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n. 49: La dimensione pastorale del ministero ordinato

PROPOSIZIONE 49: DIMENSIONE PASTORALE DEL MINISTERO ORDINATO

I padri sinodali incoraggiano i vescovi e i sacerdoti a conoscere la vita delle persone che servono in un modo più personale. Le persone cercano dei testimoni autentici e credibili nei loro vescovi e sacerdoti che vivono e modellano la fede e la Nuova Evangelizzazione. Il vescovo è un evangelizzatore che guida con l’esempio e condivide con tutti i battezzati la benedizione di essere chiamato ad evangelizzare. Formazione permanente per il clero sulla nuova evangelizzazione e metodi di evangelizzazione nella diocesi e parrocchia sono necessari al fine di apprendere mezzi efficaci per mobilitare i laici ad impegnarsi nella nuova evangelizzazione. Noi invitiamo i vescovi, in primo luogo i responsabili per tutta l’opera pastorale della Chiesa, a sviluppare un piano che animi ed accompagni in modo diretto e personale il lavoro pastorale del presbiterato, il nucleo della leadership della Nuova Evangelizzazione. Confrontati con gli scandali riguardanti la vita e il ministero sacerdotale, che deploriamo profondamente, proponiamo tuttavia che, grazie ed incoraggiamenti siano dati al fedele servizio di tanti sacerdoti e che orientamenti pastorali vengano dati alle Chiese particolari su un piano pastorale presbiterale che è sistematico ed organizzato e che sostiene il rinnovamento autentico della vita e del ministero dei sacerdoti, che sono i primi agenti della nuova evangelizzazione (cfr Pastores dabo vobis, 2). Affinchè i sacerdoti siano adeguatamente preparati per il lavoro della Nuova Evangelizzazione, il Sinodo auspica che nella loro formazione si abbia cura di formarli in una spiritualità profonda, in una solida dottrina, nella capacità di comunicare nella catechesi e in una presa di coscienza dei moderni fenomeni culturali. I seminari devono avere la nuova evangelizzazione come obiettivo, in modo che diventi il filo conduttore ed unificante nei programmi di formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale nell’ars celebrandi, nell’omiletica e nella celebrazione del sacramento della Riconciliazione, che sono tutti elementi molto importanti della Nuova Evangelizzazione. Il Sinodo riconosce ed incoraggia il lavoro dei diaconi il cui ministero rende un grande servizio alla Chiesa. Programmi di formazione continuata all’interno della diocesi devono essere anche disponibili per i diaconi.

Nel Percorso Pastorale diocesano Mi sarete testimoni (2003-2006), alle pagg. 202-206, il cardinale Tettamanzi ricordava, citando il documento Presbyterorum ordinis (n.2) del Concilio Vaticano II sui presbiteri, ribadisce «il posto specifico e insostituibile nell’evangelizzazione e trasmissione della fede che spetta ai Vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, a quanti cioè ricevono il sacramento dell’Ordine[…] I presbiteri ricevono dal sacramento dell’Ordine il sacro potere di “agire nella persona di Cristo Capo”, in particolare offrendo il Sacrificio della Messa e perdonando i peccati [...]. In particolare, i presbiteri, sono la ripresentazione sacramentale, nella Chiesa e davanti alla Chiesa, di Gesù Cristo Capo e Pastore […]. Poiché il sacerdozio ministeriale è al servizio del sacerdozio comune di tutti i fedeli, i presbiteri ricevono, infine, il compito di edificare la comunità cristiana come comunità della Parola, del Sacramento e della carità. Il modo loro specifico di edificarla è quello che si esprime nel “ministero della presidenza”, inteso come servizio per la comunione tra tutti i fedeli (Sinodo 47°, cost.132, 3c). Rientra nel ministero della presidenza il compito di discernere ed educare, valorizzare, promuovere e coordinare l’esercizio concreto, da parte di tutti i fedeli, dei loro ministeri, uffici e funzioni in ordine a una crescita corale della comunità cristiana in senso decisamente missionario».

Papa Francesco, in questi primi mesi di pontificato, ha assiduamente parlato di come intenda il ruolo dei presbiteri, che per lui non possono essere altro che pastori umili a servizio del loro gregge. Ancora di più, il presbitero deve avere addosso l’odore delle anime che pascola, come invitava alla Messa Crismale del 28 marzo scorso, dicendo: “Questo vi chiedo: siate pastori con l’odore delle pecore”. E ancora, sempre in quella occasione, “Il buon sacerdote si riconosce da come viene unto il suo popolo; questa è una prova chiara”. Il prete-gestore è una delle derive del ministero sacerdotale che forse più inquieta Papa Francesco: “Siate pastori, non funzionari. Siate mediatori, non intermediari … Abbiate sempre davanti agli occhi l’esempio del Buon Pastore, che non è venuto per essere servito, ma per servire, e per cercare di salvare ciò che era perduto” (Ordinazioni presbiterali, 21 aprile 2013). Al Convegno della Diocesi di Roma (17 Giugno 2013) Papa Francesco ha affermato: “Questa è una responsabilità grande, e dobbiamo chiedere al Signore la grazia della generosità e il coraggio e la pazienza per uscire, per uscire ad annunziare il Vangelo. Ah, questo è difficile. E’ più facile restare a casa, con quell’unica pecorella! E’ più facile con quella pecorella, pettinarla, accarezzarla … ma noi preti, anche voi cristiani, tutti: il Signore ci vuole pastori, non pettinatori di pecore; pastori!”. E per questo occorre quella preghiera forte e coraggiosa, cui il Papa ci invita, per chiedere a Dio preti generosi e santi, dediti al popolo di Dio in comunione con il proprio Vescovo. Maria Grazia Rasia

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