Dentro una storia di santità/1: DOVETE ESSERE VOI STESSE! Il protagonismo delle donne

Con queste parole l’arcivescovo di Milano Montini si rivolgeva alla gioventù femminile di Azione Cattolica, nell’ottobre 1961. Pur con un linguaggio per noi lontano e un carattere ancora germinale, questo accorato invito ci sembra abbia qualcosa di inusuale, talvolta anche nell’oggi: che un uomo di istituzione, quale è un vescovo, inviti le donne al protagonismo, a cercare la propria strada nel dire e vivere la fede. Non che le donne non lo stessero già facendo ma può capitare che si parli delle donne, più che con le donne – ancora di più in quell’epoca pre-conciliare quando era ad esse preclusa, in modi diversi, la presa di parola.
L’arcivescovo invita le donne a trovare il loro modo di essere cristiane che sia all’altezza dei tempi, tempi di continui cambiamenti proprio nel mondo femminile e, di conseguenza, anche nel mondo maschile e nei rapporti di genere.
L’attenzione, poi, che Montini dimostrò lungo tutto il suo ministero nei confronti del mondo femminile, religiose e laiche, non può essere intesa unicamente come una sua sensibilità ma come una lucida consapevolezza di un tema strategico per l’oggi dell’evangelizzazione e della Chiesa. Infatti, l’invito che Montini rivolge a queste giovani di AC è motivato dallo sguardo al mondo, da un’urgente e rinnovata evangelizzazione che ha necessariamente bisogno delle donne.
Come non sentire una vicinanza con il magistero di un altro vescovo, papa Francesco, il quale ha invitato più volte a riflettere sul posto delle donne, quali membra vive e responsabili della chiesa; un papa che osa parlare di legittime rivendicazioni delle donne (EG 103-104).
Anche per noi Ausiliarie è un compito essere donne insieme alle donne del nostro tempo; è per noi un’urgenza essere protagoniste nell’evangelizzazione. Per noi è un mandato ecclesiale il prendere parola per edificare la Chiesa e il dare parola alle donne con cui viviamo e operiamo; è una grazia e una responsabilità essere testimoni di maturità e reciprocità nelle relazioni con gli uomini.
La nostra vocazione ci invita a coltivare una particolare sensibilità nel capire i mutamenti che oggi investono la condizione femminile; ad orientare la nostra femminilità secondo le forme dell’amore di Cristo. Questa identità caratterizza noi Ausiliarie senza isolarci: motiva, anzi, l’attenzione e la vicinanza a tutte le donne nella ricerca, nel sostegno e nella ripresa del loro cammino di vita. (Statuto 12)
Cristina Viganò
CARLO MARIA MARTINI E GLI ANNI DI PIOMBO
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