"UNA LETTERA D'AMORE. QUESTO E' TEOLOGIA" Padre Gutiérrez
Padre Gustavo Gutiérrez Merino (Lima, 8 giugno 1928 - 22 ottobre 2024) è un dono che affonda le radici in una fede vissuta. Egli non ha solo contribuito a plasmare il dibattito - in tempo di radicali contrapposizioni - durante i lavori del Concilio Vaticano II, ma ha offerto per sempre alla Chiesa e al mondo una spiritualità radicata nel Vangelo.
«Essere solidali con i poveri – ha sottolineato più volte il padre peruviano che conosceva l’oppressione delle dittature sudamericane – non vuol dire solo aiutarli materialmente. Significa anche essere contro le cause che generano la condizione di bisogno». La capacità di cogliere l’anti-Vangelo delle ingiustizie e le strutture di peccato che le producono, ha con lui condotto la Chiesa tutta, mediante il documento di Aparecida del 2007, all’opzione preferenziale per i poveri. Padre Gustavo, radicato in questa esperienza, ha sempre inteso la necessità di parlare di Dio a partire dalla sofferenza dell’innocente, condizione centrale per comprendere il messaggio cristiano, ed ha esortato la Chiesa, da questa visione, ad un cambiamento permanente di prospettiva.
Sottolineando gli sforzi di Carlo Maria Martini per immaginare la Chiesa come comunità alternativa, ha detto – ad 85 anni, quasi come testamento - di voler sognare ancora. Non per ottimismo ma per compassione. Intervenuto a Seveso, durante il XXIII congresso dei teologi italiani, titolato "Fare teologia nella tradizione", del 5 settembre 2013, padre Gutiérrez si esprimeva così: «Walter Benjamin dice che l’utopia non viene tanto dal credere che è possibile realizzarla, ma dalla compassione che dobbiamo avere per la gente innocente che soffre. Compassione e simpatia hanno la stessa radice etimologica. La simpatia per la gente è ciò che permette di sognare. Allo scopo di diminuire o eliminare la sofferenza della gente nel mondo. Dobbiamo sognare! E la teologia è un’ermeneutica della speranza. Deve cercare le ragioni della speranza (1Pt 3,8-17)». Per questo è una lettera d’amore che occorre continuare a scrivere.
Silvia Meroni
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