Annunciare gratuitamente il Vangelo
Annunciare il Vangelo è un'esperienza che impegna l'annunciatore in un appassionato incontro con la forza della Parola nella propria vita. Ecco la testimonianza di Cristina con i giovani.
Sono ormai sette anni che vivo un bellissimo servizio di annuncio della Parola in un percorso rivolto a giovani, dai 17 ai 21 anni, di tutta la Diocesi di Milano: si tratta del cammino di Antiochia.
Tre week-end in cui si ripercorrono alcuni punti salienti dei tre anni di vita trascorsi dai primi discepoli con il Maestro di Nazaret: dalla chiamata lungo le rive del lago di Galilea alla Pasqua. Una domanda ci guida: «e se il Vangelo centrasse con la mia vita?», «se l’esperienza dei primi uomini e donne che hanno vissuto con Gesù di Nazaret avesse qualche cosa da dire alla mia esperienza quotidiana?». Il desiderio è che ciascun giovane possa scoprire che il Vangelo è davvero una Buona Notizia per sé oggi e non semplicemente una storia accaduta 2000 anni fa.
Per far questo, cerchiamo di ascoltare la storia di Gesù di Nazaret come se fosse la prima volta, lasciandoci prendere per mano dalla narrazione stessa e guidare passo passo: è il metodo della drammatizzazione che permette di scoprire che «dietro alle poche righe del Vangelo si trovano vite intere» (Maddalena, 18 anni). Ci troviamo così spesso sorpresi e spiazzati di fronte a un Maestro che non è come quello che ci immaginiamo o che vorremmo; spesso neanche quello che ci hanno insegnato in anni di catechismo. Ci troviamo anche spiazzati dai discepoli, gente come noi: anche loro pieni di slanci e desideri e insieme di incomprensioni e paure. Ma il Maestro ci chiama e ci ama così come siamo e lì dove siamo, giocandosi tutto per averci con sé, fino alla sua consegna definitiva nella Pasqua: «La scoperta più bella è che il maestro mi ama, che c'è per me nonostante tutto e che si mette in gioco per me ancora prima che io possa farlo e in modo totalmente gratuito e di questo ne ho fatto esperienza» (Cristiana, 18 anni); «è successo che sono stata scelta, forse? Ho scoperto che il Maestro c’è per me sempre, è una presenza costante al mio fianco» (Giulia, 20 anni); «è avvenuto un incontro che non credevo fosse possibile e che mi ha lasciato molte domande» (Irene, 19 anni).
L’obiettivo non è quello di fornire delle risposte certe, come se la fede fosse un insieme di contenuti: ma è quello di favorire un incontro con un Tu che mi ama e iniziare o riprendere con Lui un cammino che durerà tutta la vita, nella continua scoperta di chi è Lui per me e chi sono io per Lui. A volte ci ritroviamo con più domande di prima e tocchiamo con mano che non è facile credere all’amore gratuito del Maestro e a fidarci totalmente di Lui: Perché a me? Sono pronta a fidarmi di lui? Come faccio a farlo entrare nella mia vita? Vorrei avvicinarmi, ma sono sempre a un passo da Te. Perché non riesco ad accettare di essere amata ed accettata per quello che sono, in modo gratuito? Mi fido del Maestro o a volte metto dei paletti? Perché si ha sempre l'esigenza di ricambiare e non si capisce fino in fondo il significato dell'amore gratuito? Chi è il maestro per me?
Nonostante sia già da qualche anno che svolgo questo servizio, alcuni aspetti mi colpiscono sempre. Innanzitutto faccio esperienza, ogni volta, che la Parola che annuncio torna a me, mi interpella nuovamente. Faccio esperienza di quanto sia vero che la comunicazione della fede non è spiegare un concetto ma è lasciarmi coinvolgere e afferrare insieme all’altro dal vero protagonista, Gesù, che ci supera entrambi. Insieme, è lasciarmi sorprendere ogni volta dalle risonanze dei ragazzi stessi, dalle loro domande e dalle loro scoperte, dal loro desiderio di uscire da abitudini e stereotipi religiosi per una scelta e un rapporto personale. Non che accompagni i ragazzi al di dà dei week-end, anzi… questo è un aspetto fondamentale di Antiochia e faticoso e bello insieme per chi, come me, è chiamato ad annunciare. I ragazzi vengono rimandati a confrontarsi sulle emozioni e pensieri emersi nell’incontro con un educatore di casa che li accompagna. Dunque, per me è l’esperienza di assoluta gratuità, da una parte faticosa perché mi piacerebbe sapere che cosa si muove dentro i ragazzi che conosco; dall’altra è la verità dell’evangelizzazione stessa: nessuno è padrone ma solo seminatore della parola. L’avventura vera sarà il giocarsi della libertà dell’altro nel suo rapporto con il Maestro che ha incontrato.
Ho avuto il dono grande di ascoltare personalmente qualche risonanza e qualche cammino: è il toccare con mano quanto il Vangelo sia capace di intercettare e dialogare con il cuore, con la vita concreta dei giovani di oggi. E io semplicemente cerco di mettermi al fianco, ascoltando e rispettando quanto la parola sta compiendo nell’altro.
Infine, ma non perché sia meno importante, è un annuncio che non posso fare io da sola. Come io stessa ho ricevuto la Buona Notizia da una Chiesa, fatta di volti concreti di educatori, suore, sacerdoti, così l’annuncio ad Antiochia avviene tramite un’equipe, fatta di giovani laici, sposati e non. L’annuncio non passa attraverso personalismi, ma la testimonianza di ciascuno è importante insieme ad altri. Ciascuno nell’equipe ha il proprio ruolo e compito: dalla segreteria, alla cucina, alla gestione delle drammatizzazioni e ogni ruolo è importante. Ma chi trasmette è l’insieme! L’esperienza di Antiochia è quindi, per me, un’esperienza di Chiesa come popolo di Dio che trasmette, testimonia.
Per questo, vorrei ora lasciare la parola a Anna e Marino.
Cristina V.
Sono Anna, ho 28 anni, sono sposata da 4 e lavoro come educatrice professionale a tempo pieno. Proprio dopo il mio matrimonio decisi di partecipare come uditrice al cammino di Antiochia: a mia volta avevo fatto anni prima il cammino di Effatà ed era stato per me un vero bagno trasformativo nella parola del Maestro. Allora il mio punto di vista era cambiato: mi ero scoperta il figlio minore della parabola del Figliol prodigo, e avevo scoperto un nuovo senso per il mio futuro nell’Amore del Maestro…perché quindi non trasformare tutto questo anche in un servizio?!
La paura e i dubbi sono sempre stati grandi: come posso io, laica, giovane, inesperta a pensare anche solo lontanamente ad essere parte attiva di una nuova evangelizzazione?! E se poi sbaglio?! E se le mie parole dovessero travisare il messaggio del Maestro? E se non avessi risposte e forza a sufficienza per i ragazzi?!
Beh, quello che ho trovato in questi quasi 5 anni è stato molto, molto di più di un semplice servizio: ho trovato la Parola, ho trovato una Chiesa fatta di giovani che non si arrendono alle spiegazioni più comode, ho trovato nell’equipe una famiglia di Fede, ho trovato spazio di silenzio, spazio per lo studio delle scritture, spazi di confronto e di sostegno reciproco. Nell’osservare e ascoltare per un paio di anni chi già portava avanti le drammatizzazioni mi sono scoperta sempre più innamorata di questo Maestro folle che continua a dirci “mi vai bene così come sei”…e ho imparato ad amare i discepoli, come se fossero compagni di strada, compagni di vita, e a conoscerli così in profondità da trovare in loro lo strumento per arrivare al Maestro. Sono stata Pietro, Giovanni, Giuda, Marta e anche Maria, sono stata Matteo e la folla che seguiva Gesù, sono stata una dei farisei e una dei malati di lebbra, e attraverso gli occhi di ognuno di loro ho visto un volto del Maestro e ho ricevuto la Buona Notizia. Solo da questo Amore incondizionato che ha riempito la mia vita, ho trovato la strada per farmi voce ai ragazzi, non per servizio, ma per annuncio: una gioia così dirompente che non può essere tenuta chiusa in un cassetto privato delle nostre vite, ma va tramandata di generazione in generazione.
Sono Marino, faccio 40 anni a luglio, lavoro come consulente informatico a Milano per una società internazionale e mi sono occupato di adolescenti fin dal lontano 1998 nel mio oratorio. In quest’ultimo ruolo, nello specifico come educatore-accompagnatore, ho iniziato il cammino di Antiochia circa 4 anni fa, portando agli incontri quattro miei ragazzi, e poi, dopo richiesta di farne parte, sono entrato nell’equipe.
Come già descritto molto bene da Cristina il Cammino di Antiochia è una riscoperta dell’evangelizzazione, un ripartire da “capo” e rileggere con occhi “nuovi” i brani del Vangelo che, magari, ci sono passati fra le mani diverse volte ma che rimanevano celati o non ci trasmettevano nulla. Questa esperienza mi ha fatto riscoprire delle pagine di Vangelo che ho approfondito, sviscerato e riletto sotto quest’ottica nuova del “non dare nulla per scontato”. Quello che colpisce è sempre il fatto che tutti si è “stereotipizzati” dalla società e si pensa ai discepoli come supereroi, pronti a tutto, impassibili, che hanno i “superpoteri” ed invece si scopre che sono uomini come noi, anzi forse più sfortunati perché “rimproverati” direttamente dal Maestro. Questa è per me una bella opportunità di crescita e mi ha dato la possibilità di lavorare a contatto con altre persone che hanno gli stessi obiettivi: portare la Buona Notizia agli altri.
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