CONSIGLI DI LETTURA: Nemmeno una v'irgola
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Che cosa rende la vita degna di questo nome? Come guardare all’esperienza di tante persone anziane, spesso sole e ai margini dell’interesse prevalente, troppo spesso, di questi tempi, portate via da malattie che consumano poco a poco e sembrano cancellare ogni senso dell’esistenza?
Nemmeno una v’rgola mi pare risponda a queste domande con il linguaggio dolce e poetico di un nipote – l’autore, Guido Domingo - che non può accettare che la nonna se ne sia andata in questo modo assurdo. Per questo prova a immaginare altro, a “riscrivere un finale”, a “ridare valore ad una vita, e soprattutto ad una morte” portandoci col suo romanzo nell’avventura che coglie la Vecchia quando ritrova delle lire ormai inutilizzabili e un numero di telefono sull’incarto che le avvolge. La sua vita, ormai caratterizzata dalla solitudine e da una relazione poco più che formale con la Figlia e i nipoti, prenderà una nuova piega. Con i suoi passi stentati e tutta la sua fragilità inizierà un cammino, accompagnata dal premuroso Vicino e da un’Insegnante con “occhi maiuscoli e aria di scogli sbattuti tra i capelli”. Sarà l’occasione per ritrovare il passato, scoprirne la profondità, la bellezza e i rimpianti. E proprio in questo, per trovare un nuovo senso al presente e al futuro. Un viaggio nella memoria che trasformerà le relazioni perché capace di mostrare gli intoppi incontrati e di sollecitare quei passi ancora possibili per un finale diverso.
Sarà l’amore a fare capolino, pagina dopo pagina. Quello che, si intuisce, potrà sbocciare. Ma anche quello che sembrava sparito, logorato dal tempo. Quello che mi ha fatto venire in mente un ritornello di Jovanotti:
So che è successo già
Che altri già si amarono
Non è una novità
Ma questo nostro amore è
Che altri già si amarono
Non è una novità
Ma questo nostro amore è
Come musica
Che non potrà finire mai
Che non potrà finire mai
Mai, mai.
Che non potrà finire mai
Che non potrà finire mai
Mai, mai.
Le cose più importanti amano stare tra le banalità quotidiane, tanto che talvolta ci si perdono. Rischiano sempre di essere travolte e offuscate dalla scontatezza, dalle piccole deviazioni, dal troppo “da fare”, da tante paure… ma sono quelle che danno senso alla vita, quelle che – come ci ricorda il film Ogni cosa è illuminata – dicono lo spessore delle cose dentro una casa, come un quadro di montagna, o un foglietto con una strofa di canzone, che sembravano messi lì a caso, per pura decorazione.
Le cose più importanti sono quelle in cui, lo scopriamo passo dopo passo, l’infinito fa capolino, per nascondersi quasi subito, in attesa che affrontiamo la salita per ritrovarci come bambini “in punta di pedi sui loro cuori” a sbirciare l’eterno.
Susanna Poggioni
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