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ANDARE IN PROFONDITÀ/2: “Chi vede me vede il Padre”

Stupisce e affascina nel vangelo di Giovanni l’insistenza con cui Gesù “rimanda” continuamente al Padre e “osa identificarsi” con Lui.

La questione è di universale rilevanza perché tutti si sono interrogati - o prima o poi si interrogano - sulla possibilità di “conoscere Dio”, sulla sua esistenza e la sua “identità”. Quel “mistero” che è la vita, prima o poi, solleva la domanda.

Come faccio a credere se non “vedo”? Ecco: nei limiti della possibilità umana di comprendere e della possibilità di Dio di comunicare all’uomo, Gesù ci è venuto incontro per “rispondere” a questa domanda, per corrispondere al più profondo (anche se spesso inconfessato) anelito del cuore dell’uomo: chi è Dio e come posso conoscerlo e quindi incontrarlo?

Tante cose nella storia si sono dette e fatte “nel nome di Dio”, molte delle quali aberranti, distruttive della vita, di quella vita che Gesù è venuto a portare in pienezza, e lesive della “verità”, una verità fatta di parole e gesti, fatta “persona” e non pura astrazione intellettuale.

Ma Gesù resta lì, “fissato” nel suo Vangelo, nella sua “buona notizia” per l’umanità intera, e “vivente”, straordinariamente vivente in chi fa propria la Sua “verità”, che è vita donata per amore.

Tante e spesso imprevedibili sono le traduzioni possibili dell’amore ma unico è il suo “parametro” e il suo significato: una vita spesa e non trattenuta per sé, non difesa dagli altri, visti come nemici e concorrenti invece che come fratelli, figli dello stesso Padre.



Stupisce in questo passo anche la domanda di Filippo, così come è formulata nel suo “indirizzo”: Filippo chiama Gesù “Signore”, una confessione di fede piena, che suppone si sia compresa l’identità profonda di Gesù.

La risposta di Gesù, forse, rattrista un po’ Gesù stesso ma certamente consola noi, discepole e discepoli che ormai da tanto tempo “siamo con Lui”, stiamo “dalla sua parte”: “dopo tutto questo tempo, Filippo non hai ancora capito? Non mi conosci ancora?”.

Anche per noi è possibile non avere ancora conosciuto Gesù… dopo tutto questo tempo, dopo averlo “scelto” come il bene più prezioso, rispondendo alla sua chiamata.

Anche per noi - e per tutti i suoi discepoli e discepole - è possibile non credere ancora, non lasciarci trasformare dalla forza di verità e di bellezza che le parole e le opere di Gesù lasciano trasparire da se stesse.

PER ANDARE IN PROFONDITÀ: Giovanni 14, 7-11

Se mi conoscete, conoscerete anche il Padre, anzi, già lo conoscete e lo avete veduto.
Filippo gli chiese:- Signore, mostraci il Padre: questo ci basta.
Gesù rispose:- Filippo, sono stato con voi per tanto tempo e non mi conosci ancora? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: mostraci il Padre? Dunque non credi che io vivo nel Padre e il Padre vive in me? Quel che dico non viene da me; il Padre abita in me, ed è lui che agisce. Abbiate fede in me perché io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credete almeno per le opere che vedete.

                                                                                                                                      Mitzi Mari,

                                                                                                                    Ausiliaria Diocesana a Corsico/Buccinasco

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