PROPOSTA PASTORALE 2022 – 2023
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In occasione del nuovo anno pastorale, proponiamo una rilettura della proposta del Vescovo fatta da Maria Grazia e, ogni giorno del mese di settembre, nel box a sinistra, troverete una frase da meditare.
Inoltre per le giovani donne (dai 20 ai 35 anni) è possibile fare un percorso di preghiera nella nostra casa di Seveso dal titolo "Come Lui ci ha insegnato".
Siamo grate all’Arcivescovo Delpini per la Proposta Pastorale che indica come cammino della nostra Chiesa Diocesana il tema della Preghiera personale e comunitaria, in primis la Liturgia, e in comunione evidente con papa Francesco che ha pubblicato la Lettera Apostolica Desiderio desideravi, sulla formazione liturgica del popolo di Dio.
Secondo lo stile del nostro Arcivescovo Mario, vi sono frasi incisive che, se non lette con superficialità ma fatte proprie con una profondità spirituale di cui tutti siamo in debito, richiamano la bellezza e insieme la serietà della vita cristiana, ossia del nostro essere in relazione/rapporto con la Persona di Cristo Signore che, accompagnandoci nel cammino della vita, ci aiuta nel cammino di conformazione a Lui. Ne evidenzio alcune, che meritano di soffermarsi meditando:
• I discepoli di Gesù apprezzano tutto quello che è bene, bello, nobile. Imparano le lingue degli uomini e dei tempi in cui vivono. Ma, come i primi discepoli, riconoscono che Dio rimane inaccessibile. “Dio, nessuno lo ha mai visto; il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” Gv 1,18 (pag. 17).
• I discepoli riconoscono in Gesù il maestro per la loro preghiera… per condividere l’intimità che Gesù vive con il Padre…Gesù insegna il Padre nostro. Insegna non solo le parole, ma anche il modo del pregare dei discepoli… I percorsi per imparare e insegnare a pregare conducono a convertire alla relazione trinitaria il desiderio di pregare (pag. 18-19).
• A servizio dell’attrattiva di Gesù elevato sulla croce e nella gloria, tutti i battezzati, cioè la Chiesa, percorrono le vie del mondo, chiedendo di essere aiutati a vivere la vita dei figli di Dio e a pregare… Perciò vorremmo che le nostre comunità si riconoscessero anzitutto per essere case della preghiera, oltre che case della carità, scuole di preghiera, oltre che offerta di doposcuola. Perciò vorremmo essere uomini e donne di preghiera che insegnano a pregare “per Cristo, con Cristo e in Cristo”, in famiglia, in comunità, dentro le attività ordinarie e anche in momenti personali desiderati e cercati con determinazione… (pag.20-21).
• Deve diventare abituale e condiviso imparare a celebrare l’Eucaristia come una grazia… il rito che celebriamo non è la ripetizione di parole e gesti che si riduce a un doveroso adempimento. E’ piuttosto la grazia di entrare nel mistero come popolo santo di Dio, che nell’Eucaristia riceve vita e forma…(pag. 24).
• La famiglia, piccola Chiesa domestica, deve sentirsi autorizzata a crearsi forme di preghiera adatte alla propria casa e situazione…La celebrazione comunitaria dell’Eucaristia e della Liturgia delle Ore rimane il centro della vita della comunità…Non si può condividere che “guardare la Messa in televisione” sia una forma equivalente alla partecipazione in presenza… In ogni caso la celebrazione dell’Eucaristia non può essere un’inerzia che riprende consuetudini come se fossero tradizioni intoccabili. Metto in evidenza il tema della celebrazione eucaristica, ma riflessioni, verifiche, tentativi devono essere fatti anche per quanto riguarda la celebrazione del Battesimo, della Confermazione, dell’Unzione degli infermi. Una particolare attenzione al sacramento della riconciliazione, disatteso da troppi fedeli, celebrato in modo troppo individualistico da alcuni. La disaffezione al sacramento della riconciliazione è un segno di molte e profonde problematiche non possiamo lasciar cadere…(pag. 26-27).
• Per curare la preghiera comunitaria e per aiutare tutti a pregare è necessaria una formazione specifica e permanente di coloro che la guidano e vi prestano servizio (pag. 29)
• La cura per le condizioni del celebrare (pag. 30-31).
• … Perciò tutta la comunità è chiamata a vivere l’entrare nel Mistero e a curare che la celebrazioni aiuti tutti a edificarsi nella comunione con la santità di Dio che si è manifestata in Gesù… Segno particolarmente significativo è il canto… Imparare a vivere il dialogo e la relazione con Dio… una spiritualità più contemplativa … più gioiosa… comunicata anche con il linguaggio del corpo… per rendere le celebrazioni della Chiesa delle genti ancora più inclusive, partecipate e festose…occorrono una disciplina del silenzio e una disciplina dell’attenzione…(pag. 32-35).
• La comunità deve imparare ed esercitarsi nell’ars celebrandi, tutti sono chiamati a vivere una actuosa partecipatio…Ho raccolto solo tre parole che ricorrono con frequenza nella celebrazione liturgica: Kyrie, Alleluia, Amen possono indicare percorsi che lo Spirito suggerisce e che la liturgia richiama con frequenza per alimentare la partecipazione consapevole, affettuosa, intensa ai santi misteri, alla preghiera della Chiesa e a tutte le manifestazioni della preghiera cristiana… scrivono nella storia di ciascuno la storia di quella conformazione a Cristo, di quella “divinizzazione”, che è la Grazia dei Sacramenti… Non si può ritenere di aver celebrato bene la Messa, di aver pregato bene la Liturgia delle Ore se i fedeli non mostrano i frutti dell’incontro con Gesù: la gioia, la comunione fraterna, la missione…(pag. 46-47).
Potremmo “ritradurre” quanto il nostro Arcivescovo Mario indica nella Proposta Pastorale di quest’anno che inizia proprio nella preghiera del Padre Nostro che così di seguito esplicito:
Padre Nostro che sei nei cieli, è “nei cieli” quindi per noi umani inaccessibile se Lui non viene incontro… e viene come Dono, come Grazia;
sia santificato il Tuo Nome, è Gesù che insegna a lodare il Padre e a relazionarci con Lui;
venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua volontà, come in cielo così in terra, il Padre vuole, desidera, ci rende suoi figli nel Figlio Gesù. La sua volontà è divinizzare la nostra umanità a immagine di Cristo per l’azione dello Spirito Santo nella Grazia santificante.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, l’Eucaristia è Memoriale della Pasqua di Cristo, è il dono grande di sé stesso a nostro favore, è il punto focale di ogni spiritualità cristiana che nella Liturgia viene ripresentato per Grazia, assieme a tutti gli altri sacramenti.
Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, il dono grande del Perdono di Dio, di ciò che rimane come “debito” da estinguere e che da soli non potremmo se non per Grazia del Salvatore, attraverso la Sua Pasqua.
Non abbandonarci nella tentazione ma liberaci dal male, la preghiera di domanda ci riporta alla nostra consapevole dipendenza di creature umane e fragili, costantemente nella lotta e tentati dal Maligno che vuole allontanarci da Dio, a Lui ci rivolgiamo chiamandolo Padre, pieni di fiducia perchè guidati dallo Spirito Santo e dunque certi del Suo Amore e della Sua Provvidenza, per vivere il quotidiano con responsabilità (=capacità di rispondere alla vita) e nella pace con Dio e con i fratelli.
Amen! Questa è la nostra certezza, è la nostra fede. Noi crediamo e amiamo un Dio così vicino, che ci accoglie come figli suoi donandoci Gesù, il Figlio Unigenito, che immergendoci con il dono dello Spirito Santo nella Sua Pasqua, ci mette in una relazione viva e personale con Lui donandoci la Vita dei figli di Dio.
Da ultimo, le indicazioni pastorali contenute nel VII capitolo, sono le sottolineature di ciò che non dovrebbe mancare in ogni comunità cristiana e che non sono una semplice “riproposta” di quanto già il cardinal Martini sollecitava nel suo Magistero alla nostra Chiesa ambrosiana (ad esempio mi riferisco alle prime cinque Lettere Pastorali La dimensione contemplativa della vita, In principio la Parola, Attirerò tutti a me, Partenza da Emmaus e Farsi prossimo), ma ciò che resta indispensabile perché ciascun fedele e comunità possano attingere e vivere di quella spiritualità cristiana che viene dal dono grande che è la Parola di Dio, ossia la Persona di Cristo, riletta alla luce dello Spirito Santo nel Magistero ecclesiale, vissuta con una vita cristiana praticata e non solo intellettuale, una vita capace, per Grazia, di essere e stare in relazione con il Risorto.
A tal proposito, in questo anniversario decennale della morte del cardinal Martini, mi sono ritornate alla memoria le parole chiare, incisive, rimaste nel mio cuore, scritte in Ripartiamo da Dio (anno pastorale 1995-1996) relative alla preghiera nelle nostre comunità, la Messa festiva, gli Esercizi Spirituali (nn. 46-48), ma che, purtroppo, mi pare poter dire, fin d’ora non hanno trovato risposta: “Il nostro modo di pregare in comune lascia trasparire qualcosa del mistero di Dio? se un non credente entrasse in chiesa nel momento della preghiera o di una celebrazione, si sentirebbe portato a gustare qualcosa di un al di là invisibile ma presente, adorato, amato, cercato con tutta l’ansia del cuore? Le nostre comunità insegnano a pregare? Facciamo conoscere i metodi di preghiera, il metodo della “lectio divina”, le tradizioni semplici di orazione che ci vengono dall’antichità cristiana? Chi volesse imparare a pregare può venire da noi senza sentirsi costretto a cercare in tradizioni lontane o esoteriche un avviamento al modo di incontrare Dio nella preghiera e nel silenzio? Il nostro modo di cantare sostiene la preghiera? eleva lo spirito e il cuore a Dio e ce ne fa presagire la grandezza e la bontà? La preghiera dei preti e dei consacrati è visibile, esemplare, capace di far desiderare la gioia della preghiera? Avviene talvolta ciò che è accaduto a Gesù, che dopo la sua preghiera si sente domandare: insegna a pregare anche a noi così (Lc 11,1) ...” pagg. 51-52.
Ci soccorra lo Spirito Santo nell’accoglienza docile e obbediente di quanto il nostro Vescovo Mario indica e ricorda, perché ciascuno di noi, ogni nostra comunità, sappia fare “tesoro” di ciò che ha di più prezioso: la cura e l’amore verso Cristo Signore presente tra noi!
• A servizio dell’attrattiva di Gesù elevato sulla croce e nella gloria, tutti i battezzati, cioè la Chiesa, percorrono le vie del mondo, chiedendo di essere aiutati a vivere la vita dei figli di Dio e a pregare… Perciò vorremmo che le nostre comunità si riconoscessero anzitutto per essere case della preghiera, oltre che case della carità, scuole di preghiera, oltre che offerta di doposcuola. Perciò vorremmo essere uomini e donne di preghiera che insegnano a pregare “per Cristo, con Cristo e in Cristo”, in famiglia, in comunità, dentro le attività ordinarie e anche in momenti personali desiderati e cercati con determinazione… (pag.20-21).
• Deve diventare abituale e condiviso imparare a celebrare l’Eucaristia come una grazia… il rito che celebriamo non è la ripetizione di parole e gesti che si riduce a un doveroso adempimento. E’ piuttosto la grazia di entrare nel mistero come popolo santo di Dio, che nell’Eucaristia riceve vita e forma…(pag. 24).
• La famiglia, piccola Chiesa domestica, deve sentirsi autorizzata a crearsi forme di preghiera adatte alla propria casa e situazione…La celebrazione comunitaria dell’Eucaristia e della Liturgia delle Ore rimane il centro della vita della comunità…Non si può condividere che “guardare la Messa in televisione” sia una forma equivalente alla partecipazione in presenza… In ogni caso la celebrazione dell’Eucaristia non può essere un’inerzia che riprende consuetudini come se fossero tradizioni intoccabili. Metto in evidenza il tema della celebrazione eucaristica, ma riflessioni, verifiche, tentativi devono essere fatti anche per quanto riguarda la celebrazione del Battesimo, della Confermazione, dell’Unzione degli infermi. Una particolare attenzione al sacramento della riconciliazione, disatteso da troppi fedeli, celebrato in modo troppo individualistico da alcuni. La disaffezione al sacramento della riconciliazione è un segno di molte e profonde problematiche non possiamo lasciar cadere…(pag. 26-27).
• Per curare la preghiera comunitaria e per aiutare tutti a pregare è necessaria una formazione specifica e permanente di coloro che la guidano e vi prestano servizio (pag. 29)
• La cura per le condizioni del celebrare (pag. 30-31).
• … Perciò tutta la comunità è chiamata a vivere l’entrare nel Mistero e a curare che la celebrazioni aiuti tutti a edificarsi nella comunione con la santità di Dio che si è manifestata in Gesù… Segno particolarmente significativo è il canto… Imparare a vivere il dialogo e la relazione con Dio… una spiritualità più contemplativa … più gioiosa… comunicata anche con il linguaggio del corpo… per rendere le celebrazioni della Chiesa delle genti ancora più inclusive, partecipate e festose…occorrono una disciplina del silenzio e una disciplina dell’attenzione…(pag. 32-35).
• La comunità deve imparare ed esercitarsi nell’ars celebrandi, tutti sono chiamati a vivere una actuosa partecipatio…Ho raccolto solo tre parole che ricorrono con frequenza nella celebrazione liturgica: Kyrie, Alleluia, Amen possono indicare percorsi che lo Spirito suggerisce e che la liturgia richiama con frequenza per alimentare la partecipazione consapevole, affettuosa, intensa ai santi misteri, alla preghiera della Chiesa e a tutte le manifestazioni della preghiera cristiana… scrivono nella storia di ciascuno la storia di quella conformazione a Cristo, di quella “divinizzazione”, che è la Grazia dei Sacramenti… Non si può ritenere di aver celebrato bene la Messa, di aver pregato bene la Liturgia delle Ore se i fedeli non mostrano i frutti dell’incontro con Gesù: la gioia, la comunione fraterna, la missione…(pag. 46-47).
Potremmo “ritradurre” quanto il nostro Arcivescovo Mario indica nella Proposta Pastorale di quest’anno che inizia proprio nella preghiera del Padre Nostro che così di seguito esplicito:
Padre Nostro che sei nei cieli, è “nei cieli” quindi per noi umani inaccessibile se Lui non viene incontro… e viene come Dono, come Grazia;
sia santificato il Tuo Nome, è Gesù che insegna a lodare il Padre e a relazionarci con Lui;
venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua volontà, come in cielo così in terra, il Padre vuole, desidera, ci rende suoi figli nel Figlio Gesù. La sua volontà è divinizzare la nostra umanità a immagine di Cristo per l’azione dello Spirito Santo nella Grazia santificante.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, l’Eucaristia è Memoriale della Pasqua di Cristo, è il dono grande di sé stesso a nostro favore, è il punto focale di ogni spiritualità cristiana che nella Liturgia viene ripresentato per Grazia, assieme a tutti gli altri sacramenti.
Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, il dono grande del Perdono di Dio, di ciò che rimane come “debito” da estinguere e che da soli non potremmo se non per Grazia del Salvatore, attraverso la Sua Pasqua.
Non abbandonarci nella tentazione ma liberaci dal male, la preghiera di domanda ci riporta alla nostra consapevole dipendenza di creature umane e fragili, costantemente nella lotta e tentati dal Maligno che vuole allontanarci da Dio, a Lui ci rivolgiamo chiamandolo Padre, pieni di fiducia perchè guidati dallo Spirito Santo e dunque certi del Suo Amore e della Sua Provvidenza, per vivere il quotidiano con responsabilità (=capacità di rispondere alla vita) e nella pace con Dio e con i fratelli.
Amen! Questa è la nostra certezza, è la nostra fede. Noi crediamo e amiamo un Dio così vicino, che ci accoglie come figli suoi donandoci Gesù, il Figlio Unigenito, che immergendoci con il dono dello Spirito Santo nella Sua Pasqua, ci mette in una relazione viva e personale con Lui donandoci la Vita dei figli di Dio.
Da ultimo, le indicazioni pastorali contenute nel VII capitolo, sono le sottolineature di ciò che non dovrebbe mancare in ogni comunità cristiana e che non sono una semplice “riproposta” di quanto già il cardinal Martini sollecitava nel suo Magistero alla nostra Chiesa ambrosiana (ad esempio mi riferisco alle prime cinque Lettere Pastorali La dimensione contemplativa della vita, In principio la Parola, Attirerò tutti a me, Partenza da Emmaus e Farsi prossimo), ma ciò che resta indispensabile perché ciascun fedele e comunità possano attingere e vivere di quella spiritualità cristiana che viene dal dono grande che è la Parola di Dio, ossia la Persona di Cristo, riletta alla luce dello Spirito Santo nel Magistero ecclesiale, vissuta con una vita cristiana praticata e non solo intellettuale, una vita capace, per Grazia, di essere e stare in relazione con il Risorto.
A tal proposito, in questo anniversario decennale della morte del cardinal Martini, mi sono ritornate alla memoria le parole chiare, incisive, rimaste nel mio cuore, scritte in Ripartiamo da Dio (anno pastorale 1995-1996) relative alla preghiera nelle nostre comunità, la Messa festiva, gli Esercizi Spirituali (nn. 46-48), ma che, purtroppo, mi pare poter dire, fin d’ora non hanno trovato risposta: “Il nostro modo di pregare in comune lascia trasparire qualcosa del mistero di Dio? se un non credente entrasse in chiesa nel momento della preghiera o di una celebrazione, si sentirebbe portato a gustare qualcosa di un al di là invisibile ma presente, adorato, amato, cercato con tutta l’ansia del cuore? Le nostre comunità insegnano a pregare? Facciamo conoscere i metodi di preghiera, il metodo della “lectio divina”, le tradizioni semplici di orazione che ci vengono dall’antichità cristiana? Chi volesse imparare a pregare può venire da noi senza sentirsi costretto a cercare in tradizioni lontane o esoteriche un avviamento al modo di incontrare Dio nella preghiera e nel silenzio? Il nostro modo di cantare sostiene la preghiera? eleva lo spirito e il cuore a Dio e ce ne fa presagire la grandezza e la bontà? La preghiera dei preti e dei consacrati è visibile, esemplare, capace di far desiderare la gioia della preghiera? Avviene talvolta ciò che è accaduto a Gesù, che dopo la sua preghiera si sente domandare: insegna a pregare anche a noi così (Lc 11,1) ...” pagg. 51-52.
Ci soccorra lo Spirito Santo nell’accoglienza docile e obbediente di quanto il nostro Vescovo Mario indica e ricorda, perché ciascuno di noi, ogni nostra comunità, sappia fare “tesoro” di ciò che ha di più prezioso: la cura e l’amore verso Cristo Signore presente tra noi!
Maria Grazia Rasia
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