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DAL CAMMINO ALLA CORSA / 5 TIMOTEO E LO SPIRITO DI FORZA

articolo 6 AlbinaOgni padre, al termine della sua vita, suole consegnare al proprio figlio gli orientamenti di vita, e quindi anche di fede, più veri e più importanti che, a sua volta, hanno accompagnato le vicende della propria vita perché anche il giovane possa condurre una esistenza piena e felice.
Così fa anche Paolo nei confronti di Timoteo, appartenente alla comunità di Listra e suo collaboratore in diversi viaggi apostolici, ma prima di tutto “figlio carissimo”.
Secondo la maggioranza degli esegeti, questa lettera dovrebbe essere l’ultimo scritto di Paolo prima di morire.
Nonostante la sua giovane età, Paolo aveva affidato a Timoteo la responsabilità di reggere la comunità di Efeso. Conoscono entrambi le difficoltà della missione.
L’anziano Paolo, che sta soffrendo il carcere per il Vangelo, lo accompagna con amore, lo invita a ravvivare la grazia della propria ordinazione - quasi fosse un fuoco che deve riprendere vigore per sprigionare calore e energia per sé e per gli altri - a proseguire con forza rinnovata la testimonianza da dare per il Signore. Nel contesto attuale in cui viviamo in cui la forza spesso si associa alla violenza, Paolo invece richiama all’amore e alla saggezza nell’agire.
Forza, carità e prudenza: sono doni dello Spirito di Dio che non solo Timoteo ma anche ciascuno di noi ha ricevuto con il Battesimo e la Confermazione. Riconosciamoli presenti e all’opera nel nostro quotidiano, dove non ci verrà chiesto forse il carcere, ma certamente il rimanere saldi nella fede nel Signore.
Mettiamo quindi nel conto fatica e sofferenza da vivere con amore e saggezza, proprio di chi confida non sulle proprie forze ma sul Risorto che accompagna il cammino di ciascuno e di ogni comunità. Penso ai giovani con le loro inquietudini e i loro slanci ma anche con le loro fragilità, agli adulti con le ansie e le stanchezze insieme alle sicurezze. A tutti il Signore doni lo spirito di forza! Invochiamolo: “Soffio di vita, forza di Dio, vieni Spirito santo!”

Per andare in profondità
“… ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l'imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo”. 2Tm 1,6b-8
Albina Daccò, Ausiliaria Diocesana a S. Giuliano M.

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