QUARESIMA IV - Lo stupore della misericordia
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Ognuno di noi, ricordando gli anni della sua formazione scolastica, ripensa al Manzoni come il poeta della fede e della cristianità e ciò ci spinge a rileggere le sue opere in modo "preconcetto" scorrendo le pagine certi di ritrovare ciò che già sappiamo: la grandezza della misericordia di Dio che illumina i gesti, che rende possibile l'impossibile. E' proprio questo "sapere già" che ci permette di non stupirci dello splendore della conversione dell'Innominato, dell'immenso valore del perdono di Renzo nei confronti di Don Rodrigo, della mistica grandezza di Fra Cristoforo.
Riavvicinarsi ai Promessi Sposi diventa, così, un mezzo per ritrovare ciò che ci conferma nelle nostre certezze, nella nostra fede, ma il lettore che si accosta al romanzo in modo "aperto", nuovo, sa farsi cogliere dall'inaspettato, dall'inatteso.
La descrizione, nel XXXIV capitolo, della Madre di Cecilia che accompagna la figlia morta sul carro dei Monatti è certamente fra i passi più noti del romanzo:
"Portava essa in collo una bambina di forse nov'anni, morta; ma tutta ben accomodata, co' capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l'avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premi. Un turpe monatto andò per levarle la bambina dalle braccia, con una specie però d'insolito rispetto, con un'esitazione involontaria. Ma quella, tirandosi indietro, senza però mostrare sdegno né disprezzo, "no!" disse: "non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete." Così dicendo, aprì una mano, fece vedere una borsa, e la lasciò cadere in quella che il monatto le tese. Poi continuò: "promettetemi di non levarle un filo d'intorno, né di lasciar che altri ardisca di farlo, e di metterla sotto terra così".
Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, piú per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l'inaspettata ricompensa, s'affaccendò a far un po' di posto sul carro per la morticina".
E' il Nuovo che irrompendo nel cuore del rude monatto che ci testimonia la meraviglia della misericordia.
Il gesto fa trapelare un nuovo sentire che sorprende il personaggio stesso, ma che sorprende soprattutto noi lettori che non ci aspettiamo il manifestarsi così pieno della misericordia in chi, la misericordia, sembra non poter conoscere. Anche noi, come la madre di Cecilia, avremmo fatto cadere nelle su mani una borsa per comprarne la pietà e la reazione dell'uomo ci coglie stupefatti. Il gesto gentile e gratuito di compassione ci invita a guardare l'uomo con occhi nuovi, scopriamo in lui l'animo "soggiogato" da un impulso più forte del suo triste agire che lo spinge ad andare oltre l'orrore della sua quotidianità.
Con il protagonista ci inchiniamo di fronte a tanto dolore e partecipiamo, in silenzio, al manifestarsi della grandezza della pietà. Il gesto inatteso di rispetto diventa il nostro , è nostro il commuoverci per la grandezza di Dio che sa "smuovere" anche il cuore di pietra del monatto.
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