SULL'ARPA A DIECI CORDE/1: salmo 32
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Beato l’uomo la cui trasgressione è perdonata.
Le parole dei Salmi toccano la memoria del cuore. Basta una piccola frase, basta un’immagine, e subito entriamo nel dialogo con il Signore. Non vogliamo analizzare un testo dunque, ma tentare di cantarlo insieme.
Il Salmo 32 è un dialogo tra il singolo (possiamo immaginare proprio Davide, come è indicato nel primo versetto), il Signore e l’assemblea. È cioè una tipica preghiera corale che intreccia parole di lode e supplica, intersecando diversi registri. Colui che pronuncia le parole della preghiera è re Davide, ma noi potremmo definirlo una “personalità corporativa”, che rappresenta in sé i desideri di un popolo. È infatti un testo antico del popolo ebraico, tuttavia sappiamo che quando noi oggi preghiamo le sue parole, esso è vivo ed attuale, in un certo senso è “plasmato”, per poterlo adattare alla preghiera comunitaria di ogni epoca.
Dalle sue parole iniziali capiamo che si tratta del racconto di un’esperienza di fatica e di dolore che ora è superata, un percorso di pentimento e supplica che ora può essere narrato. È solidale e consapevole dato che la supplica non riguarda solo la singola persona, ma è esperienza comune. Inoltre, il tono non è affranto, bensì sereno e poetico. Non immaginiamo lacrime di disperazione e nemmeno un significato depressivo e lamentoso. Pregando il Salmo condividiamo la narrazione dei benefici. Ogni parola che si riferisce al peccato commesso porta lo sguardo sul perdono ricevuto, coinvolge la proprie esperienza di persona riconciliata per trarne una lezione che possa esse d’aiuto a tutti. Il Signore interviene e dice: “Io ti istruirò e ti insegnerò la via per la quale devi camminare; io ti consiglierò e avrò gli occhi su di te” (v.8). Il Signore è di aiuto nella comprensione, nell’elaborazione dell’errore commesso. Prospetta un percorso, offre un inizio di cammino. Certo non dice: “tranquillo, non è niente!”, ma al contrario si affianca con empatia al cambiamento da attuare.
È un’esperienza di relazione con il Signore, dove si usa sempre il termine “tu”, il dialogo personale, un dialogo d’amore. Il rimprovero esplicito del Signore è narrato con una formula che potremo definire “affettuosa”: “Non siate come il cavallo e come il mulo che non hanno intelletto...”(v.9). Spero di non essere troppo irriverente traducendola così: “Non fare l’asino!”. E credo sia una formula di bontà da genitore-educatore. Potremmo dire che proprio la parola amore sia il centro e lo stile di questo dialogo.
Siamo invitato a pregare questo Salmo con Gesù. Immaginiamo, ad esempio, come scena che fa da sfondo quella di Lc 15, “Vi sarà più gioia per un peccatore pentito”. È proprio questa dimensione cristiana della misericordia la musica del Salmo. Per Gesù il perdono dei peccati è una dimensione di amore, di relazione personale, come troviamo ancora nel Vangelo di Luca al capitolo 7, “le sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato”. La confessione dei propri peccati risalta quindi come un atto di libertà e di verità. Non con la menzogna ci giustifichiamo per i nostri sbagli, bensì con la luce della manifesta debolezza. E l’esito finale, la prospettiva di questa preghiera, è sperimentare la festa del perdono, esperienza di gioia e di allegria: “Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti! Gioite, voi tutti che siete retti di cuore!”(v.11).
Prega con il Salmo 32
Isa Santambrogio - Comunità S.Babila Milano
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