Sieger Koder, prete cattolico tedesco, che ha fatto della sua missione un “predicare con la pittura”, così immagina la scena della crocifissione di Gesù. Sceglie un punto di vista insolito, al quale non siamo abituati: il punto di vista di Gesù. Ci mette – noi che osserviamo – al posto di Gesù, quasi per costringerci a un faccia-a-faccia con noi stessi, con le nostre contraddizioni e, al tempo stesso, un faccia-a-faccia con Gesù.

Gesù è a terra, disteso sulla croce, mentre la gente si fa intorno, si curva su di lui per guardare (c’è sempre una certa curiosità verso la sofferenza altrui) ma si tiene a distanza. Volti ed espressioni diverse che indicano differenti stati d’animo… impauriti, perplessi, delusi, piangenti, stupiti…  In primo piano sta il soldato che impugna il martello per fissare bene il Cristo alla croce. È l’unico senza volto perché ognuno ci si possa identificare. È sottile, impalpabile, il confine che passa attraverso i volti dei presenti: sono solidali con il Cristo o con il soldato? È difficile dirlo perché è difficile fare verità in noi stessi.

Al centro un sole buio, nero, un sole in eclissi. «A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio» ci ricorda Matteo: è il buio della coscienza che non sa più trovare un punto di riferimento, che si pensa infinita e genera solo buio.  La luce però proviene dal basso: è Il Cristo stesso la luce, che illumina l’umanità anche quando, con ostinazione, cerca di spegnerla. Ma ogni eclisse non dura… l’ombra lascerà ancora spazio alla pienezza della luce. Solo tre giorni…