Una breccia nel tempo. Le preghiere di Anna (1Sam 1–2)
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Ogni libro è la traccia e la mappa di un viaggio: il viaggio dell’autore con i suoi personaggi. Sotto questo profilo, la Bibbia è come gli altri libri. Infatti è fiera di presentarsi così: come un racconto di uomini e donne – alcuni solo immaginati –, che nel tragitto e nel travaglio della loro esistenza hanno avuto come compagno di viaggio un personaggio nient’affatto comodo: Dio.
Chi ha il coraggio di aprire la Bibbia viene messo a sua volta in cammino! Si tratta di un racconto vivo, che include la storia di coloro che la leggono. Dobbiamo ammetterlo: leggere la Bibbia è un’avventura un po’ pericolosa!
Il libro di Laura rilegge due capitoli della Bibbia, che raccontano la storia di una donna, la cui vicenda potrebbe essere riassunta in un’espressione proverbiale: «Il bene è un’eccezione; l’ingiustizia una costante!».
Sembrano le parole di un lamento sull’orlo della resa e dello scoraggiamento. Ma…, non nel caso di Anna. Lei è convinta che al Signore le nostre storie non rimangano indifferenti. E quindi, anche se afflitta dalla desolazione, la vive alla presenza del Signore… per con-vocarlo: per “tirarlo dentro” con la parola. Ecco il senso della preghiera!
È molto bella l’immagine della breccia, perché dice che Lui è “pieno” di ciò che serve a noi e per la sua benevolenza ci “inonda” di grazia. È facile a questo riguardo leggere in parallelo quanto scrive l’apostolo Paolo nella lettera ai Romani(5,5) a proposito dello Spirito, il Dono per eccellenza: «La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato».
Non ha nulla di convenzionale il discorso che Anna rivolge al Signore. Le sue non sono parole boriose, arroganti; piuttosto tradiscono una disposizione disarmata e coraggiosa/temeraria. Disarmata, perché cede l’iniziativa al Signore (non si arrende, ma attende); coraggiosa, anzi temeraria, perché stuzzica il Signore: gli ricorda la sua alleanza e la promessa che ne scaturisce. Come a dire: “guarda che nella mia sventura ci fai una brutta figura anche Tu!”. Così il passato non viene convocato per alimentare il risentimento, ma per suscitare la responsabilità del Signore, mettendo in gioco sé stessa. Dalla vicenda di Anna possiamo ricavare le tappe di una scuola di preghiera: all’ingresso ella con-voca Dio, perché si faccia presente; racconta con sincerità sé stessa, facendo memoria del suo passato e dell’angustia presente, appellandosi all’alleanza; prega “con il cuore”: non si vergogna di manifestare la sua angustia; persevera, tenendo ferma la sua fiducia…
Laura ci aiuta a riscoprire nella vicenda di Anna che il Signore vuol vivere una storia con noi. Ecco perché possiamo vivere una storia con Lui; in particolare con la pratica di una preghiera fiduciosa.
CARLO MARIA MARTINI E GLI ANNI DI PIOMBO
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