n. 44: Nuova Evangelizzazione in parrocchia
PROPOSIZIONE 44: NUOVA EVANGELIZZAZIONE IN PARROCCHIA
La parrocchia, per mezzo di tutte le sue attività, deve incoraggiare i suoi membri a diventare agenti della nuova evangelizzazione, dando testimonianza sia con la propria parola che con la propria vita. Per questo motivo, è importante ricordare che la parrocchia rimane l’ambiente abituale per la vita spirituale dei parrocchiani. Il Sinodo pertanto incoraggia le visite parrocchiali alle famiglie come un mezzo di rinnovamento della parrocchia. A volte succede che la parrocchia viene considerata solo come un luogo per eventi importanti o persino come un centro turistico. Parimenti, gli “agenti pastorali” negli ospedali, i centri giovanili, le fabbriche, la carceri, ecc. devono tener presente che la nuova evangelizzazione deve trovare casa in questi luoghi. La Chiesa deve infatti essere presente in questi luoghi, poiché Cristo ha mostrato la sua preferenza per le persone che li popolano. Per quanto è nel loro potere, tutte le Chiese sono quindi esortate ad essere aperte a questa missione, ovunque si trovino.
Seguendo quanto espresso dai Vescovi italiani nel documento Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia (2004), provo a “costruire” l’identikit di una parrocchia che voglia essere missionaria e vivere in pienezza questa stagione ecclesiale della Nuova Evangelizzazione:
1.Non si può più dare per scontato che tra noi e attorno a noi, in un crescente pluralismo culturale e religioso, sia conosciuto il Vangelo di Gesù; le parrocchie devono essere dimore che sanno accogliere e ascoltare paure e speranze della gente, domande e attese, anche inespresse, e che sanno offrire una coraggiosa testimonianza e un annuncio credibile della verità che è Cristo.
2.L’iniziazione cristiana, che ha il suo insostituibile grembo nella parrocchia, deve ritrovare unità attorno all’Eucaristia; bisogna rinnovare l’iniziazione cristiana dei fanciulli coinvolgendo maggiormente le famiglie; per i giovani e gli adulti vanno proposti nuovi e praticabili itinerari per l’iniziazione o la ripresa della vita cristiana.
3.La domenica, giorno del Signore, della Chiesa e dell’uomo, sta alla sorgente, al cuore e al vertice della vita parrocchiale: il valore che la domenica ha per l’uomo e lo slancio missionario che da essa si genera prendono forma solo in una celebrazione dell’Eucaristia curata secondo verità e bellezza.
4.Una parrocchia missionaria è al servizio della fede delle persone, soprattutto degli adulti, da raggiungere nelle dimensioni degli affetti, del lavoro, e del riposo; occorre in particolare riconoscere il ruolo germinale che per la società e per la comunità cristiana hanno le famiglie, sostenendole nella preparazione al matrimonio cristiano, nell’attesa dei figli, nella responsabilità educativa, nei momenti di sofferenza.
5.Le parrocchie devono continuare ad assicurare la dimensione popolare della Chiesa, rinnovandone il legame con il territorio nelle sue concrete e molteplici dimensioni sociali e culturali. Vi è la necessità di prendersi cura dei poveri, collaborare con altri soggetti sociali e con le istituzioni, promuovere cultura in questo tempo della comunicazione.
6.Le parrocchie non possono agire da sole: ci vuole una “pastorale integrata” in cui, nell’unità con la Diocesi, si abbandoni ogni pretesa di autosufficienza o autoreferenzialità, per aprirsi a una pastorale d’insieme con le unità pastorali o le comunità pastorali, il decanato, la zona, valorizzando la vita consacrata e i nuovi movimenti ecclesiali.
7.Una parrocchia missionaria ha bisogno di “nuovi” protagonisti: una comunità che si sente tutta responsabile del vangelo, preti più pronti alla collaborazione nell’unico Presbiterio e più attenti a promuovere carismi e ministeri, sostenendo la formazione dei laici, con le loro associazioni creando spazi di reale partecipazione alla vita ecclesiale.
L’impegno non è facile, ma è esaltante. Essere protagonisti è un dono di Dio. Ogni cambiamento va vissuto insieme, in un clima spirituale “alto”. Ce lo chiede il Signore che, come a Paolo, continua a ripetere a ciascuno: “Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere … perché io ho un popolo numeroso in questa città” (Atti 18,9-10).
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