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ANDARE IN PROFONDITÀ/1: Oltre la nube

Ascoltare il vangelo della Trasfigurazione secondo Luca ci rende testimoni di quanto rivelato dal Padre sul Monte. Si avverte quasi un sentimento di timore e tremore ad avvicinarsi a questo testo, consapevoli che siamo di fronte ad un mistero che ci supera. Anche a noi, lettori del XXI secolo, viene chiesto di lasciarsi trasfigurare dal segreto di Gesù: è un cambiamento di forma, per entrare nella forma di Gesù.

Di fronte a questo episodio a cui assistono in modo inaspettato, Pietro, Giovanni e Giacomo hanno reazioni varie e crescenti, non facilmente decodificabili.

In primo luogo, i discepoli appaiono “oppressi dal sonno”: in loro abitano sentimenti di fatica, quasi di disgusto e repugnanza. Nel dormiveglia, trovano poi la forza di vedere “la gloria” di Gesù, insieme a Mosè ed Elia. Avviene allora il passaggio da pensieri di pesantezza ed estrema stanchezza ad uno spirito entusiasta che porta ad esprimere desideri di gioia e bellezza. Pietro, addirittura, non vorrebbe più muoversi ed è pronto a dormire fuori. Passaggio tanto intenso quanto repentino. Dopo la luce si entra nella nube oscura e la paura prende il sopravvento.

A questo punto occorre davvero avere il coraggio di scendere in profondità e mettersi in ascolto.

È un ascolto che trasfigura perché defigura, trasforma non il volto o i vestiti, ma il desiderio del cuore. Pietro non dovrà più ascoltare il suo desiderio, ma ascoltare quello di Gesù che è lo stesso del Padre.



Per la verità l’evangelista Luca non si sofferma sul contenuto del messaggio ma annota solo che, nel silenzio della voce che cessa, Gesù rimane da solo. Forse alcuni passaggi della vita occorre proprio attraversali da soli: la morte – la propria, ma forse anche quella degli altri - non può essere condivisa con nessuno; al limite ci si può preparare, o tentare di farlo, ascoltando la Legge e i Profeti, ma poi rimane sempre qualche cosa di incomunicabile. Se nella prima conversazione Mosè ed Elia avevano indicato la strada di Gerusalemme, dove Gesù attraverserà la Passione per accedere alla gloria della Risurrezione, ora c’è solo lo spazio del silenzio.

Ai discepoli non rimane che una contemplazione statica e muta, insieme al coraggio di custodire la memoria della presenza luminosa, data dal ricordo del segno della veste, diventata candida e sfolgorante. Solo così Pietro, Giacomo e Giovanni potranno discendere ed attraversare la morte che li attende insieme a Gesù.

Senza che Gesù debba dare un ordine, i tre apostoli intuiscono che devono tacere: anche in questo caso le esperienze più forti non possono essere comunicate subito, hanno bisogno di essere decantate ed occorre attendere con pazienza il tempo giusto per essere interiorizzate e, al caso, condivise con altri.

Tornano alla mente le parole profonde e tremendamente vere di San Paolo VI – salito al cielo proprio il giorno della memoria liturgica della Trasfigurazione - nel Pensiero alla morte. Contemplare la scena del mondo per l’ultima volta può diventare occasione di riconoscenza al Padre se si è stati capaci di vivere nella profondità e nella ricchezza interiore. “Ecco: mi piacerebbe, terminando, d'essere nella luce. (…) Quanto a me vorrei avere finalmente una nozione riassuntiva e sapiente sul mondo e sulla vita: penso che tale nozione dovrebbe esprimersi in riconoscenza: tutto era dono, tutto era grazia; e com'era bello il panorama attraverso il quale si è passati; troppo bello, tanto che ci si è lasciati attrarre e incantare, mentre doveva apparire segno e invito. (…) E' un panorama incantevole. Pare prodigalità senza misura. Assale, a questo sguardo quasi retrospettivo, il rammarico di non averlo ammirato abbastanza questo quadro, dì non aver osservato quanto meritavano le meraviglie della natura, le ricchezze sorprendenti del macrocosmo e del microcosmo. Perché non ho studiato abbastanza, esplorato, ammirato la stanza nella quale la vita si svolge? (…) Grazie, o Dio, grazie e gloria a Te, o Padre! In questo ultimo sguardo mi accorgo che questa scena affascinante e misteriosa è un riverbero, è un riflesso della prima ed unica Luce; è una rivelazione naturale d'una straordinaria ricchezza e bellezza, la quale doveva essere una iniziazione, un preludio, un anticipo, un invito alla visione dell'invisibile Sole”.

 
PER ANDARE IN PROFONDITÀ: Luca 9,28-36

Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia,apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!».Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

                                                                                                                                  Maria Teresa Villa

                                                                                                                     Ausiliaria Diocesana a Sesto Ulteriano

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