AVVENTO 2023: Insegnanti da una generazione all'altra
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Francesca e Alessia sono due insegnanti che ho conosciuto in tempi diversi: la prima, oggi in pensione, ha insegnato Arte e Immagine alla scuola secondaria di primo grado di Carimate e la seconda è insegnante di Sostegno in una scuola primaria di Brugherio. Dalle loro parole traspare quello che della loro persona ho potuto conoscere e assaporare: di Francesca la capacità di tirare fuori dagli alunni l’artista che è in loro, con molte tecniche, senza per forza essere “già capaci”. Se penso a lei penso ai telai, all’argilla, alle tempere, alle foglie, alla carta, al forno… alla pace! Tutto, di lei, andava in quella direzione. È stata per molti anni la referente di plesso: attenzione per tutti e per gli ultimi. Ho imparato molto da lei. E in quella scuola, che ho appena lasciato perché ho cambiato comunità, c’è ancora il suo profumo!
Nella nuova parrocchia ho conosciuto Alessia: giovane educatrice degli adolescenti. Me l’hanno presentata come un’artista e credo davvero che lo sia: fine nei modi, è una persona che non si impone ma si propone, che non occupa lo spazio ma lo abita con discrezione. Con le molte esperienze che fa, si sta interrogando sulla sua vita. L’ho osservata mentre truccava i piccoli alla festa dell’oratorio, componendo sul volto dei bambini coraggiosi supereroi e delicate principesse. Un pomeriggio di pazienza e di sorrisi, di ascolto e di attenzione, anche di quei piccoli la cui doccia presto vicina avrebbe cancellato il trucco… Abbiamo iniziato da poco a collaborare, ma penso che potrò imparare molto anche da lei. Quello che ho conosciuto in Francesca, lo ritrovo in Alessia: la piccolezza come via di conoscenza e testimonianza di Dio e la capacità di trasmetterla attraverso la bellezza dell’arte.
CHE COSA TI ASPETTI PER LA TUA VITA E PER LA VITA DEL MONDO NEL NATALE CHE VIENE?
FRANCESCA: All’arrivo dell’Avvento vado in cerca di una frase o di una poesia che esprima la gioia e la speranza che il Natale ci dona.
La cerco tra gli scritti di autori che amo e che mi fanno da guida. Accompagno questi pensieri con un disegno che nasce dall’ispirazione della frase. Il biglietto è il mio regalo natalizio per amici e parenti.
Con questo gesto voglio esprimere la speranza più grande che si possa desiderare: costruire giorno per giorno, a piccoli passi, un mondo di pace.
ALESSIA: Mi ha colpita un articolo, letto pochi giorni fa, che paragonava il Natale ad una caramella: la si assapora, la si succhia, si scioglie e qualche istante dopo non rimane più niente... Effettivamente spesso cadiamo nella tentazione di pensare al Natale come alla festa dei regali, dei divertimenti e del buon cibo, che però passano facilmente, senza durare. Per me, invece, il Natale cristiano non è solo questo e non termina col cenone del 25 dicembre… Il Natale è la scoperta di Dio nel nostro cuore; è riconoscerlo nei nostri cari, nei sorrisi della gente, nella gratuità degli abbracci, nel donarsi agli altri…
Ma per cogliere la venuta di Dio, dobbiamo prima di tutto arrivare a noi stessi; riscoprirci capaci di amarci e di amare, per poter sperimentare una gioia piena e autentica; avere uno sguardo nuovo sulle persone che condividono con noi la vita, per cogliere il bello che è in esse.
Mi aspetto e mi auguro, dunque, che ognuno di noi abbia la voglia e il coraggio di scoprire qual è la propria verità e quali possibilità e capacità si celano in noi, per agire diversamente in questo mondo, affinché il Natale abiti i nostri cuori tutto l’anno.
QUALE SPERANZA CONDIVIDI E CONSEGNI A CHI È PIÙ GIOVANE O PIÙ VECCHIO DI TE?
FRANCESCA: Il lavoro di insegnante è un percorso ricco di impegni e di scoperte. Molte volte sembra che i ragazzi non abbiano voglia di ascoltare e di fare. Ma non è così. Più che le parole conta tutta la nostra persona, noi comunichiamo sempre qualcosa con il nostro comportamento.
Auguro ai giovani insegnanti di trasmettere sempre messaggi di bellezza. Bellezza delle semplici cose che sono quelle che valgono e che aiutano a costruire la pace.
ALESSIA: La mia speranza è che tutti sappiano farsi piccoli; sappiano tornare bambini. Il bambino semplicemente “è”, non si preoccupa di essere in un certo modo. Sprigiona tutta la bellezza che gli appartiene, suscitando dolcezza e tenerezza infinita. Il bambino è apertura alla vita, freschezza, curiosità, meraviglia…
La speranza è quindi che ognuno ritorni piccolo come un bambino per imparare continuamente a “essere”, perché la piccolezza è la via per incontrare Gesù e sentirlo vero nel nostro cuore.
Francesca Galimberti e Alessia Parente
a cura di Barbara Olivato
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