Avvento 3: Camminare al contrario
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Ascoltiamo l’inizio della preghiera di Giona:2,1 Il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. 2 Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore, suo Dio, 3 e disse: «Nella mia angoscia ho invocato il Signore ed egli mi ha risposto; dal profondo degli inferi ho gridato e tu hai ascoltato la mia voce»(Giona 2,1-3). Il suo “camminare al contrario” lo ha portato ad affrontare il pericolo di un naufragio. Viene gettato in mare e un grosso pesce lo inghiottisce. Il suo restare vivo nel ventre del pesce dura a lungo, tre giorni e tre notti, il tempo di un viaggio importante.
È il cammino della conversione. Egli è giunto sino al profondo degli inferi, lo sheol, e lì ritrova la capacità e il coraggio di invocare Dio. Fuggiva dalla voce di Dio ed ora lo cerca e lo invoca. Nel momento in cui vede la profondità degli abissi, ritrova il senso della sua vera vocazione. Ascoltiamolo: «Sono sceso alle radici dei monti, la terra ha chiuso le sue spranghe dietro a me per sempre. Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita, Signore, mio Dio»(Giona 2,7).Sullo sfondo di questo versetto di ringraziamento del profeta disobbediente, si illumina la misericordia di Dio che dimostrerà nei riguardi di Ninive. Quella misericordia è libera e immeritata e soprattutto Dio è libero di porgerla persino agli abitanti di Ninive, la città leggendaria che rappresenta tutto ciò che è detestabile. Ecco perché ritroviamola stessa dinamica di cammino al contrario anche a conclusione del racconto, dove Giona desidera la morte per risolvere la sua frustrazione e ostinazione. Ascoltiamo di nuovo: «So che tu sei un Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore e che ti ravvedi riguardo al male minacciato. 3 Or dunque, Signore, toglimi la vita, perché meglio è per me morire che vivere!». 4 Ma il Signore gli rispose: «Ti sembra giusto essere sdegnato così?»”(Giona 4,2-4). La misericordia divina è quella forza misteriosa che guida tutti i suoi atti di bontà verso le sue creature. Questo è ciò che Giona non accetta: la giustizia di Dio è misericordia. Quando a Giona serviva implorarla per salvarsi lo aveva messo ben in luce, ora al contrario non la riconosce e la detesta.La misericordia di Dio è offerta a un popolo che, secondo una definizione di giustizia, sembrerebbe totalmente indegno di tale misericordia.
Pregare il racconto di Giona in Avvento ci può aiutare a guardare al nostro cuore. Vorremmo renderlo docile all’accoglienza di Gesù che viene. Ecco nuovamente il problema di una conversione. Non siamo bambini e quel preparare il cuore tocca le nostre scelte, le nostre resistenze, il nostro “camminare al contrario”.Una immagine simpatica nel racconto può aiutarci: cercate i versetti Giona 3,7-10 …Uomini e animali si vestano di sacco…Una esagerazione nella conversione di quel popolo che ci invita a invocare con stupore la misericordia esagerata di Dio! Giona non voleva averne niente a che fare: e noi?Altra immagine su cui soffermarsi nella preghiera è il fatto che Giona chieda di morire perché la sua predicazione è stata un successo travolgente! Egli avrebbe preferito che la sua predicazione fallisse e che tutti continuassero una vita “sbagliata”. Anche noi siamo così? Pensiamo che non sia possibile oggi una conversione alla volontà di Dio?
Prima di andare, prega con il Salmo 53 (52)
2Lo stolto pensa: «Dio non c’è».
Sono corrotti, fanno cose abominevoli:
non c’è chi agisca bene.
3Dio dal cielo si china sui figli dell’uomo
per vedere se c’è un uomo saggio,
uno che cerchi Dio.
4Sono tutti traviati, tutti corrotti;
non c’è chi agisca bene, neppure uno.
5Non impareranno dunque tutti i malfattori
che divorano il mio popolo come il pane
e non invocano Dio?
Isa Santambrogio - ausiliaria diocesana
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