AVVENTO/2: sperare con il medico Graziella Fumagalli
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Gli ultimi versetti del cap. 19 di Isaia sono un’escalation di speranza e pace.
- una strada farà viaggiare tutti ovunque: “L’Assiro andrà in Egitto e l’Egiziano in Assiria” (v. 23)
- Israele troverà il suo posto tra tutti i popoli: “sarà il terzo … una benedizione in mezzo alla terra” (v. 24)
- tutti saranno benedetti: “Benedetto sia l’Egiziano mio popolo, l’Assiro opera delle mie mani e Israele mia eredità” (v. 25)
Sogni di facile ottimismo? Desiderio o illusione? Giubileo 2025 che non cambierà la vita?
Si infligge una sferzata allo scetticismo se si accetta di essere speranza per tutti? Accade se si offre la vita? Ne era certa Graziella Fumagalli, nella terra africana degli anni ’90.
Nata nel 1944 in una cascina di Casatenovo (Lc) cresce sapendo che la fede in Gesù non si sottrae al povero e ad ogni forma di ingiustizia. Dopo gli studi commerciali, lavora in fabbrica - come si usava allora in Brianza - per sostenere la numerosa famiglia. Presto in lei si fa luce un progetto. Studia di sera e consegue la maturità scientifica; si paga gli studi universitari come lavapiatti; dopo la laurea in medicina si specializza a Parigi in chirurgia infantile e medicina tropicale, sempre mantenendosi con umili lavori.
Nel 1989 si apre il sogno: parte con un progetto di Mani Tese, in Guinea Bissau e Mozambico. Dalla Caritas italiana è poi inviata nella Somalia - dilaniata dalla guerra civile - per assumere a Merka la direzione del Centro antitubercolare. Senza privilegiare una fazione, con onestà e determinazione, Graziella si prende cura di tutti. In una situazione sempre più tesa sceglie di rimanere. "È compito mio!’" dice alla zia missionaria, occuparmi dei bambini, difendere gli ultimi, costruire speranza. Sa di essere in pericolo: il 22 ottobre 1995 - Giornata missionaria mondiale - viene uccisa nel suo ambulatorio. Le motivazioni restano misteriose, ma si ipotizzano questioni politiche, commercio di armi, difesa dei deboli in nome del Vangelo.
"Per tutta la vita aveva coltivato questo sogno di essere utile al prossimo, ai più poveri attraverso la professione medica. Le è toccata la stessa sorte di Gesù, che ha pagato con la vita il suo donarsi senza riserve" disse il card. Martini ai suoi funerali.
Graziella è ricordata dagli amici, con cui condivideva la passione della montagna, come schiva e riservata. Ciò non le ha impedito di infondere speranza, coltivare pace, aprire strade: donna di benedizione in mezzo alla terra!
“Glorificate Dio con la vostra fede” si legge sulla tomba, nel paese natio. Il Vescovo Bertin, Delegato apostolico in Somalia ai tempi, ricorda che, quando riusciva a celebrare la Messa, Graziella gli chiedeva di terminare con questa formula di commiato. Diceva: "Questo è il compito di noi laici, dopo che voi preti avete celebrato: glorificare Dio con il nostro lavoro fatto bene, celebrare la nostra Messa con la vita”.
Maria Teresa Villa
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