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ANDARE IN PROFONDITÀ/3: Cominciare a vedere

La sapienza della Chiesa ci insegna una bellissima invocazione allo Spirito Santo: accende lumen sensibus, accendi i nostri sensi, risvegliali, rendili, appunto, “sensibili”. Lo Spirito risveglia i sensi perché la nostra incredulità diventi fede. 

Un sordo non può sentire, un paralico non può muoversi, un cieco non può vedere, un incredulo non può divenire credente. Ma quando un sordo inizia ad udire dei gemiti, un paralitico fa il primo passo verso l’altro e un cieco vede un uomo anzi un Figlio dell’uomo (Gv 9, 35), l’incredulità viene spazzata via e la fede acquista la stessa evidenza dell’udire, del muoversi e del vedere. Questi segni, che il Signore compie, sono uno stare presso la nostra incredulità: come era avvenuto quella sera, otto giorni dopo la sua resurrezione, quando tornò nel cenacolo per soddisfare l’udito, la vista e il tatto di Tommaso (Gv 20, 26-29).



Abbiamo bisogno che un altro sciolga le nostre incapacità e abbracci il nostro limite: abbiamo bisogno che ci sia restituito, ciò che consideriamo un diritto ed un’evidenza di ciascuno, abbiamo bisogno che ci sia restituita tutta la nostra umanità fatta di udire, toccare e vedere. Abbiamo bisogno di essere guariti dalla nostra insensibilità, dalla nostra indifferenza - come la chiama papa Francesco -: non sappiamo più riconoscere i fratelli (Gv 9,8-9), addirittura ci capita di non riconoscere più nemmeno un figlio (Gv 9, 20-22) e ci ostiniamo a dire che vediamo. Accende lumen sensibus!

La nostra è una vita spesso frenica, fatto di appuntamenti ed incastri uno dietro l’altro, i nostri occhi faticano a mettere a fuoco e sono spesso in cerca di novità più che di verità… ma un giorno forse succederà anche a noi di fermarci per andare in profondità. In qualche vicenda fortuita, magari quando ci capiterà di essere ai margini, di essere messi fuori (Gv 9, 35) ci verrà rivolta puntuale e -forse in modo anche un po’ inquietante - la domanda sulla fede: «Tu, credi nel figlio dell’Uomo?».

Se saremo stati tra quelli guariti nei nostri sensi anestetizzati, il Signore Gesù chiamerà in causa i nostri occhi guariti come testimoni più credibili della sua signoria «Lo hai VISTO, è colui che parla con te!». Accende lumen sensibus!


PER ANDARE IN PROFONDITà
 
Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. 5 Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: «Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli chiesero: «Come dunque ti furono aperti gli occhi?». Egli rispose: «Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va' a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov'è questo tale?». Rispose: «Non lo so». Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco: era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri dicevano: «Come può un peccatore compiere tali prodigi?». E c'era dissenso tra di loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori risposero: «Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco; come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'età, parlerà lui di se stesso». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età, chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». Quegli rispose: «Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero di nuovo: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Allora lo insultarono e gli dissero: «Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: «Tu credi nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui». Ed egli disse: «Io credo, Signore!». E gli si prostrò innanzi. Gesù allora disse: «Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo forse ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane».

                                                                                                                                       Roberta Casoli

                                                                                                                              Ausiliaria Diocesana a Milano

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