ATtratti dalla salvezza: il cieco nato
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Ascoltando il Vangelo la mia mente mi propone l’immagine di un’opera d’arte: "Il taglio" di Lucio Fontana. Un taglio offre la possibilità di andare oltre la tela, apre lo sguardo ad un oltre. Non è il vuoto, il rotto, il rovinato, ma il luogo della prospettiva nuova.
Gesù dona la vista a un cieco nato e invita anche la nostra preghiera ad aprirsi ad una nuova prospettiva. La luce va oltre la tela del quadro. La luce raggiunge la vista d’un cieco nato. La luce interpella il dialogo di diversi personaggio che in modo ottuso, oppure solo impaurito -come accede ai genitori del cieco- la affrontano come un nemico.
Sono stati proprio i suoi discepoli, all’inizio del fatto, ad interpellare Gesù sul ruolo dei genitori. Si associa il non-vedere all’ottusità, conseguenza del peccato, e si interpella Gesù sulla trasmissibilità di questo stato tra generazioni, su come si insinui in una cultura e appartenga a una dinastia.
Gesù apre il dibattito, va oltre, pratica un “taglio sulla tela”: per ridare la vista al cieco “sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco”, crea un percorso concreto di guarigione, una terapia dettagliata di nuova creazione che si conclude con l’invito ad andare a lavarsi, cioè con la partecipazione attiva alla trasformazione attraverso un allontanarsi da solo, senza accompagnatore, andando in un luogo specifico il cui nome significa “inviato”.
Il cieco è guarito, fino al punto di diventare un inviato!
La sua nuova missione sarebbe aprire altri occhi, ma la cosa non è immediata. Forse qualcuno vorrebbe fare più domande, forse vorrebbero avere maggiori indicazioni…
Nella preghiera, anche noi possiamo ora entrare in questi contrasti e cercare di guardare quel “taglio sulla tela”, perché è oltre quel taglio che avviene una trasformazione, in Gesù, anche per ciascuno di noi. Quelli di Lucio Fontana sono tagli verticali, una caratteristica che può far pensare a una direzione di cielo, a un tempo di attesa e di chiarimento che interpella la coscienza.
È Gesù che dialoga, è Gesù che interpella e che invita alla ricerca. È un dialogo inclusivo, che interpella effettivamente quel giovane, ascolta, suscita desiderio di verità. Il racconto accompagna ad esplorare come tale “luce” vince le chiusure che una relazione segnata dalla forza, dall’autorità ottusa, impone l’obbligo di avere sempre delle soluzioni. Gesù è proprio oltre a quel “taglio sulla tela”.
Guidami tu, Luce gentile
attraverso il buio che mi circonda,
sii Tu a condurmi!
La notte è oscura e sono lontano da casa,
sii tu a condurmi!
Sostieni i miei piedi vacillanti:
io non chiedo di vedere
ciò che mi attende all’orizzonte,
un passo solo mi sarà sufficiente.
(J.H. Newmann, 1833)
Isa Santambrogio
Parrocchia S. Stefano, Milano
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