Echi dal Giubileo dei ragazzi
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Quale volto di misericordia ti ha consegnato questo pellegrinaggio attraverso le testimonianze, lo spettacolo, la preghiera, l’incontro con il papa?
Tre giorni a Roma intensi, ricchi, carichi di emozioni, scoperte, riflessioni… a partire da sabato sera allo stadio: in più occasioni è stato detto ai ragazzi che sono loro il futuro, e sono stati invitati a non arrendersi ma a puntare in alto perché loro sono la speranza del mondo, perché è con loro che il mondo può cambiare.
La domenica mattina il clima di festa e di preghiera che si respirava a San Pietro per la santa messa con il papa donava al cuore la consapevolezza che è proprio la fede che unisce e fa vincere la paura… tantissimi i gruppi di ragazzi presenti, da tutta Italia ma anche dal mondo, tutti in attesa di vivere un momento forte di fede, tutti aspettando una parola di incoraggiamento dal papa. E così è stato!
“E quando amare sembra pesante, quando è difficile dire di no a quello che è sbagliato, guardate la croce di Gesù, abbracciatela e non lasciate la sua mano, che vi conduce verso l’alto e vi risolleva quando cadete. Nella vita sempre si cade, perché siamo peccatori, siamo deboli. Ma c’è la mano di Gesù che ci risolleva, che ci rialza. Gesù ci vuole in piedi! Quella parola bella che Gesù diceva ai paralitici: “Alzati!”. Dio ci ha creati per essere in piedi. ”. E ancora: “So che siete capaci di gesti di grande amicizia e bontà. Siete chiamati a costruire così il futuro: insieme agli altri e per gli altri, mai contro qualcun altro!”
Nel pomeriggio abbiamo potuto fare il nostro pellegrinaggio e il passaggio della porta santa. Il desiderio di voler vivere quel momento, di voler vivere quell’esperienza per cui ci siamo mossi dalle nostre case ha fatto sì che lamentele e parole inutili dovute all’attesa (eravamo in tanti!) non prevaricassero sul senso del nostro essere lì. Il foglio per la preghiera che ci hanno consegnato ci ha aiutato a portare nel cuore le persone care, le nostre famiglie, gli amici, ma anche ad avere uno sguardo più ampio ricordando chi soffre, chi non ha fede per portare anche loro nella preghiera e nel cuore.
Voler attraversare la porta della misericordia è voler lasciarsi abbracciare da Dio, è desiderare di sperimentare e gustare il suo amore per noi per poter essere anche noi misericordiosi come il Padre, “imparando ad essere coraggiosi nell’amore concreto e disinteressato, per prepararci ad essere cristiani capaci di scelte e gesti coraggiosi, capaci di costruire un mondo di pace”.
E infine un grazie grande alla parrocchia di Varedo che ci ha accolto e dato la possibilità di fare questo viaggio e alla parrocchia di San Pio da Pietralcina di Roma che ci ha ospitato mettendo a disposizione locali, spazi, chiesa, cucina, tempo, energie…
Ruggero:
Ripensando all’esperienza il giorno dopo a freddo, la sensazione che mi è rimasta è una sensazione di gioia interiore e felicità. Queste emozioni nascono innanzitutto dalla favolosa accoglienza della parrocchia che ci ha ospitato, molto cordiali e gentili, che riprende in pieno l’opera di misericordia dell’alloggiare i pellegrini, ma ancor di più dallo spirito di unione e fede che guidava il gruppo Seveso-Varedo. Questo viaggio mi ha dato l’opportunità di legare di più con i ragazzi perché non li conoscevo tutti e ne sono rimasto colpito dallo spirito di coesione e “amore” che li circondava. Come ha detto papa Francesco nell’omelia: “l’amore è la carta d’identità del cristiano, unico documento valido per essere riconosciuti discepoli di Gesù”. Molto bella la presenza anche degli altri stati allo stadio a testimonianza che la fede cristiana non si ferma di fronte alle diversità perché siamo tutti uguali al cospetto di Dio.
Michela:
il volto di misericordia che mi è stato donato è l’amore di Gesù, che è sempre pronto a perdonare e ad accogliermi nonostante gli errori, le insicurezze, le debolezze. Un amore che si trasmette con grande intensità tramite le forti gioie e le numerose persone che mi pone accanto e che condividono la mia strada.
cura di Maria Roggiani
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