Lettera da Loulou - Cameroun
Ciao a tutte/i!!
Sappiamo che avete ricevuto la lettera che don Maurizio ha scritto per raccontare la situazione che si è creata in seguito al rapimento di padre George. I fatti descritti non hanno bisogno di ulteriori aggiunte. Semplicemente desideriamo rendervi partecipi degli sviluppi che ci sono stati.
La settimana scorsa il Vescovo di Maroua ha convocato una riunione di tutti i preti e le suore che lavorano in diocesi. Inizialmente sembrava che l’incontro fosse riservato ai soli missionari stranieri, in particolare ai bianchi (in diocesi siamo in 52). Poi però si è scelto che il confronto fosse allargato a tutti, nella consapevolezza che questa sofferenza e la preoccupazione per il futuro riguardano tutta la Chiesa di Maroua. E non solo: riguardano la Regione dell’Estremo Nord.
All’incontro è intervenuto anche il Governatore della regione, che ha seguito fin da subito la vicenda del rapimento. La sua relazione ha sostanzialmente confermato i fatti, così come sono stati riportati nello scritto di don Maurizio. Di fatto è vero che c’è in atto questo progetto di islamizzazione dell’Africa subsahariana da parte di gruppi di fondamentalisti. E che questo progetto coinvolgerebbe, geograficamente, anche la nostra regione. Ma non è ancora chiara la posizione dei Boko Haram in tutto questo. E non è ancora deliberatamente espressa la loro volontà di espandere la loro “conquista” in Cameroun.
Lo stesso Vescovo ci diceva che non si sa di preciso se l’assalto alla missione di padre George sia stato ordinato dalla setta, o sia stata l’azione di banditi (comunque nigeriani) che hanno poi ceduto l’ostaggio ai Boko Haram per guadagnarci di più.
Dunque la situazione è seria, non possiamo negarlo. Ma è ancora molto indefinita per quanto concerne la sua possibile evoluzione, nelle modalità e nella tempistica. In questo momento nessuno può dire nulla di certo.
E’ invece esplicita l’intenzione del Cameroun di presidiare i propri confini e di respingere qualunque attacco possa minacciare la stabilità della Nazione. E’ la sensazione che tutti abbiamo avuto ascoltando il Governatore. E che ci sia oggettivamente un maggior dispiego di forze militari e di presidi di controllo del territorio, è cosa sotto gli occhi di tutti. Il Vescovo ha più volte ripetuto che la situazione è stata presa in mano con competenza dalle autorità camerunesi, di concerto con quelle nigeriane.
Se questo è il quadro generale, occorre anche dire che Loulou non è sul confine, quindi non è nella fascia a possibile rischio. Da noi la situazione è tranquilla, la gente non ha minimamente la percezione di un pericolo immediato. La vita procede con i ritmi di sempre. Se, e ripetiamo se, dovessero verificarsi altri episodi violenti, non sarebbero certo qui. E se la situazione si facesse davvero difficile, qui a Loulou si avrebbe tutto il tempo di prendere provvedimenti.
Quindi si va avanti, con una coscienza più viva di una realtà complessa, ma anche con una fiducia rinnovata e ben ponderata.
Nello stesso incontro, il Vescovo ha chiesto a ciascuno di valutare le proprie fatiche e le proprie paure di fronte alla situazione ed ha chiesto all’equipe apostolica di ogni parrocchia di sostenersi nel confronto. E’ chiaro che la paura c’è, ed è comprensibile, soprattutto per chi vive ed opera nella fascia più a rischio. Ma è stato un segno di Chiesa riconoscersi tutti feriti da quanto sta capitando e tutti coinvolti in un compito di riflessione e di sostegno reciproco.
Il confronto è avvenuto anche qui a Loulou, con don Maurizio e don Leopoldo. Ci siamo ridetti, con onestà, che, per quanto emotivamente toccati dai fatti, non ci sono però da noi oggettivi motivi di pericolo.
Tanto è vero che, proprio in mezzo a questo trambusto, ci siamo trasferite nella nostra casa. E’ sostanzialmente finita, manca la sistemazione dell’area esterna e qualche dettaglio relativo all’arredamento. Restiamo un po’ in difficoltà rispetto all’elettricità, almeno fino all’arrivo dei pannelli solari, previsto fra qualche mese. Abbiamo acquistato un generatore che ci consente di avere qualche ora di elettricità al giorno. Ma stiamo ancora cercando di capire come gestirlo.
Per il resto, le cose procedono. La gente ha terminato il grosso dei lavori nei campi e questo ha reso possibile anche la ripresa delle attività pastorali. Per noi è l’occasione di seguire don Maurizio e don Leo nelle varie cose e di entrare pian piano nel nostro nuovo mondo.
Domenica c’è stata la festa di accoglienza da parte della comunità cristiana. L’area sacra era piena, la gente è arrivata da tutti i settori della parrocchia. Anche i due preti sono rimasti stupiti di una risposta così grande. Segno di una comunità che sta crescendo, ma anche di un’attesa sentita nei nostri confronti, le suore fondatrici, così come Paul, l’anziano responsabile laico della comunità, ha detto nel suo discorso di apertura.
Un’attesa che ci rende felici ma che anche chiede impegno e responsabilità. A noi, che siamo qui, e all’Istituto intero.
La festa di accoglienza ha coinciso con la domenica di Cristo Re. Nell’omelia don Maurizio ci ha consegnato, davanti a tutta la comunità, un impegnativo programma di vita: come Gesù è Re perché serve fino al dono della vita, così noi, Ausiliarie Diocesane, portiamo scritta nel nome questa vocazione al servizio. Siamo a servizio della Chiesa, di questa comunità, senza risparmio, secondo lo stile del Maestro.
E giusto perché non avessimo il tempo di crogiolarci in pensieri edificanti, lui e don Leo ci hanno regalato la Bibbia, il libro di preghiera e i catechismi in guizigà. Per servire occorre anzitutto comunicare. E da queste parti si parla solo in guizigà! Già ieri abbiamo seguito la prima lezione di fonetica: decisamente si tratta, anche da questo punto di vista, di rimetterci in gioco, con umiltà e pazienza.
La festa della gente è stata poi tutto un susseguirsi di canti, di strette di mano, di doni offerti attraverso gioiose processioni: miglio, fagioli, arachidi, sesamo, polli… e perfino una capra. Davvero i frutti di questa terra e del duro lavoro della nostra gente. Che questi doni e queste vite si fondano davvero con le nostre vite e con il nostro desiderio di essere dono. Perché insieme possiamo essere Pane gli uni per gli altri.
Per ora è tutto. Ci sentiamo presto.
Ema e Anna
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