire, perché chi abbiamo di fronte è Altro da me.
Non ha parole questa donna: gli si gettò davanti. un tocco rubato da dietro, quasi senza farsi notare; ed ora un buttarsi davanti quasi ad imporsi con tutto il suo peso e la sua disperazione.
E poi bellissimo: Gli disse tutta la verità. Non credo che tutta la verità di questa donna fosse solo che era lei la colpevole di quel gesto, ben altro avrà raccontato: quei dodici anni , tutte le paure, i sensi di colpa, le speranze sfumate, fino ad arrivare a liberare anche quei desideri di vita ormai sotterrati dalla malattia e da tutto il resto. Tutta la verità... quando ci si può permettere di raccontare tutta la verità – sogni compresi-?
Figlia, la tua fede ti ha salvata! Va' in pace e sii guarita dal tuo male: in queste parole di Gesù c'è tutto un itinerario spirituale che ci fa compiere.

1. Temi di non poter diventare madre: riscopriti Figlia: Sei inspiegabilmente figlia, generata alla vita da altri, tenuta in vita da altri: non occorre più trattenere la vita, tu stessa sei vita! Riscopri che la vita scorre dentro di te, nei tuoi incontri, nelle tue occupazioni, nei tuoi progetti, nei tuoi sogni.

2. Questa donna era già guarita, ma Gesù vuole salvarla: a Lui sta a cuore la salvezza. Non accontentarti di guarire, cerca la salvezza: la salvezza che va oltre le tue preoccupazioni, le tue occupazioni, il tuo contingente: cerca la salvezza, che è ciò che ti solleva, che ti tira fuori dal tuo pantano, non per fuggire dalla realtà ma per guardarla dall'alto con gli occhi di Dio.

3. Come avviene la salvezza che vuole Gesù: non avviene in un gesto rubato e anonimo: avviene in un mettersi nelle mani di un altro, nell'entrare in relazione con Lui. Alla donna bastava toccare il mantello, per tornare alla sua comodità, alla sua guarigione. Gesù la conduce ad un dialogo intenso con Lui, a dire tutta la verità – che rimane cosa intimissima tra lei e Lui-. Questo è quello che vuole fare Gesù con noi: non la comodità, ma una inquietudine che nasce dallo stare di fronte ad un Altro che davvero è Altro e fa uscire tutto quello che siamo. Quello sguardo che si aggira tra la folla cercando la fede di quella donna è quanto di più bello che ci sia di Dio, che ci cerca, che cerca la nostra fede fatta di paura e di fiducia per iniziare un dialogo con noi.


Contempla questo sguardo di Gesù che ti cerca tra la folla, ti raggiunge: Figli la tua fede ti ha salvato. Tutta la verità di quello che sei non è un ostacolo alla tua relazione con Lui, ma anzi è il motore è ciò che Lui vuole amare e amando salvare.
Ascolta la tua gioia ma insieme la tua paura di stare di fronte a Lui. Cosa mi chiederà in cambio? Perché vuole incontrarmi?
Contempla e ascolta la sua Parola: Figlia la tua fede ti ha salvata!

Roberta

 

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