AVVENTO/3: La ricchezza degli stolti
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Migliaia di persone si sono radunate attorno a Gesù, annota Luca, “al punto che si calpestavano a vicenda”. Gesù ha una parola anzitutto per i suoi discepoli, li mette in guardia dall’ipocrisia, esortandoli a non avere timore di Dio che si prende cura anche dei nostri capelli; ma poi ecco da uno della folla una domanda inattesa. “Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità”.
Non ci sorprende la richiesta. Spesso anche noi, in qualcosa che ci sta a cuore, coinvolgiamo Gesù a nostro favore contro un altro. In Lc 10,40 Marta, ricordiamo, aveva chiesto l’intervento di Gesù per avere l’aiuto della sorella Maria.
Anche in questa situazione Gesù non dà una risposta come vorremmo, ma fa un affondo sulla cupidigia, sul desiderio di possedere che però non ci rende più importanti di fronte a Dio e racconta una parabola.
Protagonista un uomo ricco, ma stolto.
Gesù sembra condividere la prima parte del ragionamento del ricco: è saggio ingrandire i magazzini per non disperdere e mandare a male tutto “quel ben di Dio” raccolto.
In Genesi 41, 35 si legge che anche Giuseppe, prevedendo la carestia nel paese d’Egitto, fece ammassare il grano per tenerlo in deposito e poter sfamare la gente.
Ma da dove nasce allora la stoltezza?
Dal pensare di costruirsi il proprio futuro personale esclusivamente a partire dai beni materiali. “Riposati, mangia, bevi e divertiti” senza pensare minimamente alla direzione e al senso della propria esistenza. Il pensiero di Dio e della morte, come limite, non sfiorano la mente del ricco.
Stolto è allora l’uomo quando accumula sempre di più in modo egoistico. I verbi usati, da notare, sono al singolare! Stolti siamo noi quando pensiamo che il possedere ci metta al riparo da tutto e da tutti.
Saggio è colui che riconosce con gratitudine di aver ricevuto tanto e si dispone a mettere a disposizione dei fratelli i beni ricevuti. Saggi siamo quando viviamo secondo la dinamica del dono che è proprio dello stile del Padre di Gesù.
Da cosa faccio dipendere la riuscita della mia vita, dove ripongo la mia sicurezza?
L’Avvento, il tempo che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo tutt’ora, ci richiama alla provvisorietà, alle cose ultime e queste non sono sicuramente le ricchezze di questo mondo.
Guardo in silenzio il presepe e penso al tuo nascere in mezzo a noi. Ti chiedo, Signore, di liberarci dalla tentazione di pensare solo a noi stessi! Insegnaci il giusto distacco dalle ricchezze perché ne sappiamo usare e condividere come beni per gli altri che sono nostri fratelli e sorelle. Fà che troviamo in te ristoro, riposo e gioia!
Albina Daccò
Parrocchia Maria Ausiliatrice, San Giuliano Milanese
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