UN LIBRO IN VALIGIA/6: Vangelo di Luca
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La narrazione integrale di Luca si apre fra danze e canti alla fedeltà di Dio: è già Vangelo!
Qui si cerca una conoscenza più profonda di Gesù e dei suoi insegnamenti attraverso un racconto docile e accurato, centrato sullo straordinario volto di Dio che rivela. Fra gli evangelisti è detto “il dotto”: animo sensibile che accompagna nel viaggio verso Gerusalemme. Il percorso, spesso geolocalizzato, mostra che il cammino non è una passeggiata e la meta non facile da accettare. Del terzo Vangelo ammiro il senso della storia, dei tempi difficili: dove Dio sconvolge e invita a non temere.
Rileggo fissando il protagonista, impressionata dai contrasti: l’esposizione di Gesù e il suo bisogno di solitudine, l’invito a riferire e l’imposizione del silenzio, l’attenzione alle folle e la concentrazione su singole persone.
Particolarmente, sorprende il lievitante fascino del maestro e il montare lancinante del rifiuto di Lui. Diventa il mio punto privilegiato di osservazione.
Fin dalla nascita, fa i conti col rifiuto e cresce in Gesù una lucida coscienza. In più occasioni il nazareno insegna ai suoi come il rigetto muti in minaccia e le Scritture si compiano con angoscia, al punto da richiedergli la risoluta decisione di non interrompere il tragitto.
Lo sdegno per il rivoluzionario messaggio arriva al punto da condurre i detrattori di Gesù a considerarlo una rovina. Il nocciolo è questo: si deve scegliere Gesù! Perciò non stupisce che i nemici lo ritengano bestemmiatore. Dalla collera muovono fino a tramare il male e a tradire.
Il contrasto diviene totale quando il maestro spezza l’impianto religioso che in nome di un’ipocrita purezza condanna alcune categorie di persone stigmatizzate dal peccato. Gesù fa paura quando restituisce a una donna e a un uomo la libertà, perché distrugge un paradigma religioso e un consolidato sistema sociale.
Per questo il Gesù lucano è deriso, escluso, messo alla prova. E viene percepito come offensivo, trattato in modo ostile, considerato causa di sdegno e vergogna. Gli tendono insidie di ogni genere. Viene cacciato, fatto oggetto di mormorazione, sbeffeggiato. Ma il popolo pende dalle sue labbra. Allora i capi, archetipo di tutti i violenti della storia, cercano di farlo morire. Cercano di mettergli le mani addosso, lo spiano e lo accusano falsamene per eliminarlo. Pagano per averlo. Nulla di nuovo: Gesù subisce il destino dei giusti uccisi per denaro. Anche per questo il denaro in Luca è il contrario di Dio. Colui che attrae le folle rimane solo, è deriso, disprezzato, violentato, torturato e alla fine in mezzo a tutte le nefandezze di cui è capace la crudeltà umana viene ucciso.
Ma qui si rivela il cuore del messaggio di Gesù: non chi è giudicato peccatore, ma chi compie il male “vanifica il disegno di Dio”. Ma sarà “chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo”.
Una vita donata, quella di Gesù, per schiuderne il senso: siate figli! La parola, che nel Vangelo di Luca ricorre più volte. E forse, alla luce della risurrezione, la più rivoluzionaria di tutte.
Silvia Meroni
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