Accanto ai malati - 1
Vivo la mia missione di assistente spirituale all'ospedale di Giussano da ormai 11 anni. Spesso mi capita di ritornare con la mente e con il cuore alla parabola del Buon Samaritano (Lc 10,25-37) che Gesù ci racconta per indicarci il modo e la misura per amare i fratelli. Vivere in pienezza ogni istante della vita, sopratutto quando diventa fragile e precaria e il tempo fugge irrimediabilmente verso la fine, significa vivere fino in fondo la storia unica e personale che Dio ha scritto per ciascuno di noi in un progetto misterioso di amore e di salvezza. Gesù indica il modo e la misura di amare. Lui ci attende e sulla strada di ogni giorno con volti nuovi e realtà nuove ci chiama a vivere la Carità. Ogni giorno e sopratutto il ospedale tutto è nuovo, lì Gesù mi chiama ad un ascolto nuovo, ad una partecipazione fraterna, perchè nessuno rimanga al bordo della strada.
Prendermi cura vuol dire accompagnare un fratello all'incontro con il Padre, non solo al momento della morte, perché anche nella malattia il Signore ci aspetta, in quel giorno, in quell'ora per dirci qualcosa, sta a noi riconoscre il suo passaggio. Ciascuno di noi è samaritano quando nel cuore ha la "passione, l'amore" per il fratello.
Da 8 anni nella struttura ospedaliera c'è l'hospice per malati terminali. Sin dall'inizio ho vissuto l'hospice come luogo del Calvario e della Risurrezione in cui il Signore mi chiamava ad essere segno del suo amore e testimone di speranza. Accompagnare il malato è un'arte delicata e a volte difficile perché si entra in un rapporto personale umano e religioso.
Guardare in faccia alla morte è guardare in faccia alla vita e fare i conti con l'una significa imparare molto dall'altra. Spesso mi interrogo sul significato profondo della mia presenza in ospedale e hospice. Penso alla frase di Madre Teresa "essere una matita nelle mani di Dio" Sapere che Lui può scrivere attraverso di me la Sua Parola e il Suo Amore nel cuore dei miei ammalati è per me una consolazione che nei momenti difficili mi aiuta a non ripiegarmi, ma a guardare avanti. La fondatrice del primo hospice afferma "Penso che dobbiamo pregare per essere in grado di fare il possibile affinchè preparino le loro valigie con le cose giuste, con quello che veramente importa, con quello di cui hanno bisogno... per attraversare questa ultima parte della loro vita". Il Card. Scola nella sua visita all'hospice il 21 aprile 2013 disse: "Questo è un luogo di altissima umanità, di professionalità, qui l'uomo, il malato, è il cuore del vostro impegno e del vostro amore, delle vostre cure".
Termino con un po' di speranza. "La speranza viene a noi con piccole e povere cose, non con i bagliori di improvvisi prodigi. Viene con quella semplicità che hanno tutte le cose più essenziali e necessarie. l'aria, la luce, l'acqua, il respiro. Viene come un germoglio in cui già pulsa la forza dell'albero alto!
Milena Chittò
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