I LUOGHI DELLA FRATERNITA'/ 1: Accanto a chi è privato dei propri diritti
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"I migranti vengono considerati non abbastanza degni di partecipare alla vita sociale come qualsiasi altro, e si dimentica che possiedono la stessa intrinseca dignità di qualunque persona … Non si dirà mai che non sono umani, però in pratica, con le decisioni ed il modo di trattarli, si manifesta che li si considera di minore valore, meno importanti, meno umani. E’ inaccettabile che i cristiani condividano questa mentalità … facendo a volte prevalere certe preferenze politiche piuttosto che profonde convinzioni della propria fede:
l’inalienabile dignità di ogni persona umana, aldilà dell’origine, del colore o della religione, è la legge suprema dell’amore fraterno.”(FT, 38)
Queste poche righe della lettera enciclica, mi hanno fatto ritornare alla mente gli anni in cui ho prestato servizio in una casa di prima accoglienza per Richiedenti asilo politico (Casa Suraya) ed in modo più vivo il tempo in cui dal giugno 2014, abbiamo accolto tantissimi siriani fuggiti dal loro paese.
Arrivavano pullman dalla Sicilia con intere famiglie, con i vestiti ancora umidi, gli occhi sbarrati dalla paura e dalla fatica della terribile attraversata.
Il primo gesto che si faceva, per accoglierli e creare un minimo di relazione, era offrire the caldo con biscotti. Passando poi tra loro per accertarmi se avessero la scabbia o altre malattie, vedevo in quegli sguardi sfiniti, il riflesso del Misterioso Dio che si metteva tra me e loro e che ci accordava sulla stessa “nota musicale”: FRATELLI TUTTI.
Non parlavano molto, sia per la barriera linguistica (anche se molti parlavano inglese) sia per la stanchezza, eppure moltissimi ringraziavano, perché il gesto dell’offrire the e biscotti aveva anche il sapore della solidarietà tra uomini.
Nella mia esistenza non ho pensato seriamente di andare in missione tra altri popoli ad annunciare la Bella Notizia, forse perché il mio essere Ausiliaria Diocesana, mi ha portato il mondo in casa, in Diocesi di Milano.
Anche ora, infatti, vivo ed opero in una Parrocchia dove vivono a stretto contatto uomini e donne di 76 etnie diverse ed il lavoro qui è quello di creare ponti, contatti, incontri, aiuto vicendevole,
affiancamento nel cammino verso una vita dignitosa.
Sento sempre vero- come dice papa Francesco- che tutto parte dalle viscere di Misericordia di Dio che guarda tutti con questo suo stile e che questo, anche nelle fatiche e nelle divisioni, è quello che mi motiva e mi sostiene. E’ la musica del Vangelo che canta in me e mi provoca a lottare e a Cosa ne ricavo?
In questi giorni, i baci che mi lancia un bimbo, con disabilità, di 2 anni che sto accompagnando alle visite mediche.
Marinella Stura
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