1. In ragione della sua diversità
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“Ero straniero e mi avete ospitato”, sono parole di Gesù che non lasciano in pace se consideriamo quante riflessioni più o meno tolleranti, aperte o fondate, elaboriamo a riguardo. Sono parole forti se pensiamo a quanti tra arabi, sudamericani e di tanti altri paesi abitano gli stessi nostri ambienti, le scuole, le parrocchie; sono vicini di casa, colleghi di lavoro, compagni di classe...
Arrivano qui per diversi motivi, con tante attese, ma con il desiderio comune di un futuro migliore per sé e per i propri figli.
Tutti arrivano portando con sé la propria storia, affrontando la fatica di aver lasciato casa, di aver intrapreso una strada che il più delle volte immaginavano diversa. Una volta arrivati, mentre si inseriscono in una cultura altra, mentre imparano una lingua altra, si trovano a fare i conti con una disincanto purtroppo inevitabile e necessario che tradisce le attese iniziali. Non sono processi semplici. Nell’ascolto di alcuni racconti mi accorgo con stupore sempre nuovo di come ogni storia sia davvero a sé; mi rendo conto che rischiamo troppo facilmente di incasellare dentro nostri schemi e categorie alcuni vissuti, e scopro che sono possibili dei passi anche se non immediatamente visibili ai nostri occhi, che fanno appello a quel desiderio di vita, di farcela, di guardare avanti con speranza...
Penso con ammirazione al coraggio e alla dedizione di alcune donne, al lavoro instancabile di alcuni uomini, e alla fatica di altri nel trovarlo, al desiderio che molti hanno di voler scardinare alcuni pregiudizi radicati, all’affidamento incondizionato a Dio, alla consapevolezza che, nonostante tutto, non si è soli...
Vivo questi incontri lasciandomi interpellare profondamente. Desidero incontrare e accogliere Dio nel volto dell’altro che proprio in ragione della sua diversità, mi chiama continuamente a uscire da me stessa, dalla mia visione di vita che, se cedesse alla tentazione di chiudersi, non potrebbe scorgere la novità di Dio e cogliere il suo volto in quello del forestiero che si accosta e cammina con noi (Cfr Lc 24,15). Mi scopro pellegrina e abitante di questa terra, donna in cammino e straniera anche io; vivo il comune desiderio di amare, sentirmi amata e accolta, di trovare Casa e insieme cerco di essere casa per quanti accosto, perchè sentano di essere amati.
L’Avvento richiama fortemente questo anelito del cuore che in Gesù che viene ad abitare la nostra vita trova la ragione della sua speranza.
CARLO MARIA MARTINI E GLI ANNI DI PIOMBO
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