Un popolo numeroso accoglie Papa Francesco
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Tra le proposte offerte per prepararsi alla visita del Papa c’è anche un piccolo, agevole e interessante sussidio indirizzato a tutte le realtà pastorali presenti in diocesi.
Il primo capitolo ci aiuta a comprendere, alla luce dell'esortazione apostolica Evangelii Gaudium, il significato dell’ essere popolo di Dio, cioè popolo di credenti che si riconoscono familiari del Padre, nello Spirito Santo, attorno a quell'unico pane che è corpo di Cristo e che, spezzato, è pane per tutti. Appartenere a questo popolo è un dono, non un merito!
E questo ci apre al dialogo, all’accoglienza, alla missione e alla reciprocità del rispetto tra le diverse culture e usanze.
Siamo un popolo che nel Signore riceve il dono della misericordia e del perdono e umilmente cerca di lasciarsi curare le ferite con l'olio della condivisione e della solidarietà.
Siamo il popolo che, nonostante le mancanze, si lascia plasmare dall'amore del Padre, il solo che sa renderci creature nuove, con un cuore capace di amare.
Siamo un popolo che, nonostante la confusione del tempo presente, cerca di farsi vicino ai poveri e alla gente affaticata e ferita.
La Chiesa di Milano, seguendo le indicazioni dei suoi pastori, negli ultimi anni, si è lasciata illuminare dal brano degli Atti degli Apostoli, al cap. 2: “perseveranti nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare del pane e nella preghiera...” fino a riflettere su un nuovo umanesimo, secondo l’espressione di Paolo VI che invita a “cercare l'uomo per cercare Dio”.
Siamo una porzione di Chiesa con tante manifestazioni di fede popolare, ma anche con tante fatiche, sorte in seguito alla frattura tra la fede e la vita, tra l'umanesimo e la visione cristiana, tra la cultura e il Vangelo. Paolo VI, in merito, già parlava della necessità di “recuperare il senso religioso per l'uomo contemporaneo”.
Il secondo capitolo presenta le sfide che Milano vive oggi, dalla città alle periferie, in un tempo di veloce cambiamento da tutti i punti di vista: umano, sociale, economico, finanziario, abitativo, … nel quale la maggioranza corre il rischio di mettere le radici della propria esistenza nell'economia, nella differenza tra poveri e ricchi, nel guadagno facile e senza fatica, nello sfruttamento, nell'evasione, incappando, di conseguenza, in un dilagare di inquietudini, di conflitti e di paure ingiustificate nei confronti dell'altro. Un disagio diffuso, questo, che spesso sfocia in drammi famigliari, consumati nel silenzio della casa e nella solitudine, senza il coraggio di chiedere aiuto per paura.
Alla Chiesa tutto questo non è sfuggito ed ha messo in campo molte risorse ed energie, creando spazi di fraternità e diverse reti di collaborazioni, per poter restituire dignità e giustizia ad ogni persona.
Il terzo capitolo offre, infine, una chiave di lettura per la sfida culturale del nostro tempo, che ci ha portato all'improvviso in un contesto multiculturale, al quale non siamo preparati e in cui ci sentiamo a volte soffocati, a volte inquieti, a volte disorientati e sfiduciati.
Pare che si sia smarrita anche la speranza. Ma le indicazioni dal Convegno di Firenze e soprattutto dell'Evangelii Gaudium ci spronano, in questo senso, ad accogliere con speranza tutto ciò che viviamo quotidianamente, con la capacità di trasformarlo in preziosa occasione di crescita e in processo educativo di pace, di riconciliazione e di riunificazione.
Oggi purtroppo è molto forte il populismo anche all'interno della nostra Chiesa ma, in realtà, non possiamo continuare a costruire muri o fili spinati, non possiamo isolarci e bastare a noi stessi!
Il Papa non si stanca di indicarci la via privilegiata, quella del Vangelo.
Con il Vangelo possiamo trasformare il mondo, anzi possiamo sconvolgere il mondo con la gioia del Vangelo e rendere il mondo casa comune. Al n° 83 di EG, il Papa ci chiede di non essere “mummie da museo” e di “non lasciarci rubare la gioia dell'evangelizzazione” e il nostro Arcivescovo, da parte sua, non smette di esortare la nostra Chiesa a “stabilire nuovi legami e creare nuovi luoghi di convivenza, dove sia possibile sperimentare una umanità rinnovata, un modo più vero per sentire la vita, di essere amati e di amare” (A. Scola, Il campo è il mondo).
Anche noi Ausiliarie ci sentiamo chiamate a dare il nostro contributo perché le persone che accostiamo nei nostri luoghi di servizio e di apostolato possano vivere l'esperienza dell'incontro con il Papa come una grande momento di fede e di consolazione.
Ci sentiamo coinvolte perché vogliamo condividere con la gente a noi affidata la gioia e la speranza che il Papa ci vorrà donare e vogliamo vivere con ogni fratello e sorella questo momento particolare di storia, “perché questa storia sia per tutti luogo di salvezza e di santità”.
Papa Francesco troverà un “popolo numeroso” che con affetto acclamerà: “benedetto colui che viene nel nome del Signore”.
E da lui saremo confermati nella fede e riceveremo la spinta per trovare forme nuove di vita cristiana, cominciando da quello che ci fa riscoprire di essere in relazione con Dio e solidali con tutti gli uomini, perché parte di una sola famiglia umana e dell’intera creazione che abbiamo ricevuto in dono e di cui dobbiamo avere cura.
Mariagrazia Tacchi, ausiliaria diocesana in servizio alla Caritas
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