1. Accanto alle famiglie: NELLA VALLE DI ACOR
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“Tu sei prezioso ai miei occhi”: è questo l’annuncio e l’orizzonte valoriale dentro il quale si inserisce la proposta dei Gruppi Accoglienza che nella pastorale per i fedeli separati, divorziati e risposati (Acor) sta affiancando gli spazi di incontro nella fede, presenti in Diocesi da oltre un decennio. Hanno contribuito alla progettazione e alla nascita di questo nuovo cammino, operatori pastorali che in prima persona hanno vissuto la separazione e che con spirito di servizio sono oggi segno gioioso e vivace della Chiesa diocesana. Non mancano coinvolgimenti di credenti separati nei corsi di preparazione al matrimonio, nelle équipes di pastorale familiare o nei laboratori formativi di impronta vescovile (“L’accompagnare” Amoris Laetitia cap. VIII), segno che tutti siamo annunciatori della notizia buona del Vangelo. In questi anni si è percorso un importante tratto di strada.
Ricordo bene la prima volta in cui ho partecipato all’incontro Acor: mi colpirono i volti e le parole, la franchezza e il mettersi in dialogo senza troppi cerimoniali, le preghiere invocate dalla vita, i silenzi e la fatica dignitosi, la vergogna di essere qualcosa “che non doveva e non deve accadere”. Fortissima risuonò in me la sensazione di estraneità che questa porzione di Chiesa rimandava, quasi fosse una famiglia altra rispetto alla parrocchia, spesso identificata come “famiglia di famiglie”. A parlarmi fu lo spazio vuoto che queste persone avevano lasciato nelle loro comunità di appartenenza, spesso ignare dell’effettiva portata che questa assenza, in termini umani e spirituali, avrebbe comportato per la sequela di tutti. E’ indubbio che accanto al servizio in Consultorio e al Tribunale Ecclesiastico, l’esperienza dei gruppi Acor costituisca per me e per la mia vocazione un dato qualificante e formativo. Il ritorno alla vita per chi ha attraversato la separazione ha a che fare realmente ed esistenzialmente con la Pasqua di Gesù, in quel mistero di morte e di risurrezione che solo l’Amore non teme di visitare. Non più per sentito dire, so che è prioritario amare la vita quando è piccola, che esistono soglie del tempo e del cuore in cui va presa seriamente in considerazione la possibilità che tutto finisca e che, nella Pasqua, possa nascere l’inedito, tutto nuovo. L’anno dedicato alla Gioia dell’Amore ci viene incontro: come figli e figlie “prodighi” siamo attesi in un’unica casa per raccontarci vicendevolmente le Sue meraviglie. Alla luce della Sua fedeltà, sapremo cogliere la fede e l’umanità generativa in ogni famiglia. Nel dono reciproco ritroveremo stupiti tutto il cuore di Dio: con discrezione e delicatezza avviciniamoci al banchetto della festa e Amoris Laetitia sia!
Paola Vitali
Comunità Pastorale “Il Buon Pastore” - Milano
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