PER LE PERSONE CONSACRATE CHIEDETE LA FEDELTA' E LA GIOIA
Nel 1997 Giovanni Paolo II ha istituito la giornata della vita consacrata e ha scelto come data la festa che celebriamo oggi: la presentazione che Maria e Giuseppe fecero di Gesù al tempio per offrirlo al Signore. È così una icona della totale dedizione della propria vita per quanti sono stati chiamati a riprodurre nella chiesa e nel mondo mediante i consigli evangelici i tratti caratteristici di Gesù vergine e povero e obbediente.
Abbiamo visto nel vangelo un Rito e allora ho pensato di raccontare qualcosa del rito di consacrazione che ho vissuto, certo è una celebrazione direi sconosciuta ai più.
Mi è venuto alla mente un’immagine: nella mia camera ho appeso un quadro con alcune foto del giorno della prima professione religiosa e alcune foto del giorno della professione perpetua nel Duomo di Milano, ormai sono passati parecchi anni, ma è sempre bene tornare alle sorgenti.
La professione religiosa è un rito che si svolge durante la celebrazione eucaristica e ha dei segni, delle parole, delle consegne.
Nelle prima professione per il mio Istituto c’è la consegna dell’anello: una fede nuziale. È il simbolo di una relazione prioritaria, fondante con il Signore Gesù.
Poi nella prima professione c’è la consegna dello Statuto: lì c’è questo dono dello Spirito alla Chiesa che si chiama carisma. Ogni istituto o ordine religioso incarna una caratteristica di Gesù, una pagina di Vangelo.
Per il mio istituto la pagina del Vangelo è il brano delle donne che al sepolcro ricevono per prime l’annunzio della risurrezione di Gesù. E in quello Statuto ci sono due caratteristiche del nostro Istituto: vivere la carità pastorale e la diocesanità nella chiesa di Milano.
Abbiamo visto nel vangelo un Rito e allora ho pensato di raccontare qualcosa del rito di consacrazione che ho vissuto, certo è una celebrazione direi sconosciuta ai più.
Mi è venuto alla mente un’immagine: nella mia camera ho appeso un quadro con alcune foto del giorno della prima professione religiosa e alcune foto del giorno della professione perpetua nel Duomo di Milano, ormai sono passati parecchi anni, ma è sempre bene tornare alle sorgenti.
La professione religiosa è un rito che si svolge durante la celebrazione eucaristica e ha dei segni, delle parole, delle consegne.
Nelle prima professione per il mio Istituto c’è la consegna dell’anello: una fede nuziale. È il simbolo di una relazione prioritaria, fondante con il Signore Gesù.
Poi nella prima professione c’è la consegna dello Statuto: lì c’è questo dono dello Spirito alla Chiesa che si chiama carisma. Ogni istituto o ordine religioso incarna una caratteristica di Gesù, una pagina di Vangelo.
Per il mio istituto la pagina del Vangelo è il brano delle donne che al sepolcro ricevono per prime l’annunzio della risurrezione di Gesù. E in quello Statuto ci sono due caratteristiche del nostro Istituto: vivere la carità pastorale e la diocesanità nella chiesa di Milano.
Invece nel rito dei voti perpetui il per sempre della vita si riceve la croce: uniti a Cristo morto e risorto e un altro gesto radicale è la prostrazione con l’invocazione dei santi.
In entrambi i riti la consacrata legge la formula di consacrazione dicendo il proprio nome e il proprio SIal Signore. Con la formula ci si impegna a vivere i tre voti: povertà, castità e obbedienza, che sono i consigli evangelici.
Ecco che poi questo rito diventa vita vissuta. Nella vita comunitaria che caratterizza la vita consacrata. Nello spendersi nel servizio pastorale verso tutti, nell’annunzio nel vangelo, nelle relazioni gratuite con le persone che sono volti e storie.
Ma soprattutto in quel rapporto con il Signore Gesù che diventa come dicevo prima la relazione fondante dove tutto inizia e dove tutto trova il suo senso. Mi piace molto portare nella preghiera i volti delle persone incontrate, le situazioni affidarle al Signore che ci accompagna in ogni momento.
Ecco le persone consacrate non sono migliori di altri, più che sulla loro fedeltà si poggiano sulla fedeltà che il Signore ha verso ogni uomo e donna. Simeone e Anna ci sono di esempio non solo per i consacrati ma per tutti.
Ringrazio anche Papa Francesco perché ci indica i rischi che corre la vita consacrata come quello di essere un po’ acide. Nel dicembre del 2019 il mio istituto è stato ricevuto da Papa Francesco in udienza in occasione del quarentesimo di fondazione dell’Istituto con altre forme simili alla nostra. In quell’occasione il Papa ci diceva (sapendo che il nostro istituto è a servizio della diocesi):
«Questo aspetto della fedeltà non a un popolo generico, ma a questo popolo, con la sua storia, le sue ricchezze e le sue povertà è un tratto essenziale della missione di Gesù Cristo, inviato dal Padre alle “pecore perdute della casa d’Israele” (Mt 15,24). E il suo dare la vita per tutti passa necessariamente attraverso il darla per quelle persone concrete, per quella comunità, per quegli amici, e per quei nemici. Questa fedeltà costa, ha la durezza della croce, ma è feconda, generativa, secondo i disegni di Dio».
Ecco chiedo al Signore per me che sia così il mio spendermi per la gente.
Ecco se oggi volete fare una preghiera per le persone consacrate chiedete la fedeltà e la gioia del servire la Chiesa che è anzitutto popolo di Dio.
Ecco che poi questo rito diventa vita vissuta. Nella vita comunitaria che caratterizza la vita consacrata. Nello spendersi nel servizio pastorale verso tutti, nell’annunzio nel vangelo, nelle relazioni gratuite con le persone che sono volti e storie.
Ma soprattutto in quel rapporto con il Signore Gesù che diventa come dicevo prima la relazione fondante dove tutto inizia e dove tutto trova il suo senso. Mi piace molto portare nella preghiera i volti delle persone incontrate, le situazioni affidarle al Signore che ci accompagna in ogni momento.
Ecco le persone consacrate non sono migliori di altri, più che sulla loro fedeltà si poggiano sulla fedeltà che il Signore ha verso ogni uomo e donna. Simeone e Anna ci sono di esempio non solo per i consacrati ma per tutti.
Ringrazio anche Papa Francesco perché ci indica i rischi che corre la vita consacrata come quello di essere un po’ acide. Nel dicembre del 2019 il mio istituto è stato ricevuto da Papa Francesco in udienza in occasione del quarentesimo di fondazione dell’Istituto con altre forme simili alla nostra. In quell’occasione il Papa ci diceva (sapendo che il nostro istituto è a servizio della diocesi):
«Questo aspetto della fedeltà non a un popolo generico, ma a questo popolo, con la sua storia, le sue ricchezze e le sue povertà è un tratto essenziale della missione di Gesù Cristo, inviato dal Padre alle “pecore perdute della casa d’Israele” (Mt 15,24). E il suo dare la vita per tutti passa necessariamente attraverso il darla per quelle persone concrete, per quella comunità, per quegli amici, e per quei nemici. Questa fedeltà costa, ha la durezza della croce, ma è feconda, generativa, secondo i disegni di Dio».
Ecco chiedo al Signore per me che sia così il mio spendermi per la gente.
Ecco se oggi volete fare una preghiera per le persone consacrate chiedete la fedeltà e la gioia del servire la Chiesa che è anzitutto popolo di Dio.
Paola Monti
CARLO MARIA MARTINI E GLI ANNI DI PIOMBO
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